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Antonio Amary, naturalista,  nasce il 21 novembre 1816 a Teramo, dal medico chirurgo Francesco e da Saveria De Pancis, e muore all’Aquila il 28 dicembre 1857.

Studiò le materie letterarie nel Real Collegio di Teramo e dal 1837 si trasferì all’Aquila dove, nel Real Collegio degli Apruzzi, si dedicò allo studio dell’anatomia, della fisiologia, della fisica, della chimica e degli elementi di storia naturale.

Nel 1839 l’incontro con Oronzo Gabriele Costa, illustre naturalista e patriota, fu determinante e si trasferì a Napoli dove intraprese gli studi zoologici.

Nell’università partenopea fu assistito dallo stesso Costa per la zoologia, da Michele Tenore per la botanica e da Leopoldo Pilla per gli studi di mineralogia e geologia.

Nell’Accademia degli aspiranti naturalisti, Antonio collaborò con il Costa alla stesura della statistica fisica ed economica dell’Isola di Capri, un attento studio sugli insetti e gli aracnidi del luogo.

In questi anni si distinse per uno studio sulle farfalle del Regno di Napoli (“Osservazioni su specie ignote nel regno di farfalle e altri ditteri”).

Laureatosi in medicina nel 1841, l’anno successivo ricevette il “diploma di socio corrispondente dell’Accademia Lilibetana” di Marsala e intraprese per un breve tempo la professione di medico nella città natale.

Durante una scalata del Gran Sasso, avvenuta il 23 agosto 1483, Antonio si ammalò gravemente e, per ricevere migliori cure, fu costretto a rientrare a Napoli.

Da questo momento abbandonò definitivamente l’esercizio della medicina per dedicarsi allo studio delle geologia e partecipò con il suo studio “Memoria intorno alla geologia del teramano”, in qualità di deputato della Real Società Economica del primo Apruzzo Ulteriore insieme al collega Ignazio Rozzi, al VII Congresso di Scienziati Italiani che si tenne a Napoli nel 1845, dove ottenne in premio la medaglia d’argento.

Collaborò con la rivista “Il Gran Sasso d’Italia”, rassegna fondata e diretta dallo stesso Rozzi.

Nel capoluogo aquilano nel 1845 ottenne la cattedra di Mineralogia e geologia presso il Real Collegio e nel 1854 fece stampare la sua opera “Storia naturale e inorganica della provincia di Teramo”.

Opere principali:

• Sul carbon fossile di Valle Castellana, in Il Gran Sasso d’Italia, anno VI, L’Aquila 1841, p.15;

• Osservazioni su specie ignote nel regno di farfalle e altri ditteri, in Filiatre Sebezio, anno XI, vol.XXI, fasc.CXXII, Napoli;

• Memoria medico zoologica sopra una genesi verminosa…, in Bollettino

dell’Accademia degli Aspiranti Naturalisti, anno I, Napoli 1842, p.121;

• Sulla geologia del Teramano, in Il Gran Sasso d’Italia, anno V, n.XXIII, L’Aquila 1842, p.356;

• Websterite calcarea del Teramano, in Annali dell’Accademia degli Aspiranti Naturalisti, anno II, vol.II, Napoli 1843, p.263

• Memorie sulla argilla pisolitica, in Annali dell’Accademia degli Aspiranti Naturalisti, anno III, Napoli 1844;

• Malacologia pretuziana ossia enumerazione dei molluschi marini, fluviatili e terrestri viventi nella provincia di Abruzzo ult. I° letta nella tornata del 30 maggio 1845 della r.Società economica dal socio ordinario sig.Antonio dott.Amary ed accompagnata dall’esposizione degli oggetti illustri, in Il Gran Sasso d’Italia, anno VIII, n.XIII, L’Aquila 1845, pp.193-205;

• Memoria intorno le fisiche modificazioni della Provincia Teramana avvenute nel periodo storico. Presentata all’Accademia degli Aspiranti naturalisti nel 1845;

• Metamorfosi della mosca dell’ulivo, in Gran Sasso d’Italia, anno VII, n.XVIII, L’Aquila 1845, p.266;

• Analisi di due pregevoli acque minerali della provincia, (a cura di G.Bonolis) in Gran Sasso d’Italia, anno VII, n.XVIII, L’Aquila 1845, p.266;

• Sulla geologia del Teramano negli Abruzzi, in Atti della VII Riunione degli Scienziati italiani, parte II, Napoli, 1846;

• Metamorfosi della mosca dell’ulivo, in Gran Sasso d’Italia, anno IX, n.IV, L’Aquila 1846, pp.205-206;

• Analisi di due pregevoli acque minerali della provincia, (a cura di G.Bonolis) in Gran Sasso d’Italia, anno IX, n.IV, L’Aquila 1846, pp.230-231;

• Sulla geologia del Teramano negli Abruzzi, in Atti della VII Riunione degli

Scienziati italiani, parte II, Napoli 1846;

• Geologia della provincia. Memoria presentata nella tornata generale del 30 settembre 1849 del VI Comizio Agricolo in Teramo;

• Primi elementi di Mineralogia, Tipografia Aternina, in 8 volumi, L’Aquila 1850;

• Storia naturale e inorganica della provincia teramana, Tipografia Aternina, L’Aquila 1854 (riedizione del Centro culturale aprutino, Bellante -Teramo 1994);

• Riflessioni teoretiche intorno ai tremuoti di Aquila (Memoria preannunziana stesso Amary nella “Storia Naturale”)

tutti pazzi per la Civita

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