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Carlo Azeglio CiampiCarlo Azeglio Ciampi, economista, banchiere, politico, nasce il 9 dicembre 1920 a Livorno, e muore a Roma il 16 settembre 2016.

Dopo Enrico De Nicola, Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi, Antonio Segni, Giuseppe Saragat, Giovanni Leone, Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi è stato il 10° presidente della Repubblica italiana, dal 18 maggio 1999 al 15 maggio 2006.

È stato governatore della Banca d'Italia dal 1979 al 1993, presidente del Consiglio dei ministri (1993-1994), Ministro del tesoro e del bilancio e della programmazione economica (1996-1997), quindi Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica (1998-1999).

Primo presidente del Consiglio e primo capo dello Stato non parlamentare nella storia della Repubblica, Ciampi fu anche il secondo Presidente della Repubblica eletto dopo essere stato governatore della Banca d'Italia, preceduto da Luigi Einaudi nel 1948.

È stato anche governatore onorario della Banca d'Italia.

Dopo una militanza giovanile nel Partito d'Azione, Ciampi non ha più aderito ad alcun partito.

Come Capo dello Stato ha conferito l'incarico a tre Presidenti del Consiglio: Massimo D'Alema (del quale ha respinto le dimissioni di cortesia presentate nel 1999), Giuliano Amato (2000-2001) e Silvio Berlusconi (2001-2006); ha nominato cinque senatori a vita: Rita Levi-Montalcini nel 2001, Emilio Colombo nel 2003, Mario Luzi nel 2004, Giorgio Napolitano e Sergio Pininfarina nel 2005; ha infine nominato cinque Giudici della Corte costituzionale: nel 2000 Giovanni Maria Flick, nel 2004 Franco Gallo e nel 2005 Sabino Cassese, Maria Rita Saulle e Giuseppe Tesauro.

In quanto presidente emerito della Repubblica, è stato senatore di diritto e a vita.

Figlio di Pietro e di Maria Masino, quest'ultima nata a Pisa da famiglia di Cuneo, Carlo Azeglio frequentò l'Istituto San Francesco Saverio, retto dai Gesuiti, dalla terza elementare al liceo. Saltò la quinta elementare e la terza liceo per gli ottimi voti conseguiti nelle classi precedenti.

Dopo la maturità, concorse alla Scuola normale superiore di Pisa per un posto nel corso di laurea in lettere: nella prova scritta di italiano del concorso trattò di Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro e nella prova orale fu esaminato da Giovanni Gentile; superò il concorso classificandosi undicesimo insieme con Scevola Mariotti.

Durante il suo percorso di studi, compì diversi soggiorni all'estero, in particolare all'Università di Lipsia. Conseguì la laurea in Lettere nel 1941, discutendo una tesi in filologia classica e letteratura greca intitolata Favorino d'Arelate e la consolazione (relatore Augusto Mancini) alla Normale, dove aveva frequentato, rimanendone affascinato, le lezioni del filosofo Guido Calogero e dove aveva conosciuto anche Franca Pilla, futura moglie.

Fu chiamato alle armi nello stesso anno con il grado di sottotenente nel corpo automobilistico e inviato in Albania.

Quando fu siglato l'armistizio dell'8 settembre 1943, Ciampi, che si trovava in Italia con un permesso, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e si rifugiò a Scanno, dove trovò il suo Maestro Guido Calogero, condannato al confino per le sue idee antifasciste, esponente di primo piano del pensiero liberalsocialista e vicino al Partito d'Azione.

Il 24 marzo 1944 Ciampi, con un gruppo di una sessantina di persone, fra cui lo stesso Calogero, altri antifascisti, prigionieri sfuggiti alla Wehrmacht e con l'aiuto della guida locale Alberto Pietrorazio, partendo da Sulmona si mise in marcia per raggiungere gli Alleati, attraversando il massiccio della Majella.

