Angelo Camillo De Meis, scienziato, nasce il 14 luglio 1817 a Bucchianico, e muore a Bologna il 6 marzo1891.
Fin da giovanissimo mostrò grande interesse per le scienze naturali, collezionando piante e minerali.
Studente del Regio Collegio di Chieti tenuto dagli Scolopi, si trasferì a Napoli nella scuola di Pietro Ramaglia dove fu allievo dei letterati Basilio Puoti e Francesco De Sanctis, del filosofo Bertrando Spaventa e dello stesso Ramaglia, noto medico napoletano.
Laureatosi in medicina teorico-pratica, nel 1841 il De Meis divenne diviene prima socio dell’Accademia degli Aspiranti naturalisti, di cui sarà Presidente nel 1848, e poi medico aggiunto dell’Ospedale degli Incurabili.
Aprì una scuola privata di grande successo, dove insegnò anatomia, patologia, fisiologia e scienze naturali e dal 1848 assunse la carica di rettore del Collegio medico chirurgico di Napoli.
Furono anni di agitazioni liberali e gli eventi che successero in molte parti d’Italia indussero Re Ferdinando II di Borbone a concedere la Costituzione e indire la elezioni per il Parlamento.
Con tali elezioni Angelo venne eletto deputato per la circoscrizione Abruzzo Citra (Chieti) e si schierò subito tra i parlamentari che firmarono la protesta contro il Re inoltre sostenne la protesta di Pasquale Stanislao Mancini contro la repressione operata dalle truppe borboniche durante la manifestazione del 15 maggio e l’accusa di tradimento al re.
A causa di tali rivolte, Angelo fu rimosso prima dalla carica di rettore e poi sottoposto a processo; dall’ottobre 1849 fu costretto all’esilio e soggiornò prima a Genova, a Torino per poi stabilirsi in Francia a Parigi dove visse per quattro anni, fino al 1853.
Il De Meis, durante il soggiorno francese, offrì la solidarietà verso gli esuli e gli immigrati italiani, esercitando gratuitamente la professione di medico.
Insegnante di antropologia all’Università parigina ebbe l’occasione di entrare in contatto con il mondo scientifico locale, divenne prima assistente del fisiologo Claude Bernard, da Armand Trousseau ottenne l’incarico di insegnare semeiotica medica e strinse un proficuo rapporto con il filosofo Victor Cousin.
Durante gli anni francesi diede alle stampe diversi studi a carattere scientifico.
Dal 1953 rientrò in Italia soggiornando prima a Taggia, in Liguria, presso lo scrittore Giovanni Ruffini, autore del romanzo Il dottor Antonio scritto nel 1855 che, secondo la tradizione, è stato ispirato proprio dal De Meis.
Stabilitosi a Torino ebbe l’occasione di ritrovare gli esuli napoletani come Francesco De Sanctis e Diomede Marvasi.
A Torino il De Meis noto come “l’angelo degli immigrati” continuò la sua opera di assistenza e ebbe l’occasione tenere in cura Teresa Stampa, seconda moglie di Alessandro Manzoni, e di conoscere personalmente lo scrittore.
Rientrato a Napoli nel 1860 divenne assistente di Francesco De Sanctis, ministro dell’Istruzione nel governo provvisorio, ed eletto membro straordinario del Consiglio superiore della pubblica istruzione.
Dal 1861 al 1867 fu deputato al Parlamento del Regno d’Italia, nel 1863 fu professore di Storia della medicina presso l’Università di Bologna.
Tra il 1868 e il 1869 scrisse le sue opere più importante: “Dopo la laurea”, un romanzo-saggio a sfondo autobiografico nella quale ribadì le sue convinzioni filosofiche e “Il Sovrano”, un opera-sintesi del suo pensiero politico liberale.
A causa di quest’ultima opera si aprì una diatriba tra il De Meis e Giosuè Carducci, suo collega universitario ed fervente sostenitore del pensiero democratico.
Angelo nel 1875 sposò Ippolita Unico, appartenente alla famiglia dei conti Pantellani, la donna che gli restò accanto sino alla morte avvenuta a Bologna il 6 marzo1891.
Il suo corpo venne traslato nel paese natale.
Le opere principali:
• Nuovi elementi di fisiologia generale speculativa ed empirica, Tipografia
dell’Ancora, Napoli 1848-1849, vol. II;
• Dopo la laurea, Monti editore, Bologna 1868-1869, vol. II;
• Tipi animali, Monti editore, Bologna 1872-1875, vol. II;
• Il Sovrano. Saggio di filosofia politica con referenza all’Italia (1868), a
cura di Benedetto Croce, Laterza, Bari 1927.