Afghanistan, 14 gli italiani morti
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Sono quattordici i militari italiani morti in Afghanistan in seguito a incidenti o attentati, dall'inizio della missione nel 2004:
Il 3 ottobre 2004, il caporal maggiore Giovanni Bruno, 23 anni, del Terzo reggimento alpini è vittima di un incidente stradale mentre si trovava a bordo di un mezzo dell'esercito nel territorio di Sorobi, a 70 chilometri da Kabul. Nell'incidente rimangono feriti altri quattro militari.
Il 3 febbraio 2005 l'ufficiale di Marina Bruno Vianini perde la vita nello schianto di un aereo civile sul quale viaggiava, tra Herat e Kabul. Il capitano di fregata aveva 42 anni.
L'11 ottobre 2005 muore il caporalmaggiore capo Michele Sanfilippo, 34 anni. Sanfilippo, effettivo al Quarto Reggimento Genio Guastatori di Palermo viene ferito con un colpo alla testa, partito accidentalmente, nella camerata del battaglione Genio a Kabul. Muore poco dopo il ricovero in ospedale.
Il 5 maggio 2006, in seguito all'esplosione di un ordigno lasciato lungo una strada nei pressi di Kabul, muoiono il tenente Manuel Fiorito, 27 anni, e il maresciallo Luca Polsinelli, 29 anni, entrambi del Secondo Reggimento Alpini. I due soldati si trovavano a bordo di due veicoli blindati "Puma", a sud-est della capitale afgana, quando sono stati investiti dall'esplosione.
Il 2 luglio 2006 il tenente colonnello Carlo Liguori, 41 anni è stroncato da un attacco cardiaco ad Herat.
Il 20 settembre 2006 muore in un incidente stradale, a sud di Kabul, il caporalmaggiore Giuseppe Orlando, 28 anni. Faceva parte della 22/a compagnia del Secondo Reggimento alpini di Cuneo.
Il 26 settembre 2006 perdono la vita i caporalmaggiori Giorgio Langella, 31 anni, e Vincenzo Cardella, in seguito all'esplosione di un ordigno lasciato lungo una strada nei pressi di Kabul. I due militari appartenevano alla 21esima compagnia del Secondo Reggimento alpini di Cuneo.
Il 4 ottobre 2007 muore al Policlinico militare del Celio l'agente del Sismi Lorenzo D'Auria. Il militare era stato gravemente ferito il 24 settembre 2007 durante un'operazione
delle forze speciali britanniche per cercare di liberarlo. Due giorni prima D'Auria era stato sequestrato assieme a un altro sottufficiale del servizio di sicurezza militare e a un collaboratore afgano.
Il 24 novembre 2007 muore in un attentato suicida nei pressi di Kabul il maresciallo capo Daniele Paladini, 35 anni. Altri tre militari rimangono feriti.
Il 13 febbraio 2008 muore in un attacco il maresciallo Giovanni Pezzulo, 44 anni, del Cimic Group South di Motta di Livenza. L'attentato avviene a una sessantina di chilometri da Kabul, nella valle di Uzeebin, mentre i militari italiani erano impegnati in attività di distribuzione di viveri e vestiario alla popolazione della zona. Rimane ferito il maresciallo Enrico Mercuri.
Il 21 settembre 2008 muore per un malore a Herat il caporalmaggiore Alessandro Caroppo, 23 anni. Il militare apparteneva all'Ottavo reggimento bersaglieri di Caserta.
Il 14 luglio 2009 muore in un attentato a 50 chilometri da Farah il caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, 25 anni. Paracadutista dell'Ottavo Genio Guastatori della Folgore, faceva parte di un team specializzato nella bonifica delle strade.
Campana della Legalità
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“Campana della Legalità” 2009
Dalla Ugl-Abruzzo a Renato Cortese, l’uomo che ha reso possibile la cattura di Bernardo Provenzano.
Gli è stata consegnata sabato 18 luglio, durante la “Giornata della Legalità” che il sindacato annualmente organizza per ricordare i Giudici Falcone, Borsellino ed i ragazzi delle scorte, “per aver dimostrato eccezionali capacità investigative, senso del dovere e notevole coraggio nel perseguire ed infine consegnare alla Giustizia un uomo che da oltre 40 anni era ricercato da ogni forza dell’ordine: Bernardo Provenzano”.
Alberto Lamarmora
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Generale, studioso e uomo politico piemontese.
Nasce da aristocratica famiglia a Torino il 7 aprile 1789 ed ivi vi muore il 18 maggio 1863.
Fratello di Alfonso e di Alessandro.
Frequenta l'accademia militare di Saint-Cyr, uscendone nel 1807 con il grado di sottotenente.
Combatte nell'esercito napoleonico, si distingue a Bautzen e viene decorato personalmente da Napoleone (1813).