Si trattava di un viaggio difficile e pericoloso, in mezzo alla neve e a temperature molto basse, lungo un percorso che toccava Campo di Giove e attraversava le linee tedesche passando per il Guado di Coccia:

«Si progredisce molto lentamente in alcuni punti, dovendo camminare quasi a quattro gambe perché i soli piedi non fanno presa (specie io che non ho i chiodi)

(...) Qualcuno comincia a scoppiare, cerco di aiutare insieme ad un altro un prigioniero che non ce la fa più: avvertiamo Alberto, ma questo dice che non può rallentare la marcia in quanto che si deve giungere al Guado di Coccia prima dell'alba, pena la sicurezza della spedizione (...) Alle quattro ormai del 25 marzo siamo al Guado»

L'itinerario, passando per Taranta Peligna, condusse infine i sopravvissuti a Casoli.

Il gruppo, che perse una decina di componenti, stremati dal freddo e dalla fatica, incontrò per primo i Patrioti della Brigata Majella.

Ciampi riuscì quindi ad arrivare a Bari, dove consegnò a Tommaso Fiore il testo manoscritto del «catechismo liberalsocialista del Partito d'azione» datogli da Calogero, si arruolò nel rifondato esercito italiano e si iscrisse al Partito d'Azione.

Il diario personale sulla traversata fu donato da Ciampi stesso al liceo scientifico di Sulmona, in occasione della sua visita a Sulmona per l'inaugurazione de "Il sentiero della libertà".

Nel 1946 sposò Franca Pilla (nata il 19 dicembre 1920), conseguì una seconda laurea, in giurisprudenza questa, presso l'Università di Pisa e partecipò al concorso che lo fece entrare come impiegato in Banca d'Italia, dove rimarrà per 47 anni (14 da governatore), dopo aver abbandonato l'insegnamento, che era, per sua stessa ammissione, la vera grande passione.

Dopo la laurea in Lettere aveva infatti ottenuto una cattedra di Lettere Italiane e Latine al Liceo Classico "Niccolini e Guerrazzi" di Livorno, dove sono ancora conservati i documenti che attestano il suo passaggio dalla Scuola alla Banca d'Italia.

Nello stesso anno s'iscrisse anche alla CGIL e ne conservò la tessera fino al 1980.

Nel 1960 fu chiamato all'amministrazione centrale della Banca.

Nel1973 diventò Segretario generale, Vice direttore generale nel 1976 e Direttore generale nel 1978.

Nell'ottobre del 1979 fu nominato Governatore della Banca d'Italia e presidente dell'Ufficio italiano dei cambi nel pieno della bufera che aveva travolto l'istituzione dopo il crack Sindona, l'incriminazione del Governatore Paolo Baffi e l'arresto del vice direttore Mario Sarcinelli (ambedue poi scagionati da ogni accusa).

Ciampi ha dichiarato che «Appena nominato Governatore andai a rendere omaggio al Capo dello Stato e dissi chiaramente che se Mario Sarcinelli avesse dovuto lasciare la Banca d'Italia, mi dovevano considerare dimissionario».

Ricoprì l'incarico fino al 1993.

Ha ricevuto, l'11 dicembre 1991, laurea honoris causa in Economia e commercio dall'Università degli Studi di Pavia.

Dall'aprile 1993 al maggio 1994 fu il presidente del Consiglio di un governo tecnico di transizione, il primo presidente del Consiglio non parlamentare della storia della Repubblica.

Non sono mancate anche in tal senso polemiche, che, sebbene minoritarie, vedono una carenza di rappresentatività popolare negli organi costituzionali, non avendo egli mai ricoperto cariche elettive.

Nel giugno 1994 fu chiamato a ricoprire la carica di vicepresidente della Banca dei Regolamenti Internazionali, ruolo che detenne fino al maggio 1996.

In seguito fu ministro del tesoro (dall'aprile 1996 al maggio 1999) nei governi Prodi I e D'Alema I.

In questo periodo, la sua opera fu caratterizzata dalla riduzione del debito pubblico italiano in vista degli obblighi imposti dal trattato di Maastricht, per garantire l'accesso dell'Italia alla moneta unica europea. Avviò il processo di privatizzazione delle Poste italiane.

È autore di alcuni libri, tra i quali si ricordano: Considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia dal 1979 al 1993, finito di stampare nel 1994; Sfida alla disoccupazione: promuovere la competitività europea e Un metodo per governare, entrambi del 1996.

