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Antonio MeucciAntonio Meucci, inventore, nasce il 13 aprile 1808 a Firenze, e muore a Staten Island, 18 ottobre 1889.

Nato a San Frediano, quartiere popolare di Firenze, da Amatis e Maria Domenica Bebi, vive nello stesso quartiere in Via dei Serragli 44.

Primo di 9 figli, studiò all'Accademia di Belle Arti del capoluogo toscano, lavorando in seguito come impiegato alla dogana e come tecnico di scena al Teatro della Pergola, dove conoscerà la futura moglie, Ester Mochi.

Coinvolto nei moti rivoluzionari del 1831, imprigionato a causa delle sue convinzioni politiche, Meucci fu costretto a lasciare il Granducato di Toscana e ad emigrare a Cuba, dove nel 1835 accettò un lavoro al Teatro Tacon dell'Avana.

Successivamente, andato a fuoco il teatro e ritrovatosi senza lavoro, lasciò Cuba e si diresse verso gli Stati Uniti. Nel 1845 si trasferì a Clifton, New York, dove aprì una fabbrica di candele.

Lì accolse l'amico Giuseppe Garibaldi, che fra il 1850 ed il 1853 divenne suo collaboratore.Attorno al 1854 costruì il primo prototipo di telefono, allo scopo di poter mettere in comunicazione il suo ufficio con la camera da letto dove la moglie era costretta da una grave malattia.

Per questo esperimento, incaricò l'amico artista Nestore Corradi di disegnare uno schizzo che rappresentasse una delle prove principali della paternità dell'invenzione.

L'invenzione del telefono prese spunto da un sistema precedente, che aveva creato quando lavorava a teatro: si trattava di un sistema di tubi che trasportava il suono da una parte all'altra del palco, in modo da poter impartire le istruzioni agli operai dalla cabina di regia.

Successivamente, fallita la fabbrica di candele, Meucci si trovò in difficoltà finanziarie, pur continuando a sviluppare la sua invenzione.

Costretto a vivere con l'aiuto degli amici, si trovò a non avere denaro a sufficienza per brevettare il telettrofono (come lo aveva chiamato).

Nel 1871 riuscì a fondare, assieme ad altri co-finanziatori italiani, la Telettrofono Company, riuscendo però ad ottenere per la sua invenzione solo un brevetto temporaneo (caveat) da rinnovare ogni anno al prezzo di 10 dollari (e che sarebbe riuscito a rinnovare solo fino al 1873).

Provò a proporre la sua invenzione ad una compagnia telegrafica di New York, ma le potenzialità dell'invenzione non furono intuite.

Per mancanza di soldi, non poté realizzare un brevetto standard per il suo telefono (il trasferimento elettrico della voce), ma fu costretto a presentare un brevetto non definitivo, denominato caveat, da rinnovare ogni anno al prezzo di 10 dollari.

Per un brevetto definitivo gli furono chiesti più di 200 dollari, ma Meucci non riuscì a racimolarne più di 20.

Il 7 marzo 1876 fu invece Alexander Graham Bell a brevettare il suo telefono.

Meucci gli intentò causa, ma, essendo in pieno dissesto economico, perse la causa.

Secondo il giudice, che emise la sentenza nel 1887, Meucci avrebbe infatti inventato un telefono meccanico, mentre quello oggetto del brevetto di Bell era elettrico.

Oltre al trasferimento elettrico della voce, Meucci inventò e brevettò molti altri strumenti basati su processi chimici e meccanici.

Per oltre un secolo, ad eccezione che in Italia, Alexander Graham Bell è stato considerato l'inventore del telefono.

Grazie al lavoro di ricerca di Basilio Catania recepito dalla Federazione Italiana di Elettrotecnica tale certezza è stata messa in discussione a livello internazionale.

Solo l'11 giugno 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto il contributo di Meucci nell'invenzione del telefono.

 

Vedi anche: Alexander Graham Bell; Innocenzo Manzetti

tutti pazzi per la Civita

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