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Oreste RecchioneOreste Recchione, pittore, nasce il primo settembre 1841 “casualmente” durante una sosta di viaggio a Sant'Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, in località “Taverna del Passo”, e muore a Napoli il 10 novembre 1904.

Primo di dieci figli di Orazio e Marianna Parzanese.

Il padre, di 23 anni, è nativo di Palena, e appartiene ad una agiata  famiglia di manifatturieri e commercianti lanieri.

La madre, poco più che ventenne,  è originaria di Ariano di Puglia (l'odierna Ariano Irpina) ed è sorella, secondogenita di nove figli, di Pietro Paolo Parzanese, sacerdote, illustre letterato e oratore di fama deceduto prematuramente a Napoli nel 1852.

Poco tempo dopo la nascita di Oreste la giovane coppia fa ritorno a Palena ove Orazio lavora, alle dipendenze del padre e insieme al fratello Giuseppe nel lanificio di famiglia.

Trascorre quindi l'infanzia in quel piccolo centro ove, all'età di cinque anni (così come puntualmente annotato nel voluminoso Registro contabile della famiglia: “... 1846 – incomincia ad andare a scuola Oreste ad aprile suddetto anno a D. 4,00...”), prende a frequentare le scuole comunali, interessandosi fra l'altro alla ricca tradizione dei ceramisti locali e dimostrando precocemente “molto trasporto pel disegno”.

Su interessamento del padre segue gli insegnamenti del Canonico Cesare Falcocchio, parroco del paese.

Si trasferisce nel 1850 nella vicina Pescocostanzo, all'epoca Capoluogo del Circondario del Mandamento di Sulmona, nell'Abruzzo Citeriore, da sempre cittadina ricca di fermenti sociali e culturali nonché importante sede di produzione laniera.

Qui viene istruito da Pietro Mosca e dal Canonico Francescantonio Zappi, parroco della Basilica Collegiata di Santa Maria del Colle desumendone oltre agli insegnamenti umanistici una forte inclinazione patriottica e liberale.

In questa stessa città è riferita la conoscenza dello storiografo coetaneo Nunzio Federico Faraglia, nativo del posto, e soprattutto la prima frequentazione del pittore Teofilo Patini, originario della vicina Castel di Sangro.

Fra i due artisti nascerà una sincera, fraterna e duratura amicizia testimoniata  da frequenti scambi di esperienze e suggellata fra l'altro da un giovanile “Ritrattino di Oreste Recchione” licenziato dall'illustre sangrino.

Il soggiorno formativo a Pescocostanzo si protrae fino al 1855, anno in cui il pittore si trasferisce a Napoli dallo zio paterno Raffaele, medico e docente presso la facoltà di Medicina dell'Università Federico II.

L'anno successivo si iscrive al corso di laurea in  Lettere e Filosofia e quindi, nel '57, prende a frequentare contemporaneamente  i corsi dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, probabilmente con il sostegno dello stesso zio Raffaele e su consiglio del fraterno amico Patini, avendo per comuni maestri  Biagio Molinari e, per il disegno, Giuseppe Mancinelli.

Incontra nella capitale del Regno altri giovani pittori abruzzesi, tra cui Valerico Laccetti, Gennaro Della Monica, Nicola Pitocco e lo scrittore Domenico Ciampoli ed è subito attratto dagli insegnamenti della “libera scuola di pittura” di Filippo Palizzi e Domenico Morelli, che propugna lo “studio dal vero”.

Si ispirano comunque al gusto della pittura storico-romantica del Morelli, al pari del Patini, le prove di esordio.

Nel 1861 conclude la frequenza dei corsi di pittura dell'Accademia nel mentre risulta Socio fondatore della storica Società Promotrice partenopea.

Nel 1862 è documentato il suo domicilio a Napoli in Vico Lungo Avvocata al civico 46; espone alla I Mostra della Promotrice napoletana il dipinto Raffaello e la Fornarina con la richiesta per l'acquisto di 120 lire del nuovo regno.

La partecipazione alla Promotrice è costante negli anni successivi. Il pittore è presente nel 1863 alla II edizione (La toletta), nel '64 alla III (Studio dal vero; Dintorni di Pompei; Anfiteatro di Pompei), nel '66 alla IV (Un mattino d' autunno in Abruzzo; Dante esule dai balzi dell'Appennino contempla la Toscana), nel '67 alla V (Paesaggio), nel '69 alla VI (Studio dal vero con figura; Studio di campagna d'Abruzzo), nel '70 alla VII (Paesaggio), nel '71 alla VIII (La pioggia; Il potatore), nel '73 alla X (Studio da un basso rilievo in bronzo dorato nella chiesa de'  SS. Apostoli), nel '74 alla XI  (Il piccolo gregge), nel '75 alla XII (Tempo piovigginoso; Cane da guardia), nel '76 alla XIII (Gruppo di azalee-Ricordo dell'ultima esposizione dei fiori nella Villa Nazionale; Forte Rovigliano in Castellammare di Stabia), nell '81 alla XVII (Una sera di autunno fra i monti Abruzzesi), nell '82 alla XVIII (Una foresta con un lupetto in ufficio, di impressionante riferimento palizziano, acquistato dalla Provincia di Napoli ove è tuttora conservato e riesposto alla Promotrice dell'88), nell '83 alla XIX (L'avanguardia del gregge- campagna abruzzese, acquistato dalla Provincia di Napoli ed ivi conservato nonché riesposto alla Promotrice del '94), nell '84 alla XX  (Ritratto, Un mattino di primavera), nell '85 alla XXI (Inverno, Primavera), nell '88 alla XXIV (Le rive del Sangro – l'approssimarsi del temporale).

Nel 1870 si trasferisce in Via Lago San Giuseppe de' Nudi al civico 74 e completa un vigoroso  ed originale Sant'Andrea pescatore, prima ed importante opera a carattere sacro, di chiara impronta morelliana con evidenti influenze simboliste, commissionatagli dai canonici Don Giovanni Vittoria e Don Francesco Campana per la Chiesa  della Madonna del Rosario di Palena.

Per la stessa l'Artista riceve un compenso di lire 114,75 a rimborso delle sole “spese vive”.

Nel 1877 risiede a Chieti ed è presente alla Esposizione Nazionale di Belle Arti a Napoli con il dipinto Dafni e Cloe (paesaggio) collocato in una sala accanto ad opere di Telemaco Signorini ed Antonio Mancini.

L'11 ottobre 1879, all'età di 38 anni, rientrato a Napoli, sposa tale Marianna Damiano di Benedetto.

Poco si sa di questa unione dalla quale comunque non nascono figli.

Nel 1880 risulta domiciliato in Via Largo Santa Maria Apparente al civico 6.

Lo stesso anno è presente alla IV Esposizione Nazionale di Torino con il dipinto Una sera d'autunno fra i monti Abruzzesi (che esporrà l'anno successivo alla XVII Promotrice napoletana).

Trascorre la vita tra Napoli e Palena, ove compie sempre più frequenti sortite, ritirandosi a dipingere “dal vero” il paesaggio, soprattutto alle falde della Majella.

Sono documentati e riferiti a questi anni rapporti di amicizia e frequentazione, oltre che con Teofilo Patini, con Francesco Paolo Michetti e con Salvatore De Gregorio.

In particolare la presenza a Palena di Michetti, più giovane di dieci anni,  è comprovata da alcune foto, scattate probabilmente dallo stesso Recchione.

Nel 1885 ripropone alla Esposizione di Genova l'opera Primavera (già presentata alla XXI Promotrice dello stesso anno).

Su istanza ottiene, in data 30 giugno, dalla Presidenza del Regio Istituto di Belle Arti di Napoli la “patente di abilitazione all'insegnamento del disegno nelle Scuole tecniche, normali e magistrali”.

Vince poi il concorso per l'insegnamento presso gli Educandati Femminili di Santa Maria dei Miracoli e di San Marcellino, non disdegnando l'insegnamento privato, soprattutto di disegno, in facoltose famiglie napoletane.

Si dedica sempre più in questa fase della vita artistica alla produzione di opere sacre, oltre che di soggetti floreali.

Lo stesso motivo floreale è poi richiamato nei soggetti sacri.

Realizza nel 1897 la Madonna dei fiori detta Rigantina, datata e dedicata,  nel mentre sono  documentate per lo stesso periodo una Madonna di Pompei (commissionata dal senatore Ginistrelli) ed una Via crucis su lavagna per il Circolo della Congrega degli artisti di Napoli.

Nel 1902 completa il dipinto La Sacra Famiglia, imponente pala d'altare commissionatagli dall'Abate Giovanni Di Paolo per la chiesa parrocchiale di Lettopalena, piccolo borgo nelle vicinanze di Palena, unica opera sacra firmata e datata, attualmente allocata nell'abbazia di Monteplanizio.

E' recente peraltro  il ritrovamento di due dipinti sacri inediti: Il miracolo di San Falco, protettore di Palena e Gesù consegna le chiavi a San Pietro, già restaurate e attualmente conservate nella Chiesa Parrocchiale di Palena.

Muore il 10 novembre 1904 nella sua casa napoletana di Vico Gerolamini al numero 11, nel quartiere di San Lorenzo.

La sua prematura scomparsa è partecipata dolorosamente da tutto l'ambiente artistico napoletano.

Oltre le opere citate si ricordano: Riposo del taglialegna, Madonna con Bambino e fiori, Albero storto con casa sullo sfondo, Pastorelli nel parco (o Contadinello con zufolo) (collezione eredi del pittore), Il legnaiolo ai margini del bosco, Boscaiolo, Ferrovia in costruzione, Taglio di alberi, Avvicinarsi della tempesta, Casolare sotto la montagna (o La Maiella dal Cerreto), Le rive del Sangro all'approssimarsi del temporale (1888).

Alla stregua di altri pittori abruzzesi del tempo, segnatamente Francesco Paolo Michetti, Pasquale Celommi e Basilio Cascella, Recchione si interessa, sebbene in forma minore, dello strumento fotografico come mezzo tecnico.

Sono a tal riguardo conservate alcune foto eseguite a Palena aventi per oggetto riti sacri (Processione a Palena),  attività campestri (La trebbiatura sull'aia con buoi e asini) e varia umanità (Il banditore tamburino; La venditrice di cipolle).

Pasquale Del Cimmuto

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