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10 febbraio. Il giorno del ricordo del Massacro delle foibe

Le foibe sono degli inghiottitoi, dei tipi di doline, molto frequenti nel Carso, in altre parole sono dei buchi nel terreno, dovuti al franamento di grotte sottostanti, che possono essere profonde anche duecento metri.

Al termine della seconda guerra mondiale, durante l'occupazione di Trieste da parte del IX Corpus di Tito, i partigiani Jugoslavi si servirono delle foibe per un'operazione di pulizia etnica, gettandovi dentro migliaia di italiani.

Almeno diecimila persone, negli anni drammatici a cavallo del 1945, sono state torturate e uccise a Trieste e nell'Istria controllata dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito.

E, in gran parte, vennero gettate (molte ancora vive) dentro le voragini naturali disseminate sull'altipiano del Carso, le "foibe".

A Trieste, a differenza delle altre città italiane, la liberazione alla fine della seconda guerra mondiale, è coincisa con l'inizio di un incubo: per quaranta giorni le truppe partigiane e comuniste del maresciallo Tito hanno imperversato a Trieste torturando, uccidendo e deportando migliaia di cittadini innocenti, o talvolta colpevoli solo di essere italiani o anticomunisti.

Anche questa, come quella delle Foibe, è una pagina dimenticata nella storia d'Italia.

E' una pagina spesso dimenticata anche a Trieste: da chi la ha vissuta per il desiderio di cancellare il ricordo di un incubo.

E da chi, più giovane, non ha potuto sentirne parlare alla televisione o sui libri di scuola.

Con l'espressione massacri delle foibe, o spesso solo foibe, si intendono gli eccidi, perpetrati per motivi etnici e/o politici, ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, occorsi durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente seguenti.

Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati i corpi delle vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto, "foibe".

Tra i caduti figurano non solo personalità legate al Partito nazionale fascista, ma anche ufficiali, funzionari e dipendenti pubblici, insegnanti, impiegati bancari, sacerdoti, parte dell'alta dirigenza italiana contraria sia al comunismo, sia al fascismo, tra cui compaiono esponenti di organizzazioni partigiane o anti-fasciste, autonomisti fiumani seguaci di Riccardo Zanella, sloveni e croati anti-comunisti, collaboratori e nazionalisti radicali e semplici cittadini.

Nelle foibe sono stati gettati cadaveri sia di militari che di civili. In alcuni casi, com'è stato possibile documentare, furono infoibate persone non colpite o solo ferite.

Sebbene quest'ultima modalità di esecuzione fosse, come già detto, solo uno dei modi con cui vennero uccise le vittime dei partigiani di Tito, nella cultura popolare divenne il metodo di esecuzione per eccellenza ed un simbolo del massacro.

In altri casi, alcune vittime date per infoibate, erano state inviate nei campi di concentramento jugoslavi dove furono uccise o morirono di stenti o malattia.

Per molti anni in Italia non si è parlato di foibe, della tragedia degli italiani infoibati

Con la Legge 92 del 30 marzo 2004  in Italia è stato istituito nella giornata del 10 febbraio di ogni anno il "Giorno del ricordo", in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.

Lo stesso provvedimento legislativo ha anche istituito una specifica medaglia commemorativa destinata ai congiunti delle vittime.

Vedi anche: Le Foibe

tutti pazzi per la Civita

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