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13 novembre, Giornata mondiale della gentilezza

di Simone Cosimi

Il decalogo della gentilezza online

Il 13 novembre è la giornata mondiale dedicata alle buone maniere: 24 ore per dire grazie, ascoltare, pazientare e dedicarsi ad atteggiamenti virtuosi.

 Ecco la nostra ricetta per farlo anche in salsa hi-tech

Il decalogo della gentilezza online

Le cose rivoluzionarie, si sa, sono sempre le più semplici.

Il 13 novembre si celebra un appuntamento che punta proprio a farci recuperare questa consapevolezza: la giornata mondiale della gentilezza.

Promossa in diverse città italiane, fra cui Milano con il programma architettato da Gentletude onlus, raccoglie una serie di iniziative sotto lo slogan “ Oggi sono gentile… più del solito”.

“Non si tratta di gentilezza intesa solo come buone maniere – ha spiegato Cristina Milani, membro del comitato direttivo dell’associazione – ma anche come l’attitudine ad andare verso l’altro, a condividere, avere cura, pazienza e rispetto verso il prossimo, verso l’ambiente e gli animali.

Si tratta un’iniziativa di comunicazione, dove attraverso la distribuzione del nostro manifesto della gentilezza intendiamo coinvolgere cittadini, negozianti delle bancarelle dei mercati rionali e tassisti".

Un vero e proprio decalogo della gentilezza, dunque, che va dalla necessità di ascoltare ed essere pazienti al saluto, sorriso e ringraziamento fino ad atteggiamenti e inviti più ampi, che puntano verso la natura e i consumi responsabili: per esempio lo stimolo a ridurre gli sprechi, seguire la stagionalità e i prodotti locali, ad allevare gli animali in modo etico o riciclare, riutilizzare e riparare.

Non ultimo, la spinta a non essere gelosi del sapere e comunicare, condividere e trasmettere le proprie conoscenze.

Quale sarebbe un galateo 2.0, quella che i pionieri della Rete chiamavano con un paleoneologismo netiquette, da seguire nella giornata mondiale della gentilezza?

E magari, perché no, anche in quelle seguenti? Ecco il manifesto della gentilezza hi-tech, fra vecchi ma sempreverdi adagi e nuove, stringenti necessità prodotte dal boom dei social network.

1. No alle maiuscole, limitare gli inglesismi. Dovrebbe essere scontato ma ancora non lo è del tutto. In Rete non si scrive in maiuscolo. Semmai, tutto in minuscolo. Ma la lingua italiana ci ha regalato maiuscole e punteggiatura, basta rispettarne le regole anche su internet così come in qualsiasi altro documento, virtuale o cartaceo. Allo stesso modo, non abusare di inglesismi e simili: pensa 40 secondi in più alla frase che vuoi scrivere. Vedrai che sì, il corrispettivo italiano di “embeddare” esiste. Ed è anche più bello.

2. Non dare da mangiare ai troll. Messaggi provocatori, fuori tema, deliberatamente irritanti postati in calce ad articoli, sui social network, nei forum. I troll sono post e commenti contenenti errori e informazioni false, lanciati al solo scopo di condurre al caos e demolire il dibattito. Unico atteggiamento consentito: ignorarli. Inutile, se non delittuoso, dare loro corda.

3. Ccn, non Cc. E l’oggetto, grazie. Anche questa dovrebbe essere una regola assodata, dopo tanti anni di famigliarità con la posta elettronica, ma non manca mai l’ultimo furbo che ci infila in mailing list clamorosamente aperte o comunicazioni di gruppo con gli indirizzi accessibili agli altri destinatari. È facile evitarlo, basta utilizzare la casella sottostante per la copia nascosta. Potete farcela. Ah: già che ci sei, metti l’oggetto nelle mail, che sia pertinente. A forza di fare Re:, Re:, Re: non si capisce più niente.

4. Tag inopportuni. Su Facebook, in particolare, taggarsi è il sale della condivisione. Verissimo. In particolare con le immagini ma anche semplicemente aggiungendo amici ai propri post. Bene, è gentile oltre che opportuno pensare se quel tag potrà provocare, nella cerchia degli amici altrui, delle conseguenze di qualche tipo. Gli altri non sapevano che eravamo insieme, non sono stati invitati, il partner è gelosissimo, la foto è orrenda e se la vede il capo sono guai. Ragioniamo un attimo, mettiamo il silenziatore al pollice.

5. Citare sempre la fonte. Con le licenze Creative Commons, fra le altre, e il movimento copyleft tutto è diventato più facile. D’altra parte il tema del diritto d’autore è enorme. Prendiamola quindi dall’altro lato: è intelligente, oltre che gentile anche se sei un utente comune e non un professionista dell’informazione che ha degli obblighi ben precisi, citare la fonte. Basta una menzione su Twitter o su Facebook. Dà peso a quel che dici e allarga la discussione.

6. Non pretendere risposte immediate. Sì, vero. Le notifiche su WhatsApp o nei messaggi di Facebook ti confermano se il destinatario ha letto il messaggio. Ma può aver buttato un occhio al volo, essere in vacanza, non avere voglia di risponderti (tranquillo, non ti odia) o essere impegnato a seguire Roma-Sassuolo fino al 94° minuto. Inutile scrivergli o contattarlo per altri mille canali. Combattiamo insieme il demone della reperibilità.

7. Mettere il silenzioso quando serve. E servirebbe spesso. Anche questo è un grande classico della tecno(dis)educazione. Ma se qualche azienda ferroviaria ha pensato di inventare dei vagoni relax dove le orride canzoni (ormai non sono più suonerie) degli smartphone sono bandite, vuol dire che una regola serve ancora. Abbassare il volume, settare profili per mostre, viaggi, convegni, riunioni e liturgie se sei credente. Anzi, anche se non lo sei.

 8. Occhio allo stalking sui social network. Se sei ossessionato da qualcuno, dai tuoi idoli da social network, e non riesci a fare a meno di controllare i suoi profili dieci volte al giorno, almeno non renderlo visibile commentando, retwittando e mettendo like a qualsiasi cosa viene pubblicata. Contegno.

9. Le faccine. Le scuole sono diverse, vero, ma l’idea di fondo è quella di procedere speditamente verso la loro estinzione. Un conto sono le emoji di WhatsApp & co. Un altro gli enormi sticker di Facebook.

10. Dai risposte a chi le merita. La tua casella postale è strapiena (ma dai…). Continuano ad arrivarti messaggi su ogni app installata sullo smartphone: è un delirio di notifiche. Sembra che il demone della reperibilità stia per spuntarla. Contrastane l’attacco ma non perdere di vista la dignità altrui. Se il messaggio è ben posto merita una risposta pur breve e magari non immediata. Troppo facile fornirla solo ai contatti ritenuti importanti.

tutti pazzi per la Civita

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