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Arturo MicheliniArturo Michelini, politico, nasce il 17 febbraio 1909 a Firenze, e muore a Roma, 15 giugno 1969.

Durante il fascismo prese parte alla guerra civile spagnola (1936-39) fra i volontari italiani a sostegno delle truppe nazionaliste di Franco.

All'interno del Partito nazionale fascista fu un gerarca di media importanza: arrivò solo a ricoprire la carica di vice-federale della capitale.

Non partecipò alla vicenda della Repubblica sociale italiana, tenendosi piuttosto in disparte in quegli anni restando a Roma dopo l'ingresso degli Alleati.

Dopo la liberazione sostenne i reduci dell'esperienza di Salò.

Fu nel ristretto gruppo dei fondatori del Movimento sociale italiano.

Il partito fu anzi fondato, il 26 dicembre 1946, proprio nel suo studio romano (era di professione assicuratore) con Giorgio Almirante segretario.

Nei primi anni del partito, il Michelini ne fu l'amministratore.

E la sua elezione a segretario nazionale otto anni dopo, nel 1954, si dovette certo anche alla sua grande abilità nel procurare al partito i finanziamenti di cui esso aveva assoluto bisogno.

Egli rappresentava la corrente moderata e filoborghese, legata ai ricordi del ventennio piuttosto che a quelli, più tragici e sanguinosi, del fascismo repubblichino, e desiderosa d'inserir la destra nel gioco politico e parlamentare italiano di quegli anni, caratterizzati dalla guerra fredda e dal timore, dentro e fuori d'Italia, d'una presa del potere da parte dei comunisti.

I riferimenti (a volte peraltro solo cercati, o sperati) di questa politica di "grande destra", conservatrice ma non eversiva, erano: sul piano politico interno, i monarchici, i liberali e la Democrazia cristiana (o comunque le correnti più conservatrici di quest'ultimi due partiti); sul piano sociale, la piccola borghesia, timorosa del comunismo e spesso non bene affètta alla democrazia parlamentare, e il grande capitale, dal quale per l'appunto proveniva il sostegno economico che il Michelini, come s'è detto, colle sue conoscenze (e soprattutto colla sua immagine rassicurante, per così dire spendibile), poteva garantire; nel campo internazionale, gli Stati Uniti d'America e il Patto atlantico.

Alla corrente micheliniana si contrapponevano, nell'MSI, soprattutto quanti, avendo partecipato alla guerra dalla parte della Repubblica Sociale, erano rimasti legati, sia emotivamente sia ideologicamente, a quell'esperienza.

Questa corrente di sinistra dell'MSI, più estremista quanto ai modi e ai metodi di lotta politica, tendenzialmente antiborghese e socialisteggiante sul piano sociale e economico (per le suggestioni e i ricordi della Carta del lavoro e del tentato ritorno, a Salò, alle origini socialiste del movimento fascista), in politica estera antiamericana e quindi contraria alla NATO, era rappresentata in ispecie da Giorgio Almirante, che del Michelini fu per molto tempo il principale avversario all'interno del partito.

Il tentativo di costruire in Italia una maggioranza politica di centro-destra, o addirittura di destra, sia pure non apertamente reazionaria, ebbe qualche concreta possibilità di successo sul finire degli anni cinquanta.

Un momento decisivo per quella strategia (alla quale erano favorevoli, fra gli altri, certi settori confindustriali e certi ambienti cattolici) fu la breve ma drammatica e ambigua vicenda del governo Tambroni, sostenuto dal MSI, che cadde in séguito ai fatti di Genova del 30 giugno 1960.

Il fallimento del tentativo di Tambroni, e la prevalenza, nella DC, delle correnti favorevoli all'apertura a sinistra, determinò, di lì a pochi anni (1962-63), la nascita del centro-sinistra, e, con essa, la definitiva sconfitta del progetto politico del Movimento sociale "in doppiopetto" (per usare una diffusa metafora giornalistica) di Arturo Michelini.

Ciò nonostante, egli tenne ancora saldamente le redini del partito, sostenuto del resto, negli ultimi anni, dallo stesso Almirante.

Era sempre segretario quando, per l'improvviso aggravarsi d'un male incurabile, morì, il 15 giugno del 1969, in una clinica romana.

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