Cesare De Titta, poeta, nasce il 27 gennaio 1862 a Sant'Eusanio del Sangro, dove muore il 14 febbraio 1933
Figlio del notaio Vincenzo e di Sofia Loreto, rimase presto orfano di padre e madre e, pur senza vocazione, all'età di sedici anni entrò nel seminario di Lanciano per divenire sacerdote.
Insegnò lettere classiche al seminario di Venosa tra il 1881 ed il 1889, divenendone anche rettore: al suo periodo lucano risalgono i suoi Saggi di traduzione da Catullo, pubblicati in Abruzzo nel 1890, presso la casa editrice Carabba.
L'opera gli valse il diploma honoris causa di insegnante di lettere da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, che nel 1891 gli permise di ottenere la cattedra di greco e latino presso il liceo classico di Lanciano.
Sempre presso la casa editrice Carabba pubblicò una Grammatica della lingua viva ed una Grammatica della lingua latina.
Lasciato l'insegnamento nel 1926, si ritirò nella villetta che possedeva nel suo paese natale e si dedicò interamente alla produzione letteraria, impiegando la lingua italiana, quella latina ed il dialetto abruzzese, donde l'appellativo di poeta dai tria corda: in particolare si ricordano due volumi delle Poesie, Canzoni abruzzesi, Canzoniere, la raccolta di poemetti Gente d'Abruzzo e Cantus et flores.
Inoltre tradusse in abruzzese La figlia di Jorio ed in latino le Elegie romane di Gabriele D'Annunzio.
Fu amico del poeta e militare Salvatore Caporaso al quale dedicò un epitaffio in latino.