La sua candidatura venne avanzata da un vasto schieramento parlamentare e in particolare dall'allora Presidente del Consiglio D'Alema che ottenne, durante le trattative, il benestare dell'opposizione di centro-destra, anche se Ciampi, che non era iscritto ad alcun partito, era molto vicino all'Ulivo.

Considerato come figura fondamentale per l'adozione dell'euro e come uno dei ministri più popolari del governo godette anche dell'appoggio del mondo economico e finanziario oltre che della stima dei dirigenti dell'Unione europea.

Il 13 maggio 1999 venne eletto alla prima votazione, con una larga maggioranza (707 voti su 1010), decimo presidente della Repubblica. In questa veste, egli cercò di trasmettere agli italiani quel patriottico sentimento nazionale che deriva dalle imprese del Risorgimento e della Resistenza e che si manifesta nell'Inno di Mameli e nella bandiera tricolore.

Ciampi fu un Presidente che, come avvenuto con Sandro Pertini, ebbe sempre un alto indice di gradimento popolare nei sondaggi fatti dai vari Istituti italiani, con una media oscillante tra il 70 e l'80% (il minimo si registrò con il 67% nel nord-est del Paese), rimanendo sempre, perciò, una delle figure nelle quali gli italiani riponevano la loro fiducia e che rafforzava, con la sua figura istituzionale, lo stesso ruolo del Presidente della Repubblica.

Come Pertini, anche Ciampi assistette a una finale calcistica dell'Italia; infatti il 2 luglio 2000 come Capo dello Stato era presente allo Stadio De Kuip di Rotterdam nella finale di Euro 2000 persa dagli azzurri ai supplementari per 2-1 contro la Francia.

Ricevette, nel 2005, il premio Carlo Magno dalla città tedesca di Aquisgrana per il suo impegno volto a garantire l'idea di Europa unita e pacifica; sempre nel 2005, ricevette honoris causa il David di Donatello per la sua volontà di rilanciare il cinema italiano.

In un intervento al Parlamento europeo fu vivacemente contestato da alcuni europarlamentari della Lega Nord, tra cui Mario Borghezio, scontenti per l'ingresso dell'Italia nella Moneta comune europea, l'Euro, citato nel discorso del Presidente della repubblica.

Durante il settennato Ciampi e sua moglie hanno posto la loro residenza presso il palazzo del Quirinale.

Sempre nel 2002, Ciampi telefonò a Giulio Andreotti per esprimergli sostegno e solidarietà rispetto alle accuse di mafia e dell'omicidio di Mino Pecorelli rivoltegli dai magistrati di Palermo e Perugia.

La consorte del Presidente, come raramente era accaduto in passato, fu spesso presente agli incontri che il marito ebbe in Italia e all'estero; "donna Franca", come è stata chiamata, fece alcune dichiarazioni "fuori dal protocollo": fecero discutere le sue esternazioni riguardo alla "TV deficiente", alla bontà e all'affetto dei napoletani ("La gente del sud è più buona e intelligente").

Da più parti a Ciampi fu chiesto di rimanere Capo dello Stato per un secondo mandato ma, per addotte ragioni anagrafiche e di opportunità istituzionale, decise di escludere l'ipotesi di un Ciampi bis al Quirinale. Sia il centro destra, sia il centro sinistra, lo ringraziarono per il suo operato super partes e come garante istituzionale.

Il 10 febbraio 2006 aprì, come da protocollo, i Giochi olimpici invernali di Torino 2006.

Il 3 maggio dello stesso anno, con una nota ufficiale dal Quirinale, Ciampi confermò la sua indisponibilità a un settennato-bis: i motivi che lo spinsero a quella decisione furono l'età avanzata e la convinzione che "il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato".

Ciampi si dimise da Presidente della Repubblica il 15 maggio 2006, stesso giorno in cui il suo successore (nominato da Ciampi senatore a vita pochi mesi prima) Giorgio Napolitano prestò giuramento.

Il suo primo atto da senatore a vita fu quello di votare la fiducia al secondo governo Prodi, esprimendosi favorevolmente riguardo al nuovo esecutivo.

