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Alessandro Valignano, o Valignani, missionario gesuita, nasce il 15 febbraio 1539 a Chieti, e muore a Macao il 20 gennaio 1606.

Figlio di Giambattista Valignano e di Isabella de' Sangro, nacque da una delle più illustri famiglie teatine; venne inviato presso l'università di Padova a studiare diritto.

Nel 1562 venne accusato (probabilmente ingiustamente) di aver pugnalato una donna e venne rinchiuso in un carcere a Venezia: venne liberato dopo molti mesi solo grazie all'intercessione dell'arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, e comunque solo dopo aver risarcito la presunta vittima.

Nel 1565 si spostò a Roma, dove ebbe modo di conoscere da vicino la Compagnia di Gesù e rimase fortemente colpito dai racconti sulle missioni.

L'anno seguente entrò nel noviziato di Sant'Andrea al Quirinale e iniziò a studiare filosofia al Collegio Romano.

Nominato amministratore della casa di noviziato, continuò comunque gli studi e frequentò il corso di teologia, dal 1569 al 1571, al termine del quale venne ordinato sacerdote.

In seguito, occupò diverse cariche nella Compagnia fino all'estate del 1572, quando fu nominato Visitatore generale delle missioni delle Indie Orientali.

Partì da Roma nel 1573 per il Portogallo, da dove salpò per la colonia di Goa nel marzo 1574.

Visitò le missioni dei gesuiti in India, Malesia, Molucche e Macao.

Organizzò personalmente la missione in Giappone e affidò quella in Cina a Padre Matteo Ricci, che riuscì a fissare la sua residenza a Pechino e a farsi accogliere a corte dall'Imperatore.

Valignano aveva intuito l'importanza di mantenere saldo il rispetto della cultura locale, verso la quale nutriva un'altissima considerazione, e raccomandò con insistenza i propri confratelli ad apprendere usi e costumi dei paesi che li ospitavano.

In Giappone la predicazione del cattolicesimo diede ottimi frutti e produsse una significativa comunità cristiana, radicata nella fede e nella cultura locale.

Valignano curò personalmente la diffusione della stampa delle belle arti occidentali; fondò chiese, collegi e ospedali.

Apprese la lingua giapponese e redasse il Cerimoniale per i missionari in Giappone, affinché i propri confratelli potessero proseguire nell'evangelizzazione senza intaccare o offendere i principi millenari della tradizione giapponese, rendendo nel contempo comprensibile il Cristianesimo, senza falsarne la dottrina.

Il tentativo produsse molti risultati: se infatti la Cina si aprì solo lentamente alla presenza dei gesuiti, il Giappone si rivelò terra fertile per il credo cristiano.

Ma la persecuzione contro i cristiani avviata nel 1549 dallo shogun Toyotomi Hideyoshi distrusse quasi completamente la fiorente cristianità giapponese: il numero dei martiri toccò il numero di 1200 (ma altre fonti parlano di 1600).

Il metodo di Valignano, già avversato da altri missionari (soprattutto francescani e domenicani) che consideravano idolatriche le pratiche tradizionali delle popolazioni orientali, fu definitivamente abbandonato nel 1742, quando papa Benedetto XIV proibì ai neoconvertiti la pratica dei cosiddetti Riti Cinesi.

Si dovette aspettare il Concilio Vaticano II perché tutta la Chiesa si rendesse conto dell'importanza dell'inculturazione da lui intuita come necessità assoluta per l'incontro fra i popoli e il Vangelo: perciò i suoi metodi dovettero in seguito essere abbandonati per altri che non diedero molti frutti nell'Asia.

Si spense nel 1606 a Macao, durante uno dei suoi viaggi.

Vedi anche: Chieti Story

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