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Peppino Prisco, Giuseppe Prisco, avvocato e dirigente sportivo, nasce il 10 dicembre 1921 a Milano, ed ivi vi muore il 12 dicembre 2001

Per lunghissimo tempo è stato vice-presidente dell'Inter.

Originario di Torre Annunziata (Napoli), si arruolò negli alpini a 18 anni partecipando alla campagna di Russia come tenente nel Battaglione "L'Aquila" del 9º Reggimento alpini 108ª Compagnia, inquadrato nella Divisione Julia, e guadagnando una medaglia d'argento al valor militare: nel suo Reggimento, di 159 alpini rientrati, lui era uno dei soli tre ufficiali superstiti.

Dalla fine della guerra in poi, non si perderà più una singola adunata delle penne nere.

Dopo essersi laureato in giurisprudenza nel 1944, il 10 maggio 1946 si iscrive all'albo degli avvocati.

È stato sposato con Maria Irene, da cui ha avuto due figli: Luigi Maria e Anna Maria.

È stato uno dei più noti penalisti, principe del Foro di Milano, per anni è stato presidente dell'Ordine degli Avvocati milanese.

Dal 1980 al 1982 è stato consigliere dell'istituto di credito Banco Ambrosiano Veneto. In questa veste, secondo quanto riferisce il giornalista Philip Willan nel suo libro-inchiesta The last supper, Prisco avrebbe minacciato privatamente Roberto Calvi per spingerlo a non fare rivelazioni di alcun tipo durante la sua detenzione presso il carcere di Lodi, tanto più che il Partito Socialista Italiano — secondo quanto avrebbe riferito Prisco alla moglie di Calvi — aveva già distrutto tutte le prove di attività illecite collegate al Banco Ambrosiano.

Prisco fu condannato in primo grado a otto anni di reclusione per lo scandalo dell'Ambrosiano e fu poi assolto in appello.

La vita di Prisco e il suo ricordo sono comunque indissolubilmente legati all'Inter, di cui nel 1963 è divenuto vice-presidente, per seguirla in ogni sua partita.

Da dirigente dell'Inter ha vinto tutto: sei scudetti, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, tre Coppe Uefa, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana.In oltre mezzo secolo di vita societaria Peppino Prisco ha costantemente seguito con amore la sua squadra, rimarcando ogni evento con la sua tagliente ironia.

Negli ultimi anni della sua vita era diventato ospite fisso nelle trasmissioni sportive, come Controcampo, nelle quali scambiava battute con il milanista Diego Abatantuono e lo juventino Giampiero Mughini.

Sono famose molte sue ironiche frasi rivolte ai rivali del Milan, tra cui:

«Ricordo agli amici milanisti che noi non siamo mai andati in serie B, né pagando... né gratis.»

«Quando stringo la mano a un milanista me la lavo. Quando stringo la mano a uno juventino mi conto le dita.»

«Certamente, diventerò tifoso del Milan qualche momento prima di morire, così ce ne sarà uno in meno.»

Rispondendo alla domanda se mai potesse tifare per il Milan.

I suoi più grandi idoli calcistici sono stati Giuseppe Meazza, che considerava il migliore di tutti, e Ronaldo, per cui stravedeva, tanto da affermare:

«Chiedo scusa ai miei genitori, ma in mezzo alla foto di loro due io porto sempre quella di Ronaldo

«L'interista più simpatico? Giacinto Facchetti: fece un gol al Napoli in mezzo alla nebbia e venne a cercarmi a bordo campo per abbracciarmi. Ci mise tre minuti per trovarmi.»

Muore a causa di un infarto il 12 dicembre 2001, tre giorni dopo la sua ultima apparizione televisiva, due giorni dopo il suo ottantesimo compleanno.

È sepolto nel cimitero di Arcisate; a lui è stato dedicato il campo sportivo dell'Audax Arcisate.

A lui è stato intitolato nel 2003 il Premio Nazionale Giuseppe Prisco che ogni anno viene consegnato a Chieti a personaggi del mondo dello sport e del giornalismo sportivo che si sono distinti per lealtà, correttezza e simpatia sportiva.

La manifestazione si svolge presso il Teatro Marrucino e il premio è stato realizzato dallo scultore Pietro Cascella.

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