Ciò provocò l'accesa reazione, manifestata durante la votazione con fischi e grida, di numerosi esponenti della Casa delle Libertà.

Un mese dopo le sue dimissioni Ciampi annunciò che avrebbe votato no al referendum confermativo sulle riforme istituzionali, motivando questa scelta in coerenza con il suo costante impegno a difesa della Costituzione: tale posizione fu criticata dal centro destra e apprezzata dal centro sinistra dalla componente dei costituzionalisti che a esso si ispira.

Dal 2007, pur non avendo mai accettato di aderirvi ufficialmente, è considerato vicino al Partito Democratico che lo ha nominato componente di diritto del Coordinamento Nazionale, come membro onorario.

Designato presidente del comitato organizzativo delle manifestazioni per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia nel 2011, fu costretto a dimettersi dall'incarico nell'aprile 2010 per un peggioramento delle sue condizioni fisiche dovuto all'età e per la scarsa collaborazione ottenuta dalle forze politiche.

A succedergli nell'incarico fu Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio.

Il 31 dicembre 2012, nonostante le precarie condizioni di salute, rese omaggio alla camera ardente di Rita Levi Montalcini, da lui nominata senatrice a vita.

Dal 24 giugno 2013, data del decesso di Emilio Colombo, è stato il più anziano senatore in carica.

Il 22 agosto 2013 fu reso noto che il presidente emerito Ciampi era stato ricoverato in una clinica privata di Bolzano per essere sottoposto a un intervento di artroprotesi all'anca il cui esito fu positivo.

L'11 luglio 2014, mentre si trovava in vacanza a Siusi, fu vittima di un'embolia polmonare, con conseguente ricovero d'urgenza in ospedale a Bolzano.

Venne dimesso dall'ospedale e fece rientro a Roma il 18 agosto 2014, a seguito del miglioramento delle sue condizioni di salute.

Si è spento il 16 settembre 2016, all'età di 95 anni, in una clinica romana.

Ciampi era credente e praticante.

In un intervista, a proposito della sua militanza al partito d'azione, ha confessato: "Ero l’unico credente in un movimento di atei." Tuttavia rivendica con forza la laicità dello stato.

In un intervista rilasciata al Corriere della sera, ha affermato: "Sono credente e praticante. Tuttavia questo non mi ha impedito di difendere la laicità della nostra Italia davanti a Giovanni Paolo II, quand'ero al Quirinale.

Ora, la fede rientra nella sfera privata delle persone, quanto al resto mi chiarii le idee già in anni lontani e non credo d'essere sospettabile di indulgenze interessate verso la Santa Sede. Le ricordo che la tesi della mia seconda laurea, dopo quella in filologia classica, era sulle libertà delle minoranze religiose, concentrata quindi sulla tutela dei non-cattolici.

La scrissi nel 1946, prima ancora che fosse completata la stesura della Carta costituzionale, di cui consideravo squilibrato proprio il capitolo concordatario. Che per fortuna, e giustamente, fu rivisto in via definitiva nel 1984".

Nel 1993 il settimanale Famiglia Cristiana sostenne in un articolo che l'allora governatore della Banca d'Italia avrebbe fatto parte della loggia massonica Hermes di Livorno legata al Rito Filosofico Italiano, a sua volta legato al Grande Oriente d'Italia.

La notizia fu smentita da Ciampi. Nel 1995 Lamberto Dini, anch'egli accusato di essere un massone, precisò dopo un'intervista che a quanto gli risultava Ciampi non aveva mai avuto alcun legame con la massoneria.

Nel 1998all'interno di un articolo de Il Messaggero curato dallo storico Aldo Mola il nome di Ciampi fu inserito tra gli iscritti a logge massoniche, ma l'elenco fu successivamente rettificato.

La presunta iniziazione massonica di Ciampi fu inoltre citata nel 1999 dall'allora senatore Luigi Manconi e da diversi articoli del quotidiano La Stampa, nuovamente smentiti da Ciampi, che annunciò l'intenzione di sporgere querela.

Nello stesso periodo l'appartenenza massonica di Ciampi fu smentita anche dal Gran maestro del Grande Oriente d'Italia Virgilio Gaito.

tutti pazzi per la Civita

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