Potere dei media
I dieci tycoon più influenti al mondo
di Ermanno Tancredi*
Lo chiamavano "squalo". E certo la grinta non gli è mancata, all'audizione con il figlio James davanti alla Commissione media e comunicazioni della Camera dei Comuni.
Ma era la grinta di chi giocava in difesa, e non più quella del re dei predatori nell'oceano delle media company. In attesa di capire le ripercussioni mondiali dello scandalo che in Gran Bretagna ha coinvolto News Corporation, Scotland Yard e il governo, Rupert Murdoch resta sul trono di tycoon dei media più influente al mondo.Partito quasi dal nulla — negli anni Sessanta in Australia, dove è nato, diventa editore del Melbourne Herald e dell'Adelaide News —, guida al momento il maggior impero editoriale al mondo — News Corporation, appunto -, con ramificazioni nel cinema, nella tv, in internet.
E ovviamente nel giornalismo classico: possiede il Wall Street Journal (bibbia del mondo borsistico e finanziario), e ha nell'americana Fox News una potente leva di influenza dell'opinione pubblica (con uno sguardo benevolo all'area repubblicana). Sul fronte britannico, quella leva è esercitata dai suoi tabloid (News of the world e The Sun, tra tutti), talpe efficientissime nello scavare nella vita privata di celebrità e politici.
Forse troppo efficienti, come dimostra lo scandalo di cui sopra.
A dare una misura del peso di Murdoch nel mainstream mondiale, bastino questi nomi: Bono, Bob Geldof, Tony Blair, David Cameron.
Tutti presenti al 40° compleanno della figlia Elisabeth. Dopotutto, chi non andrebbe ad un party organizzato dal 13° tra le persone più influenti al mondo, e 117 tra i più ricchi?
Ma oltre a Murdoch, chi sono i media tycoon più influenti al mondo? Eccoli, secondo il Business Pundit, in rigoroso ordine crescente.
10. Silvio Berlusconi
Potremmo chiuderla qui: cos'altro aggiungere sull'uomo che da 17 anni domina il proscenio dell'informazione italiana? Tuttavia, è il caso di ricordare che il nostro Presidente del Consiglio è azionista di maggioranza del maggior gruppo televisivo in chiaro, ed è proprietario della maggior casa editrice, della maggior concessionaria di pubblicità, e di quello che — come è stampato sulle casacche sotto lo stemma — è nel calcio il "club più titolato al mondo". Un impero, ma in guerra, sia politica (anche un bambino di 8 anni è in grado di dirci quante volte i media vicini al premier e quelli lontani se le danno di santa ragione) sia giudiziaria (lo stesso bambino è tranquillamente capace di farci un resoconto delle questioni che coinvolgono Berlusconi, l'ultima delle quali ha i pruriginosi risvolti del Ruby-gate).
9. Ted Turner
Cable News Network, altrimenti nota come Cnn. C'è stato un tempo in cui la prima tv via cavo all-news era IL giornalismo, e il suo fondatore Ted Turner il tycoon dei media per eccellenza. L'emittente di Atlanta ha fatto la storia del giornalismo con due dirette, tanto drammatiche quanto ipnotiche: la tragedia dello Shuttle nel 1986, l'inizio della Guerra del Golfo nel 1991. A sostenere l'impresa, sotto il profilo economico, ha provveduto non solo la raccolta pubblicitaria, ma anche l'introito globale della lega del wrestling (WCW), che proprio Turner ha fondato per farne serbatoio per la Cnn. La sua terza moglie è stata Jane Fonda, con la quale ha condiviso il deciso impegno nelle cause umanitarie: Turner, infatti, ha donato grandi somme alle Nazioni Unite e si è spesso pronunciato contro gli effetti nocivi del cambiamento climatico. Odia visceralmente Rupert Murdoch.
