Pin It

Il dovere di raccontare.

Il 3 maggio è stata la Giornata Mondiale per la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti, proclamata dalle Nazioni Unite.

Giunta al suo decimo anno di ricorrenza, questa giornata vuole essere un momento di riflessione sulla situazione del giornalismo nel mondo e del dovere, più che diritto, di poter raccontare i fatti senza alcun tipo di limitazione o, peggio, ritorsione.

Una libertà di espressione che in molte occasioni va in controtendenza con l'avanzamento tecnologico: mentre i nuovi dispositivi e Internet permettono infatti di raccontare le storie in tempo reale, in molte parti del mondo la censura non permette tutta questa libertà.

“Dobbiamo fare molto di più – ha detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon - servono maggiori tutele attraverso il rispetto della legge.

Esorto tutti a fare il possibile per tradurre le parole in azioni concrete per creare un ambiente più sicuro per i media.”

Libertà e sicurezza prima di tutto, specie quando i dati sono allarmanti.

La denuncia arriva da Reporter Senza Frontiere (RSF): nei primi mesi del 2013 sono stati uccisi 19 i cronisti, mentre 74 sono in stato di arresto o sequestrati, senza considerare le minacce e gli atti di violenza fisica che subiscono per "invitarli" a smettere di raccontare la verità.

Dove non arriva la censura, ci pensa la cattiva legislazione in materia, problema tipicamente europeo e soprattutto italiano.

I vuoti legislativi, una normativa poco efficace e leggi restrittive - come la cosidetta "Legge bavaglio" con il relativo comma "ammazza blog" e il reato di diffamazione ancora vigente - collocano l'Italia al 57esimo posto nel mondo. Una posizione che lascia perplessi, specie se ci si piazza dopo il Burkina Faso (46esima posizione), le Isole Comore (51esima), il Ghana (30esima posizione), la Papua Nuova Guinea (41esima). (A cura di Angela Iannone)

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna