Pin It

Ignazio Cerio, medico, archeologo, naturalista, nasce il 28 febbraio 1840 a Giulianova da Pasquale, originario della Campania, e da Raffaella Fossi, abruzzese, che al momento della nascita del figlio aveva appena 18 anni.

“Ignazio Cerio, personaggio eclettico, affascinante quanto eccentrico, Quest'uomo non era che un magnifico seminatore di idee, di esempi e di lavoro…". Raffaele Bellini

Il padre Pasquale è documentato a Giulianova già dal 1838 come agente della locale Regia Dogana, dopo aver scontato una ingiusta pena detentiva di tredici anni sull’isola di Ponza perché sospettato di idee liberali.

Poco o nulla si conosce degli anni giovanili di Ignazio fino al 1861, quando lo troviamo laureato in Medicina all’Università di Napoli.

Nello stesso anno intraprende la carriera militare per volere del padre, con l’incarico di medico aggiunto presso il Corpo sanitario militare. In questa veste svolge le sue mansioni prima a Torino, presso l’Ospedale Divisionario, quindi a Pisa, poi a Piacenza, Misilmeri e Cefalù.

Abbandonata la carriera militare nel 1870 per infermità, si stabilisce a Capri dove rimarrà fino alla morte. Nell’isola, Cerio si fa interprete dei rinnovati interessi per la ricerca scientifica che caratterizzarono gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento. Il Nostro dottore vive pienamente questo tempo intrecciando continuamente i suoi interessi.

L’amore per l’archeologia lo aveva portato, durante il periodo del servizio militare, ad avviare una corrispondenza con l’archeologo Carlo Bonucci e proprio stimolato da questi, iniziò una serie di ricerche per individuare testimonianze dell’epoca paleolitica, ricerche che abbandonò quasi subito per interessarsi della flora e della fauna marina dell’isola di Capri.

Nonostante il suo forte impegno che oscilla tra l’archeologia, la geologia e le discipline naturalistiche, Cerio non tralascia la medicina, dove, in occasione dell’epidemia di peste che colpì Capri nel 1873, il suo impegno gli valse, oltre al pubblico riconoscimento delle autorità cittadine, anche la nomina a medico condotto dell’isola. Interessanti furono anche i suoi studi e sperimentazioni finalizzati alla cura della tubercolosi, basati sull’azione medicamentosa delle esalazioni dei vapori della solfatara di Pozzuoli.

Nella cittadina campana, Cerio insieme ad un socio, affittò una casa con 14 stanze adibite a sanatorio, proprio per sperimentare l’effetto dei vapori di zolfo, ma il progetto, pur valido, non ebbe esiti economici felici.

Con apprezzabili risultati si dedica alla ricerca di nuovi molluschi marini scandagliando le zone sabbiose del litorale con una draga, da lui stesso progettata e costruita. In queste ricerche coinvolge altri studiosi, come Raffaele Bellini, operanti presso la famosa scuola napoletana di naturalisti diretta da Arcangelo Scacchi, da Gabriele Costa e il figlio Achille.

Proprio in seguito a questa attività, scoprirà nell’aprile del 1872, con la collaborazione dello zoologo Paolo Panceri, la Cavernularia pulpusilla , un nuovo esemplare di pennatularia della famiglia dei Celenterati.

E’ il periodo in cui Cerio realizza tutta una serie di importanti scoperte che gli daranno enorme fama nel mondo severo degli studiosi. La sua attività, condotta senza soste e sorretta da un sorprendente intuito, gli permetterà di individuare la Podarcis sicula corulea, una particolare lucertola di colore azzurro presente tuttora sui faraglioni di Capri.

La scoperta ufficializzata nel giugno del 1872 dallo zoologo Theodor Eimer, non solo dava modo di focalizzare l’interesse scientifico su uno dei più affascinanti casi di ipercromatismo insulare, ma apriva anche un dibattito interessante sulla veridicità della teoria darwinaniana dell’evoluzione.

Quindi, ancora prima che a Napoli sorgesse la Stazione Zoologica, Ignazio Cerio già riportava alla luce materiali litici e con lui iniziava a prendere forma quella attività di ricerca e di raccolta di una grande quantità di materiale: pesci, stoffe, molluschi, monete, reperti archeologi oggetto di osservazione da parte degli studiosi e di conservazione da parte dei Musei.

Uomo di grande umanità, inorridito dai metodi di sepoltura riservati ai protestanti, istituì, con l’inglese Heyward la Società filantropica per la cura del Cimitero Acattolico che fondò nel 1870 attraverso la cessione, a prezzo simbolico, di un terreno di sua proprietà; a lui nel 1936 subentrerà il figlio Edwin, che cederà a titolo gratuito altri 600 m² destinati all’allargamento del cimitero. Nel 1873 sposa Elisabeth Grimmer che gli darà tre figli: Giorgio, Edwin e Arturo.

