Panfilo Serafini, storico e patriota, nasce il 23 agosto 1817 a Sulmona, e muore l’11 novembre 1864.
Originario di una famiglia contadina sulmonese, si diede agli studi di retorica e latino presso il locale seminario e successivamente si trasferì a Napoli dove compì gli studi di filosofia e di letteratura.
Mantenne costantemente cordialissimi rapporti con il concittadino Leopoldo Dorrucci
Fu insegnante di greco e latino presso l'Abbazia di Montecassino e in seguito nella sua città natale, divenendo poi affiliato della carboneria e partecipando alle sue attività nel periodo risorgimentale.
Ciò gli costò l'arresto da parte della autorità borboniche e la condanna a 20 anni di reclusione.
Liberato dopo 5 anni, ricevette la grazia in quanto gravemente ammalato e gli fu concesso di restare in esilio in terra abruzzese, in quel di Chieti.
Con l'Unità d'Italia, tornò a Sulmona ma scomparve prematuramente all'età di 47 anni, anche a causa delle angherie patite nel periodo di dura detenzione nelle carceri borboniche.
È sepolto nel Complesso della Santissima Annunziata in Sulmona.
Il suo "Trattato sulla Teocrazia Romana" venne stampato da Ubaldo Angeletti.
Fu autore di svariate opere a carattere storico e tra i suoi scritti si segnala un commento al Canzoniere di Dante Alighieri, del 1883.