Nel 1819 si reca in Sardegna, arrivandoci dopo dodici giorni di "sciagurata navigazione", per cacciare e studiare gli uccelli, con due amici geologi compagni d'avventura.
Forte tempra fisica, da militare da campo, il Lamarmora sa affrontare situazioni scomode e rischiose: passa 13 notti sul Limbara e 14 sul Gennargentu, per studiarne e registrarne gli aspetti geografici, zoologici, archeologici, storici ed etnologici dell'intera isola.
Pubblica due opere divenute famose, scritte in francese e in seguito tradotte in italiano.
Collabora per la realizzazione della Carta dell'isola e del regno di Sardegna, realizzata con strumentazioni scientifiche insieme a Carlo De Candia, che dà inizio alla cartografia geodetica dell'isola.
L'operazione cartografica rientra nella politica sabauda di allineamento della Sardegna al resto del regno, nell'approssimarsi di una superiore unità interstatuale.
I tre volumi del Viaggio in Sardegna dal 1819 al 1825, o Descrizione statistica, fisica e politica di questa isola (Parigi, 1826), cui si aggiunge l'Itinerario dell'isola di Sardegna (Torino, 1860), costituiscono un'autentica summa delle conoscenze sull'isola, con oltre 3700 pagine, due atlanti di 60 tavole e numerose xilografie.
I suoi studi e le sue osservazioni in tema sono molto utilizzati nell'analisi di fattibilità del Canale di Suez.Infatti, l'area di Porto Said e di Suez presentano caratteristiche simili a quelle delle coste della Sardegna.
Le sue considerazioni sono poi riprese da Luigi Negrelli e da Pietro Paleocapa ed hanno un ruolo primario nella costruzione del Canale.
Pirata stermina una famiglia e fugge
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La Stampa
18/7/2009
Pirata stermina una famiglia e fugge
A folle velocità sbanda con l'auto: quattro morti e quattro feriti gravi.
E' caccia all'uomo
FABIO ALBANESE
MAZARA DEL VALLO (TP)
Quattro donne uccise, altre quattro persone, tra cui due bambini, in ospedale, una intera famiglia annientata da un assurdo incidente stradale avvenuto ieri sera alla periferia di Mazara del Vallo. Tutti travolti da un’auto impazzita, pare condotta da un giovane tossicodipendente che è fuggito e che per tutta la notte polizia e carabinieri hanno cercato. Le vittime sono una donna di 83 anni, Susanna Siragusa, le sue figlie Filippa e Alda Andreani, 50 e 48 anni, e la figlia di Filippa, Concetta Li Mani, 32 anni. Erano sedute, assieme ad altri familiari, davanti all’uscio di casa, in via Vaccara, nei pressi del porto nuovo di Mazara, per cercare di sfuggire al caldo soffocante di questi giorni. Lo fanno in tanti nei piccoli e grandi paesi del Sud, la sera si tirano fuori le sedie e tutti siedono sul marciapiede davanti casa, a parlare e a guardare la tv.
Era così anche ieri sera, davanti casa di Susanna Siragusa, quando all’improvviso è sbucata dal fondo della strada una Golf che procedeva, sulla corsia opposta, a velocità elevata. Proprio all’altezza della casa dell’anziana donna il guidatore ha perso il controllo del mezzo, l’auto ha invaso l’altra corsia e ha puntato dritto contro il gruppo di persone: le ha travolte tutte come birilli, lasciandone per terra otto. Due delle donne sono morte sul colpo, le altre due dopo il ricovero nell’ospedale Abele Ajello dove sono stati portati anche gli altri quattro componenti del nucleo familiare coinvolti nell’incidente e rimasti feriti: due bambini, figli di Concetta Li Mani, una delle vittime, il padre della donna, Giuseppe Li Mani, e il marito della sorella morta, Alda, Antonino Ranti. Nessuno di loro, secondo le prime informazioni giunte dall’ospedale, è in pericolo di vita.
Mentre i vicini di casa prestavano i primi soccorsi, polizia e carabinieri si sono messi sulle tracce del pirata della strada; pare che qualcuno sia riuscito ad annotare il numero di targa dell’auto che risulterebbe appartenere ad un giovane tossicodipendente della zona. Gli agenti sono andati in casa sua ma non l’hanno trovato. In tutta Mazara, il paese con la più importante marineria del sud Italia e culla della tolleranza razziale per l’elevatissimo numero di extracomunitari che vi lavorano, sono stati istituiti dei posti di blocco mentre alcune pattuglie hanno cominciato a battere il paese e l’hinterland. «È solo questione di tempo, lo prenderemo», dicono al commissariato dove ritengono che l’uomo, nella sua folle corsa per le vie del paese, avesse avuto poco prima un altro incidente. Nella zona, infatti, è stata trovata un’auto parcheggiata con gravi segni di una collisione con un altro mezzo.
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