Edwin continuerà ed accrescerà la fama del padre diventando un personaggio molto in vista nell’isola di Capri fino a diventarne sindaco dal 1920 al 1923. Altrettanto straordinarie furono le scoperte di Cerio di due aracnidi sconosciuti, il velenoso Theridium malmignattus e il Liocranum Cerioi, ragno cieco della Grotta Azzurra, che porta il suo nome. Nel 1874 offre un preziosissimo contributo all’aracnologo Pietro Pavesi che gli permise di compilare un elenco completo delle specie di ragni di Capri.

L’interesse di Cerio si spostò alla paletnologia, scienza che studia la cultura delle civiltà umane preistoriche e protostoriche attraverso l’analisi dei reperti materiali. In questo ambito, nel periodo tra il 1874 e il 1876, lo studioso giuliese riporta alla luce alcuni manufatti che testimonierebbero la presenza demica sull’isola in età neolitica e del bronzo, teoria suffragata dal rinvenimento, durante una campagna di scavi da lui condotta nella Grotta delle Felci, di resti di ceramica dipinta, di macine e di resti umani.

Ignazio Cerio non fu però solo un uomo di scienza, nel 1880, infatti, si dedica alla pittura, incoraggiato dall’artista britannica Sophie Gengembre, caposcuola della pittura romantica del tempo che a Capri coltivava col marito Walter Anderson un cenacolo culturale.

Cerio si dedica alla pittura con un genere tutto suo: le Testine ideali che incontreranno favore in Inghilterra dove furono vendute dal mercante d’arte Arthur Tooth. Alla passione per la pittura seguì quella per la lavorazione del marmo che impegnò l’eclettico Cerio per ben 14 anni nel restauro dei pavimenti augusto-tiberiani di Villa Castello a Capri di proprietà degli Anderson.

Ne curò personalmente il disegno, il taglio, la lustratura e la ceratura delle camere, dei corridoi e dei viali. Non si possono non menzionare i suoi studi di ornitologia, con il catalogo relativo a tutte le specie volatili dell’isola, da lui curato, e l’assidua collaborazione con l’ornitologo Enrico Figlioli che gli valsero una serie di riconoscimenti, diplomi e benemerenze. Nel 1883 viene nominato socio corrispondente del Circolo degli Aspiranti Naturalisti; nel 1887 riceve la nomina di membro onorario della Etrusca Accademia e di socio onorario della Regia Società Didascalica italiana. Due anni dopo, nel 1889, lo troviamo come socio della Società Zoologica Napoletana.

Nel 1906 vicino all’Hotel Quisisana di Capri rinvenne frammenti di Elephas Antiquus e di rinoceronte.

Gli esemplari più tipici e caratteristici furono donati al Museo Archeologico dell’Università di Napoli e al Museo Kirkeriano di Roma e studiati dall’antropologo Abele De Blasio e dall’archeologo Luigi Pigorini. Il 7 febbraio 1906 è socio corrispondente della Società Africana d’Italia; del 1908 è l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine della Corona cui seguono, nel 1911, la nomina a Ispettore onorario per i Monumenti di Capri e il titolo di Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia. Ignazio Cerio morì nella sua casa di Capri il I maggio 1921.

La sua vita è stata percorsa da una geniale versatilità e da una spinta continua alla ricerca della verità delle cose e il risultato di sessant’anni di studi e ricerche è conservato a Capri presso il Centro Caprense di Studi a lui intitolato ed istituito dal figlio Edwin nel 1949.

Il Centro Caprense “Ignazio Cerio”, ha per scopo la promozione, anche in collaborazione con altri Enti, delle attività che illustrino l’importanza storica, naturalistica ed artistica di Capri. Esso si prefigge, inoltre, di incoraggiare qualsiasi iniziativa che arricchisca la vita culturale dell’Isola, comprendendo in ciò anche la difesa delle sue bellezze naturali, con esclusione di qualsiasi attività di carattere religioso o politico. Comprende una parte adibita a biblioteca ed un’altra a museo: la biblioteca contiene codici autografi, carteggi, documenti musicali, volumi e opuscoli su Capri a partire dal Seicento. Ospita l’Archivio Carelli con manoscritti su Capri, una emeroteca e una fototeca; il Museo è composto di quattro sale.

La sala geo-paleontologica offre l’opportunità di comprendere l’origine di Capri e gli organismi fossili rinvenibili nelle sue rocce. Oltre al materiale raccolto da Ignazio Cerio nuovo materiale è stato aggiunto nel 2000 per completare l’allestimento della sala. Nella sala paletnologica sono esposti reperti relativi alle più antiche scoperte effettuate dal Cerio sull’isola. Carlo Maria d’Este (Centro regionale Beni Culturali)

tutti pazzi per la Civita

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna