Vincenzo Cianciarelli, pittore, nasce il 19 marzo 1846 a Magliano dei Marsi, da Giovanni e da Domenica Di Clemente e muore ,13 gennaio 1915 travolto dal terremoto che interessò la Marsica.
di Giuseppe Di Girolamo
Il padre, nato a Magliano nel 1801, anch'egli pittore ed ex-allievo dell'Accademia di San Luca, gli insegnò certo i primi rudimenti di disegno e di colore.
Gli anni della sua adolescenza erano quelli stessi in cui da Londra giungevano a Magliano notizie dei successi di Berardo Amiconi.
Tali notizie, unite all'esempio e all'ammaestramento paterno, dovettero invogliare il giovane a proseguire gli studi di pittura.
Fu mandato infatti a Napoli nel Regio Istituto di Belle Arti, che si andava allora rinnovando sotto la direzione di Napoleone Altamura in conseguenza del Regio Decreto dell'agosto 1869.
Tale decreto, firmato da S.E. il Ministro Correnti, richiedeva da parte dell'alunno anche la conoscenza delle altre arti, della storia dell'arte e della letteratura: " La cultura letteraria deve essere compagna dell'artistica ".
Dagli Atti di detto Istituto apprendiamo come nel concorso di fine anno relativo all'anno scolastico 1870-1871, il Cianciarelli si classificò al primo posto per la sezione Anatomia per Figuristi.
Nello stesso concorso per la sezione Colorito di Figura si classificò al primo posto Antonio Mancini con l'opera Vestire gli ignudi.
Durante gli studi il Cianciarelli fu amico intimo, oltre che del Mancini, anche di Francesco Paolo Michetti e di Vincenzo Gemito: artisti, questi, che dovevano poi raggiungere una rilevante notorietà, oltre che per gli indiscutibili loro meriti, anche per l'ambiente cittadino in cui vissero, certamente più favorevole di quello paesano, per l'affermazione della loro personalità artistica. Uno dei disegni che contribuirono alla conquista del primo premio (si tratta di una serie di nudi, vedi immagini) si conserva nella Sala consiliare del Comune di Magliano dei Marsi.
Formatosi alla Scuola Napoletana, dove al momento dell'apprendistato dominavano, fra gli altri, Filippo Palizzi e Domenico Gigante, segui in special modo l'insegnamento del suo maestro, Domenico Morelli.
Nel 1888 partecipò al Concorso regionale di pittura " Abruzzo e Molise ", tenutosi all'Aquila in occasione della inaugurazione del Palazzo delle Esposizioni. Vi partecipò con tre dipinti: Odalisca, Fine della mietiture, Lavorazione a mano dei mattoni.
Fu premiato alla presenza di Re Umherto I, che si era recato ad Aquila per la cerimonia inaugurale dell'importante edificio.
Se il primo titolo ci riporta ad una certa moda che imperava fin dagli inizi dell'Ottocento in Europa, gli altri due ci indicano le tendenze veriste del Cianciarelli.
Erano questi ispirati alla vita delle nostre campagne e in special modo a quella del suo paese natio: la mietitura, con tutto quel fascino che poteva suscitare quando questo importante evento nella vita dei campi non era ancora determinato dall'avvento delle macchine, che invece già si spandeva nelle zone ad agricoltura avanzata; la lavorazione a mano dei mattoni, lavoro caratteristico di Magliano, ove molte erano le fornaci per la cottura dei mattoni prima che questa attività assumesse carattere industriale.
La Fabbrica Laterizi Masciarelli entrerà in produzione solo nel I908.
Nell'Accademia da tempo si predicava il verbo verista e lo studio dal vero. Basti sfogliare gli Atti sopra citati, per conoscere quali fossero i programmi e quali gli argomenti proposti nei concorsi: figura disegnata e modellata dal nudo, paesaggio dal vero, l'industria agricola, ecc.
Del resto, abbiamo già visto studiando la vita e la formazione di Berardo Amiconi, come, fin dalla formazione di questi, si affermassero pittori che si rifacevano alla Scuola di Barbizon, come Filippo Palizzi e Giacinto Gigante.
Ma se l'Amiconi ne fu poco in Auenzato, in quanto presto abbandonò l'ambiente napoletano, il Cianciarelli visse la sua formazione proprio mentre sia il Palizzi che il Gigante si trovavano nel pieno della maturità e notevole era il loro in Ausso sui giovani.
È innegabile - scrive il Lavagnino - l'importanza che assume la personalità e l'azione di Filippo Palizzi nell'ambiente napoletano nel momento in cui, sulle orme di Domenico Morelli, i discepoli di quest'ultimo (e il Cianciarelli fu uno di questi) vorranno trasferire il loro interesse su un piano piu elevato.
Allora il vecchio maestro artigiano, con la sua arte modesta di piccole proporzioni e i suoi petulanti richiami alla realtà, rappresenterà per questi artisti, oltre che un freno, un ancoraggio sicuro.
Certo, l'influsso maggiore il Cianciarelli lo ricevette dall'arte di Domenico Morelli.
Questi, formatosi alla scuola di Camillo Guerra, non era stato insensibile all'ammaestramento di Giuseppe Mancinelli, che lo indirizzò verso il colorire storico.
Nella maturità il suo dipingere poetizzato lo farà riconoscere ufficialmente come il primo pittore del suo tempo.
La critica di oggi non è più di questo parere. Comunque, per quel che ci riguarda, è questo il periodo in cui il Morelli insegnava all'Accademia e dell'apprendistato di Vincenzo Cianciarelli.
Purtroppo i successi scolastici e i primi nel campo della professione non l'invogliarono a seguire la difficile strada dell'arte. Contrariamente all'Amiconi dal carattere inquieto e amante dell'avventura e del rischio, il Cianciarelli preferì tornarsene nel suo paese per alternare le cure dell'arte con quelle più modeste, ma più tranquille, della conduzione di una piccola azienda agricola.
Partecipò anche alla vita amministrativa del suo Comune più volte come consigliere e come assessore.
Esercitò quindi la sua attività artistica solo nell'ambito locale.
Non abbiano notizie di suoi lavori fuori dell'area abruzzese.
Conosciamo solo un lavoro, La peste di Milano, che si trova a Torre del Greco nella cappella privata dei Santoponte Senese.
Per lavorare con maggiore tranquillità, cosa questa che dimostra la sua preferenza per la campagna, si fece costruire un casale in una zona solatia ed in dolce declivio, lontano dal centro abitato.
Era costituito nella parte superiore di un'ampia stanza con caratteristiche idonee a uno studio di pittore: rilevante altezza, appropriata illuminazione e corredata dell'attrezzatura necessaria.
I lavori che di lui rimangono, visibili al pubblico, sono: il Martirio dei Santi Giovanni e Paolo, attualmente nella chiesa dedicata ai caduti, San Giuseppe artigiano in Santa Maria ad Nives, l'Adorazione del Santissimo Sacramento nella stessa santa Maria ad Nives in Magliano dei Marsi, Le Anime Sante del Purgatorio nella chiesa parrocchiale di San Donato di Tagliacozzo, la Madonna con San Giovanni Battista nella chiesa parrocchiale di Forme di Massa d'Albe, Sant'Antonio di Padova in casa Cianciarelli in Piazza della Repubblica a Magliano.
Esegui anche ritratti molto belli e riusciti, fra i quali quello del padre Giovanni andato perduto forse a causa del terremoto del 13 gennaio 1915.
Il Ritratto di Modesta Micangeli fu esposto nella grande Mostra della vita del Mezzogiorno tenutasi a Roma nel Palazzo delle Esposizioni nel 1953 e riscosse il plauso dei visitatori e della critica.
Molto richiesta fu la sua opera per la decorazione di chiese e palazzi privati e pubblici nella Marsica, ma purtroppo questi lavori, insieme agli edifici che li ospitavano, sono andati perduti nel terremoto su ricordato.
Qualcosa si conserva nella chiesa di San Donato. Nell'alto dell'abside ci sono raffigurati i profeti Geremia e Isaia in atteggiamenti ispirati.
Ci si nota però una certa fretta nella esecuzione.
Col terremoto del 1915 doveva perdere la vita anche il nostro artista, travolto dalle macerie della sua abitazione, che sorgeva nel centro storico di Magliano e che fu letteralmente cancellato dal grave sisma, insieme alla monumentale chiesa di Santa Lucia.
Questa verrà ricostruita negli anni 1934-1937. Non risorgerà più però il vecchio centro storico.
Sul suolo di una parte di questo c'è oggi il belvedere, ricco di verde, dedicato proprio al nome di Vincenzo Cianciarelli, a ricordare ai cittadini un'epoca storica veramente emblematica per la vita civile, perché ricca di cultura e di arte.