Pin It

San Vincenzo Ferreri, o anche Vincenzo Ferrer, religioso, nasce il 23 gennaio 1350 a Valencia, in Spagna, e muore a Vannes il 5 aprile 1419.

Ancora oggi il culto per questo Santo Medioevale è presentissimo in tutto il mondo, in particolare nelle zone che hanno avuto contatti con l’Ordine Domenicano e gli spagnoli.

Tra queste vi è l’Italia, che lo rivendica quasi come un santo italiano, in particolar modo nelle regioni Meridionali.

È un Santo appartenente all’ordine domenicano, in cui spiccò come eccelso predicatore.

Fu una figura dotata di un carisma del tutto particolare, godendo dell’attenzione delle masse come di quella dei potenti del suo tempo.

Fu dal Signore prescelto come tramite per la manifestazione di grandi prodigi rimasti ancora vivi per la loro fama.

È l’unico Santo della Chiesa ad essere stato proclamato tale con il riconoscimento di più di 80 miracoli accertati su migliaia e migliaia di deposizioni al suo processo di canonizzazione.

Fu un insigne studioso e ha lasciato molti trattati, tra cui il “Trattato della Vita Spirituale”, raccolte di sermoni che sono stati strumento di formazione ed evangelizzazione per generazione e generazione di religiosi sino ai nostri giorni.

Nasce a Valencia, in Spagna, nel 1350 da una nobile famiglia ed entrò giovanissimo nell’Ordine Domenicano.

Prosegue gli studi presso la casa di formazione del suo ordine a Barcellona, e poi a Lerida e a Tolosa, e dal 1385 insegna teologia a Valencia.

Nel 1379 conobbe il legato pontificio presso la corte di Pietro IV di Aragona, il cardinale Pedro de Luna, spinto dal quale divenne un sostenitore del papa avignonese, Clemente VII, che si opponeva ad Urbano VI.

Pedro de Luna, eletto Papa nel 1394 dai cardinali avignonesi col nome di Benedetto XIII, lo scelse come suo confessore personale e consigliere e lo nominò Penitenziere apostolico: per umiltà, rifiutò la nomina a cardinale offertagli dal papa.

Schieratosi, così, inizialmente dalla parte di Benedetto XIII all’epoca della “cattività avignonese” del papa, fu guarito da una grave malattia dal Signore apparsogli in visione insieme ai Santi Domenico e Francesco.

Nel settembre del 1398, durante l'assedio di Carlo VI di Francia, che non aveva riconosciuto l'elezione di Benedetto XIII ad Avignone, Vincenzo Ferreri si era ammalato.

In questa apparizione fu invitato a partire per predicare per le vie del mondo l’unità della chiesa la vigilante attesa del giudizio universale.

Ottenuto il permesso di lasciare la corte pontificia e ricevuto il titolo di legato a latere, trascorse i successivi vent'anni della sua vita come predicatore in giro per l'Europa occidentale, ma soprattutto in Spagna, ottenendo, grazie alla sua abilità oratoria, al tono apocalittico dei suoi sermoni e alla fama di taumaturgo, numerose conversioni, soprattutto di musulmani ed ebrei.

Impersonò a tal punto la sua missione da autodefinirsi nelle sue prediche “l’Angelo dell’Apocalisse”.

Furono proprio le prediche, il nucleo del suo operato.

Dotato dei doni dello Spirito Santo, pur parlando in catalano, veniva miracolosamente da tutti ascoltato nella propria lingua madre.

Secondo i suoi agiografi “Era un miracolo quando non faceva miracoli”.

Ne compiva decine e decine al giorno: guariva malati, liberava gli indemoniati, resuscitava i morti, convertiva i non credenti, chiamando prodigi a conferma delle sue parole, metteva in rilievo gli inganni, e non mancavano delle punte di ironia in quel che accadeva…

Girò gran parte dell’Europa del suo tempo, sempre a piedi, e condusse un modello di vita austero.

S'impegnò soprattutto per comporre lo scisma d'occidente, dapprima tentando una mediazione tra Gregorio XII e Benedetto XIII, poi cercando di convincere Benedetto a rinunciare alla tiara e, di fronte al suo rifiuto, cercando di sottrargli l'obbedienza della Spagna.

L'occasione gli si presentò nel 1412 quando, morto senza eredi Martino I di Aragona, fu tra i giudici incaricati di stabilire la successione al trono, “compromesso di Caspe”: il trono venne assegnato al candidato sostenuto da Vincenzo, Ferdinando I di Aragona il "Giusto", che nel Concilio di Costanza si batté per la fine dello scisma e riconobbe l'elezione al soglio pontificio di Martino V Colonna, mettendo fine ad ogni pretesa di Benedetto XIII.

La sua lotta per la riunificazione della chiesa, tra l’altro incoraggiata dall’attività di un'altra figura di santità domenicana, quale quella di Caterina da Siena, raggiunse il suo culmine con la partecipazione al Concilio di Costanza terminato con l’elezione di Martino V.

Morì il 5 aprile 1419 a Vannes Bretagna, nella cui cattedrale di San Pietro sono custodite le sue preziosissime spoglie mortali.

Fu canonizzato da Callisto III, un papa a cui l’elezione al soglio pontificio, e la sua canonizzazione.

Lo elevò difatti agli onori degli altari il 3 giugno 1455 nella chiesa domenicana di Roma di Santa Maria sopra Minerva e il suo culto fu confermato da papa Pio II con bolla del 1458. Due sono i miracoli che lo hanno reso particolarmente noto: l’aver portato la pioggia sui campi colpiti da siccità e l’aver salvato un muratore da una caduta.

Per tali ragioni è soprattutto invocato dai contadini per i benefici del raccolto ed è patrono dei muratori.

Viene pregato contro i fulmini e i terremoti, per allontanare ogni forma di male e contro le malattie, soprattutto gravi.

È raffigurato in veste domenicana, con l’indice della mano rivolto verso il cielo e la fiamma dello Spirito Santo ardente sul capo.

Molto spesso stringe una croce o regge un giglio.

Nell’arte pittorica in particolare, ma anche in quella statuaria, è raffigurato come angelo dell’apocalisse, ha, quindi, le ali, e regge la tromba e il libro aperto al versetto dell’apocalisse di Giovanni “Timete Deum et Date Illi Honorem Quia venit Hora Judicius Eius”: Temete Dio e dategli onore poiché è giunto il giorno del Suo giudizio.

tutti pazzi per la Civita

 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna