Ottavio Colecchi, filosofo, matematico, nasce il 18 settembre 1773 a Pescocostanzo e muore a Napoli il 25 agosto 1847
I genitori, Giovanni Battista Giocondino e Grazia Nicoletta Spallone sono entrambi di modesta condizione.
Qui compì i suoi primi studi e, su suggerimento di uno zio sacerdote, fu avviato alla carriera ecclesiastica.
Si trasferì, ormai ventenne, ad Ortona a Mare dove entrò nell’ordine dei Domenicani col nome di fra Tommaso e dove conseguì la laurea in teologia.
Subito manifestò le sue qualità di oratore che vennero messe al servizio dell’ordine; infatti come predicatore visitò molti conventi abruzzesi.
Nel 1809, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi, Ottavio Colecchi tornò a Pescocostanzo in qualità di prete secolare.
Già nel 1810 lo troviamo a Napoli dove pubblicò le sue prime opere a carattere scientifico, nello specifico matematico: “Memorie sulle forze vive” e “Riflessioni sopra alcuni opuscoli che trattano delle funzioni fratte”.
Quanto fosse apprezzato il suo ingegno lo dimostra l’imminente ammissione come socio all’Accademia Pontaniana e la nomina, nel 1812, a professore di calcolo sublime nella Scuola Politecnica Militare (il Collegio della Nunziatella).
All’interno dell’Accademia ebbe modo di svolgere lezioni sui suoi scritti tra cui una nuova opera matematica, “Su i punti del regresso della seconda specie”.
Fu un evento politico, la caduta di Murat (re di Napoli dal 1808) avvenuta nel 1815, a porre fine a questo periodo felice e prolifico nella vita di Colecchi.
Immediatamente lasciò la città partenopea e, dopo un breve soggiorno a Roma e di nuovo a Pescocostanzo (ne costituisce testimonianza un sonetto scritto in occasione delle nozze di un parente), partì per la Russia.
Qui rimase tra il 1817 il 1818 e svolse attività didattica sia come docente presso l’Università di Pietroburgo, dove insegnò filosofia e matematica, sia come precettore privato dei figli dello zar Nicola I.
Fu aggregato all’Accademia imperiale delle Scienze.
Durante il viaggio di ritorno in Italia, nel 1819, fece sosta a Königsberg, in Germania, dove ebbe modo di studiare le opere originali di Kant.
Questa parentesi estera e il contatto con ambienti culturali nuovi diede notevole impulso al suo sviluppo intellettuale.
Tornato in Italia nel 1819 ottenne la nomina a professore di fisica e matematica sublime al Liceo dell’Aquila dove rimase fino al 1821, anno dello scoppio dei moti rivoluzionari.
Sospettato di simpatie liberali venne sospeso dall’incarico e tornò a Pescocostanzo.
Qui insegnò privatamente fino al 1829 e nello stesso periodo fu aggregato al capitolo dei canonici della Colleggiata.
Nel 1829 si trasferì definitivamente a Napoli dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1847.
Dopo aver conseguito, nel 1831, l’abilitazione alla docenza, iniziò ad insegnare matematica, fisica e filosofia in un istituto privato diretto dal nipote sacerdote Don Giuseppe Colecchi.
Ottavio Colecchi era uno dei pochi che, oltre al francese, conoscesse anche il tedesco e fosse perciò in grado di conoscere direttamente dalle fonti i filosofi cui maggiormente ci si rivolgeva in quel tempo.
Il suo insegnamento fu per questo molto apprezzato.
Testimonianza di tanta stima si trova in lettere e documenti di alcuni suoi scolari.
Silvio Spaventa così scriveva nel 1889: “Né mio fratello, né io fummo propriamente discepoli suoi, ma ambedue avemmo per lui grandissima venerazione, e lo visitavamo spesso, e, a me particolarmente, spesso accadeva di sentire le sue lezioni”.
Oggi Ottavio Colecchi viene ricordato più come filosofo che come matematico.
Di recente è stato riconosciuto come precursore degli studi del pensiero di Kant in Italia.
A lui si deve la prima lettura ed un’opera di divulgazione del kantismo nel nostro paese.
Di lui Bertrando Spaventa, nell’elogio funebre, disse: “…di tutti gli espositori e seguaci, sino allora conosciuti di Kant, era da dire che il Colecchi avesse compreso meglio la dottrina kantiana”.
Il suo principale antagonista in ambito filosofico fu Pasquale Galluppi.
A fare un confronto tra i due fu il Settembrini nelle sue Ricordanze: “Un altro filosofo era in Napoli e gagliardo forse più del Galluppi, che fu Ottavio Colecchi, ma perché propugnatore della dottrina di Kant, perché di animo fiero e sdegnoso e di libere opinioni, non ebbe mai uffizio e insegnò a pochi, e non levò sì alto grido.
La sua produzione letteraria va divisa tra scritti matematici e scritti filosofici.
Gli scritti matematici si collocano all’inizio della sua attività di scrittore, nel primo periodo di soggiorno a Napoli.
Nel 1814 pubblicò "Analisi applicata alle tre dimensioni" e l’anno successivo” Calcolo differenziale e integrale”.
Dopo una pausa legata alle sue vicende biografiche tornò a scrivere opere matematiche durante il secondo soggiorno napoletano; nel 1836 pubblicò “Sui problemi delle trazioni” ed un articolo dal titolo “Sul paraboloide elettrico parabolico”.
Nel 1847 pubblicò, infine, un opuscolo in francese “Le calcul des variations avec des observations critiques”, giunto a noi incompleto.
È invece andato perduto il trattato Geometria descrittiva.
Uno dei primi scritti filosofici è un articolo del 1836 pubblicato sul Progresso di Napoli “Se la sola analisi sia un mezzo d’invenzione, o s’inventi colla sintesi ancora”.
Questo, insieme ad altri articoli e saggi, venne pubblicato nell’opera principale del Colecchi, “Sopra alcune questioni le più importanti della filosofia”.
Osservazioni critiche del 1843. L’opera prevedeva una tripartizione, analoga a quella kantiana, corrispondente alle tre parti della filosofia: quella speculativa, quella morale e quella estetica.
I primi due volumi furono stampati e pubblicati, del terzo fu sospesa la pubblicazione dalla censura governativa.
Nei manoscritti da lui lasciati sono stati ritrovati il testo d’Ideologia e il testo delle lezioni di Logica e di Psicologia.
Analisi applicata alle tre dimensioni Memoria sui problemi delle trazioni
Saggio sulle leggi del pensiero
Se nell’invenzione eserciti maggiore influenza la sintesi o l’analisi
Sopra alcune questioni le più importanti della filosofia. Osservazioni critiche
Questioni filosofiche
Metafisica