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La Stampa 

 16/7/2009  

 

"Rubano tutti, riassumete i ladri"

 

Due operai licenziati dopo un furto.

Il giudice: in quella ditta è pratica comune 

PIERANGELO SAPEGNO

INVIATO A LIVORNO


L’azienda dove tutti rubavano il gasolio sta in fondo a questa sfacchinata, dopo il cavalcavia, darsena Pisa, sulla destra della banchina. Il mare e il sole. E otto litri di benzina in due da caricare sulla macchina. L’ultima volta era arrivata la Guardia di Finanza e li aveva presi, ecco lì dietro, «c’era un posto di blocco», dice il tipo con la maglietta bianca e la pancia di fuori, «loro erano due nostri colleghi, due bravi colleghi. Insomma, normali». La Società Neri Lavori Pubblici Srl «offre soluzioni flessibili per inquinamenti marittimi, salvataggi, dragaggi», come sta scritto qui sopra. Il comandante Enrico Mucci è molto più semplice: «Diamo assistenza alle navi per entrare e uscire dentro il porto». Con quel rimorchiatore lì? Sì, fa il tipo con la pancia di fuori, e gli scappa già da ridere. Ci dev’essere un bel pieno di benzina là dentro. Lui si gratta la nuca: «Mai preso gasolio da lì...».

«Che male c’è?»
Tira un po’ di scirocco, l’aria si appiccica alla camicia. Il tipo stacca la maglietta dalla pelle con la punta delle dita, e dice che non c’è nessuno dei due che stiamo cercando, Alessandro Galli e Angelo Mattera, quelli con gli 8 litri di benzina fermati dalla Finanza. Erano caduti dalle nuvole, quel giorno: «Che male c’è. Lo facciamo tutti». L’azienda li aveva licenziati. Il giudice del lavoro li ha reintegrati, appena l’altro ieri: «E’ vero, era un comportamento tollerato, fatto da tutti e tacitamente ammesso». Il signor Rosato è arrivato a precisare che lo facevano tutti addirittura dagli Anni Sessanta, quelli che lavoravano qui: la prendevano dal rimorchiatore, tanto chi vuoi che se ne accorgesse, 7 o 8 litri su trentamila. E il signor Baffigi è andato in aula ed è stato ancora più chiaro, a modo suo: «Lo sapevano tutti, è vero...». Ma era ammesso?, gli hanno chiesto. «Certo che era ammesso! L’ho fatto anch’io». Boia! L’azienda dove tutti rubavano il gasolio ha licenziato pure lui. E un po’ d’altri ne ha querelati. Anzi, fa il tipo con la pancia, «le consiglio molta prudenza. Qui l’unico che può parlare è il comandante Mucci». Lui, quindi, niente. Si rilassa: «Io sono 4 anni che lavoro qui e nessuno ha mai rubato il gasolio, né qui né altrove». Ah, diciamo, sì, altrove lo sappiamo. Lui fa vedere la parata di monitor, telecamere, come a dire che adesso ti controllano anche la borsa della spesa. «Ma noi non possiamo dir niente», aggiunge.
Il brutto è che anche Enrico Mucci, l’unico che può parlare, non dice niente: «Il nostro avvocato è la sola persona delegata dall’azienda».

«I furti son furti»
Insistiamo, inutilmente: ma è vero o no che tutti rubavano il gasolio in ditta? «Io dico soltanto che quelli sono furti. Non c’è solo il tribunale del lavoro che si occuperà di questa vicenda». Cioè, l’azienda dove tutti rubavano il gasolio alla fine s’è arrabbiata per davvero. L’avvocato, che si chiama Alberto Batini, ha modi molto affabili per spiegare che le cose non stanno proprio così, che vedremo, eccetera, che questa è solo la fase cautelare del processo, che per ora è stata sospesa l’efficacia del licenziamento, che se qualcuno o molti in azienda sapevano dei furti, non vuol dire che tacitamente li ammettevano. «Come ha testimoniato in aula il dottor Acconci della Polmare, molte volte li avevamo chiamati per fare delle indagini. Non c’erano mai stati prima dei provvedimenti disciplinari? Ma perché non li avevamo mai presi in flagrante. Non si avviano processi per un sospetto». Eppure, il giudice del lavoro Jacqueline Monica Magi ha spiegato nell’ordinanza di aver svolto un’indagine abbastanza accurata prima di prendere la sua decisione. Così, racconta di aver sentito parecchi testi, «che hanno reagito in modi diversi». E molti, dice, hanno ammesso, come il Taccini e il Camiciotti, che «le voci di queste appropriazioni c’erano». Qualcuno è arrivato a dichiarare che «l’azienda sapeva, ma non è mai intervenuta con sanzioni».

Per tirare le somme, sono sfilati in aula una quindicina di testi, tutti dipendenti dell’azienda. Tutti hanno detto che l’azienda sapeva. Tre o quattro che, oltre a sapere, tacitamente acconsentiva. E’ finita che un altro è stato licenziato, il Baffigi, tre querelati e un bel giorno hanno pure fatto tutti a botte, perché tra il dire e il fare, il sapere e l’acconsentire, ogni tanto serve una bella schiarita di idee. Se c’è stata, Maglietta con la Pancia, dice che non lo sa, che lui è da 4 anni lì e non ha visto niente, neanche che hanno fatto a botte. Nessuna schiarita. Ma l’azienda dove tutti rubavano il gasolio s’è incazzata davvero: Angelo Mattera e Alessandro Galli li ha ripresi, ma non li ha fatti entrare al lavoro, come spiega l’avvocato Giacomo Pasquinucci: «Li paga e basta». Ma non c’è niente da arrabbiarsi, dice. E’ una sentenza costituzionale: «Se prima hai sempre detto sì, non puoi far capire all’improvviso che la musica è cambiata con il provvedimento più duro».

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