8. William Randolph Hearst
La Hearst Magazine che ha da poco acquisito Hachette Rusconi fu fondata dall'uomo che, nel corso della prima metà del Novecento, fondò il primo vero impero mediatico della storia. Tutto cominciò con il san Francisco Examiner, rilevato come quotidiano locale e trasformato in uno dei più potenti media nazionali, al punto da farne il megafono ufficiale dell'interventismo Usa nella guerra ispano-americana, contro la Spagna (1898). Fu l'inizio della cosiddetta "stampa sensazionalistica", strumento che diede a Hearst sicuramente maggior potere di quanto ne ebbe come deputato del Congresso (fu eletto due volte). Non a caso, Orson Welles si ispirò a lui nel dipingere il Citizen Kane protagonista di Quarto potere.
7. Lord Beaverbrook
In quel modo è universalmente conosciuto Max Aitken, l'inglese che fece del Daily Express quotidiano più venduto al mondo. La sua fama era quella di uomo capace di far decollare o abbattere senza remore ogni carriera. Fu ministro britannico durante la Seconda Guerra Mondiale, epoca in cui raccolse le confidenze del suo carissimo amico Winston Churchill, primo ministro.
6. Joseph Pulitzer
Il premio a lui intitolato è il punto di arrivo di un giornalista, la più alta medaglia al valore per meriti conquistati sul campo. Chi lo vince è un vero "watchdog", un cane da guardia della società verso i soprusi del potere. Tale era il vecchio Joseph, editore del St. Louis Post Dispatch e del New York World: un incessante segugio di scandali e affari sporchi, accusatore del presidente Theodor Roosevelt riguardo finanziamenti sospetti alla French Panama Canal Company. Grazie ad un fondo da lui lasciato è stato possibile fondare la Columbia School of Journalism, la più prestigiosa al mondo.
5. James Gordon Bennett senior
Ovvero, della tenacia. Questo dovrebbe essere il sottotitolo della biografia di un editore che fallì per anni prima di imbroccare il tiro giusto con il lancio del New York Herald nel 1835, facendone di lì a trent'anni il quotidiano più venduto negli Usa. Fu un innovatore: sull'Herald apparvero per la prima volta gli annunci economici, le interviste e il cosiddetto endorsement, cioè il dichiarato appoggio a questo o quel candidato presidenziale. Come editore, Bennett fu determinante nel far percepire all'opinione pubblica l'assassinio di Abramo Lincoln come una specie di martirio. Dalle ceneri del New York Herald è nato l'attuale International Herald Tribune.
4. Frank Ernest Gannett
A trent'anni, nel 1906, acquista l'Elmira Gazette. Pochi anni dopo guida il gruppo Times-Union, che nel 1923 diventa la Gannett Company, tuttora proprietaria del maggior numero di quotidiani Usa. Fu fiero oppositore del New Deal con cui Franklin Delano Roosevelt inaugurò l'intervento pubblico nell'economia americana per uscire dal pantano della Grande Depressione. Fu tra i candidati repubblicani alle elezioni del 1940.
3. Henry Luce
Mettete insieme Time, Fortune, Sports Illustrated e Life e avrete Henry Luce, forse il più autentico tra gli innovatori dell'editoria giornalistica. Se Time era approfondimento, Life era l'immagine giornalistica prima dell'avvento della tv, Sports Illustrated rivelava i segreti dei più grandi sportivi e Fortune divulgava nuove teorie e pratiche dell'economia. Inventò l'appuntamento con l'Uomo dell'Anno, tuttora in vigore presso la redazione di Time, e lo usò anche per ostentare il proprio anticomunismo. Per dire: diverse copertine furono dedicate al nazionalista cinese Ciang Kai-shek, acerrimo nemico di Mao Zedong.
2. Michael Bloomberg
Tredicesimo uomo più ricco d'America, sindaco di New York, patrimonio personale di circa 18 miliardi di dollari. Il suo nome, per quasi tutti, coincide con il giornalismo economico contemporaneo: l'informazione finanziaria corre su tv, giornali, radio e web. Dopo lunga militanza democratica è passato con i Repubblicani (con i quali nel 2002 è stato eletto sindaco) e, ora, corre come indipendente. Si parla spesso di una sua corsa alla Casa Bianca.