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La strage di piazza della Loggia è stato un attentato terroristico

E’ stato compiuto il 28 maggio 1974 a Brescia, nella centrale piazza della Loggia.

Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista con la presenza del sindacalista della CISL Franco Castrezzati, dell'on. del PCI Adelio Terraroli e del segretario della camera del lavoro di Brescia Gianni Panella.

L'attentato provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue.

La prima istruttoria della magistratura portò alla condanna nel 1979 di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana.

Uno di essi, Ermanno Buzzi, in carcere in attesa d'appello, fu strangolato il 13 aprile 1981 da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti.

Nel giudizio di secondo grado, nel 1982, le condanne del giudizio di primo grado vennero commutate in assoluzioni, le quali a loro volta vennero confermate nel 1985 dalla Corte di Cassazione.

Un secondo filone di indagine, sorto nel 1984 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, mise sotto accusa altri rappresentanti della destra eversiva e si protrasse fino alla fine degli anni ottanta; gli imputati furono assolti in primo grado nel 1987, per insufficienza di prove, e prosciolti in appello nel 1989 con formula piena.

La Cassazione, qualche mese dopo, confermerà l'esito processuale di secondo grado.

Nel corso dei vari procedimenti giudiziari relativi alla strage si è costantemente fatta largo l'ipotesi del coinvolgimento di rami dei servizi segreti e di apparati dello Stato nella vicenda.

Una ricostruzione siffatta appare sostenuta da una lunga serie di inquietanti circostanze: su tutte, basti pensare in primo luogo all'ordine - proveniente da ambienti istituzionali rimasti finora oscuri - impartito meno di due ore dopo la strage affinché una squadra di pompieri ripulisse con le autopompe il luogo dell'esplosione, spazzando via indizi, reperti e tracce di esplosivo prima che alcun magistrato o perito potesse effettuare alcun sopralluogo o rilievo,

Secondariamente, la misteriosa scomparsa dell'insieme di reperti prelevati in ospedale dai corpi dei feriti e dei cadaveri, anch'essi di fondamentale importanza ai fini dell'indagine; infine, va segnalata la recente perizia antropologica ordinata dalla Procura di Brescia su una fotografia di quel giorno che comproverebbe la presenza sul luogo della strage di Maurizio Tramonte, militante di Ordine Nuovo e collaboratore del SID.

Gli oscuri intralci di provenienza istituzionale manifestatisi anche durante il secondo troncone d'indagine verranno definiti dal giudice istruttore Zorzi quale ulteriore "riprova, se mai ve ne fosse bisogno, dell'esistenza e costante operatività di una rete di protezione (l'Ufficio Affari Riservati, ndr) pronta a scattare in qualunque momento e in qualunque luogo".

Durante il processo emerge un documento del Sismi, datato 20 febbraio 1989 ed indirizzato al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri ed al Capo della Polizia, in cui si parla di intercettazioni telefoniche nei confronti di Margherita Ragnoli, co-segretaria dell'Associazione Italia-Cuba (di estrazione comunista) di Brescia, nelle quali ella afferma di aver sentito parlare della strage fin "dalla sera precedente" della stessa. Si specifica nel documento che, al tempo, non furono informati del fatto Organi e/o Autorità esterni al SID.

Riguardo alla terza istruttoria, il 19 maggio 2005 la Corte di Cassazione ha confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi (oggi cittadino giapponese, non estradabile, con il nome di Hagen Roi) per il coinvolgimento nella strage di piazza della Loggia.

Il 15 maggio 2008 sono stati rinviati a giudizio i sei imputati principali: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi.

I primi tre erano all'epoca militanti di spicco di Movimento Politico Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato nel 1963 da Clemente Graziani, sulle ceneri del Centro Studi Ordine Nuovo di Pino Rauti, e più volte oggetto di indagini, pur senza successive risultanze processuali, in merito all'organizzazione ed al compimento di attentati e stragi. Ordine Nuovo fu sciolto nel 1973 per disposizione del ministro dell'Interno Paolo Emilio Taviani con l'accusa di ricostituzione del Partito Fascista.

Francesco Delfino fu invece ex generale dei carabinieri, all'epoca responsabile - con il grado di capitano - del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia, e Giovanni Maifredi, ai tempi collaboratore del ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani.

La prima udienza si è tenuta il 25 novembre 2008.

Il 21 ottobre 2010, dopo cinque giorni e mezzo di ricostruzione delle accuse, i pubblici ministeri titolari dell'inchiesta, hanno formulato l'accusa di concorso in strage per tutti gli imputati, ad eccezione di Pino Rauti, per il quale la stessa accusa aveva richiesto l'assoluzione "per non aver commesso il fatto", pur sottolineando la sua responsabilità morale e politica per la strage.

Il 16 novembre 2010 la Corte D'Assise ha emesso la sentenza di primo grado della terza istruttoria, assolvendo tutti gli imputati con la formula dubitativa di cui all'art. 530 comma 2 c.p.p., corrispondente alla vecchia formula dell'insufficienza di prove. Oltre alle assoluzioni di Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino e Pino Rauti, i giudici hanno disposto il non luogo a procedere per Maurizio Tramonte, per intervenuta prescrizione in relazione al reato di calunnia, e revocato la misura cautelare nei confronti dell'ex militante di Ordine Nuovo Delfo Zorzi.

Il 14 aprile 2012 la Corte d'Assise d'Appello conferma l'assoluzione per tutti gli imputati, condannando le parti civili al rimborso delle spese processuali.

Il 21 febbraio 2014 la Corte di Cassazione annulla le assoluzioni di Maggi e Tramonte e conferma quelle di Zorzi e Delfino.

Con una direttiva del 22 aprile 2014, tutti i fascicoli relativi a questa strage non sono più coperti dal segreto di Stato e sono perciò liberamente consultabili da tutti.

Le vittime

•          Alberto Trebeschi, anni 37, insegnante

•          Bartolomeo Talenti, anni 56, operaio

•          Clementina Calzari Trebeschi, anni 31, insegnante

•          Euplo Natali, anni 69, pensionato

•          Giulietta Banzi Bazoli, anni 34, insegnante

•          Livia Bottardi Milani, anni 32, insegnante

•          Luigi Pinto, anni 25, insegnante

•          Vittorio Zambarda, anni 60, operaio

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