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San Leucio di Alessandria nasce ad Alessandria d'Egitto, ... e muore a Brindisi, nel IV secolo.

E’ stato il primo vescovo di Brindisi ed è venerato come santo dalle chiese cattolica e ortodossa.

Di Leucio non si hanno notizie certe, né si sa con precisione l'epoca in cui egli visse: c'è chi lo pone alla fine del II secolo durante l'Impero di Commodo, chi nei primi anni del IV secolo sotto Diocleziano, e infine c'è chi addirittura lo dice vissuto sotto Teodosio I o agli inizi del V secolo.

Leucio sarebbe nato in Alessandria d'Egitto da Eudecius ed Euphrodisia che gli avrebbero imposto il nome di Eupressius o Eypreskios.

La prima formazione di Leucio, seguita la morte della madre, avvenne in una comunità monacale egiziana nel cui titolo è espresso collegamento alla presenza o alla memoria di Sant'Ermete che si sa martirizzato con Efrem dagli ariani in un periodo di poco posteriore all'esilio atanasiano del 356 e vissuto in un monastero dell'alto Egitto.

È evidente dunque come il titolo stesso del monastero, successivo ovviamente rispetto alla morte del santo dedicatario, offra un primo importante referente cronologico.

Unico, possibile riferimento diretto a Leucio potrebbe, in questo periodo, intendersi la partecipazione di un diacono omonimo, e con cui potrebbe identificarsi, partecipante al sinodo di Mariut e difensore anche lui dell'ortodossia nicena che poté pienamente trionfare solo, potrebbe dirsi, con l'editto di Tessalonica del 380.

Una visione celeste, ricorrendo la festa dell'Assunzione della Vergine, avrebbe fatto mutare nome ad Eudecius, ora Eudechius, e ad Eupressius, ora Leucius.

Sempre una visione, già ordinato vescovo, lo avrebbe mosso verso Brindisi per il suo apostolato missionario; voleva restituire la città all'ortodossia liberandola da errate interpretazioni cristologiche e riscattarla pienamente dal paganesimo; qui non vi era, verosimilmente, la stessa tensione presente in Alessandria d'Egitto ove, ancora in età teodosiana, erano molto forti i contrasti tra cristiani e pagani.

Salpato da Alessandria, si fermò ad Adrianopoli, quindi ad Otranto per giungere infine, grazie ad una nave dalmata, a Brindisi.

Atanasio di Alessandria era morto nel 373 ed è difficile pensare a una possibilità di trasferimento di Leucio da Alessandria in connessione a iniziative appunto di Atanasio per assenza di riferimenti nella letteratura coeva e appena posteriore.

Leucio, monaco, probabilmente vicino alle esperienze di Sant'Ermete ed Efrem, difensore dell'ortodossia a Mariut, potrebbe essere giunto nel Salento più tardi, forse ai primi del V secolo, profugo o visitatore dei confratelli.

Questo è comune negli scritti che narrano le vicende del santo: Egitto e Alessandria appaiono in preda al caos.

Le forze del bene e del male si fronteggiano ovunque e Leucio deve offrire continue conferme a un popolo che segue facilmente le vie dell'errore.

Conferme era costretto ad offrire anche alla popolazione di Brindisi; sbarcato nel seno di ponente, non longe ab urbe, si rese presto conto dell'esistenza di un forte partito pagano, capeggiato da Antioco, che aveva come essenziali riferimenti cultuali il Sole e la Luna.

Fu Antioco a chiedere e ottenere, per la conversione, un segno ossia la pioggia che non cadeva da due anni.

Si tratta di un topos ricorrente; la conversione è, in molte vite di santi, legata al prodigio.

Leucio, che sino a quel momento aveva predicato poco fuori la porta occidentale della città, presso l'anfiteatro, poté promuovere l'edificazione in media civitate di una chiesa dedicata alla Vergine e a San Giovanni Battista.

Seguita la sua morte sarebbe stato sepolto nel cuore della necropoli pagana di Brindisi, attuale quartiere Cappuccini, ubi sanctus primo appedavit, et de navi descendit.

Sarebbe morto l'11 gennaio o sotto l'imperatore Teodosio I (379-395) o, molto più verosimilmente, sotto Teodosio II (408-450).

Leucio avrebbe operato in una Brindisi in cui, se il cristianesimo doveva pur essere conosciuto, è possibile non fosse largamente condiviso.

Diffusi, viceversa, appaiono ancora culti astrali, riferibili al Sole e alla Luna; più precisamente, si può pensare al culto del dio Mitra, il sole invincibile, i cui misteri, celebrati in ipogei, prevedevano una complessa iniziazione che, al pari di quella gnostica, si articolava in sette gradi.

Commistioni, somiglianze e analogie fra cristianesimo e mitraismo, anche sul piano cultuale, furono per tempo rilevate da Giustino, ciò che, di fatto, potrebbe aver reso maggior efficacia all'azione evangelizzatrice di Leucio dalla cattedra brindisina. Alla chiesa locale dovette il santo conferire una strutturazione forse prima sconosciuta e che i documenti del V secolo lasciano intravedere; da qui la seriore convinzione che Leucio avesse fondato la sede episcopale di Brindisi, sposata all'altra, questa non errata, che a lui si dovesse la prima massiva evangelizzazione del Salento.

Secondo la leggenda, Euprescio cambiò il suo nome in Leukios, in greco "bianco", "candido", latinizzato in Leucio in seguito ad una visione che gli avrebbe indicato che con quel nome sarebbe divenuto vescovo e avrebbe portato avanti la missione di diffondere il Vangelo e sconfiggere l'idolatria.

Sbarcato da Alessandria a Brindisi con sette compagni anacoreti - per sfuggire alla persecuzione di Commodo o Diocleziano, oppure in seguito ad un incarico religioso o ad una disputa teologica se vissuto sotto Teodosio o nel V secolo - egli, dopo aver posto fine alla siccità che affliggeva il Salento ormai da due anni, il cosiddetto "miracolo della pioggia", convertì numerosi Salentini alla nuova fede, venendo in seguito nominato vescovo per la città di Brindisi.

Secondo una tradizione morì martire, secondo un'altra di polmonite o di malaria.

Presso Canosa di Puglia, in provincia di Bari, si possono ancora ammirare i resti di una grande basilica a lui dedicata, ricavata nel VI secolo da un preesistente tempio pagano.

Il Santo è il protettore di San Salvatore Telesino, comune della provincia di Benevento, che gli dedica due feste: una l'undici gennaio ed un'altra nell'ultimo week - end di Luglio.

Il culto di San Leucio nel comune di San Salvatore ha radici molto lontane nel tempo, in effetti nel VII secolo i signori longobardi che dominavano San Salvatore e il beneventano ne favorirono la diffusione. La leggenda vuole che in quest'epoca, le spoglie del Santo, giunsero da Brindisi nella chiesa di Santa Sofia a Benevento. Il culto del Santo, preceduto dalla fama dei suoi miracoli, fiorì anche a Telesia, l’antica denominazione di San Salvatore Telesino, dove gli abitanti, in segno di devozione, ne costruirono una statua lignea dai tratti bizantini. Durante le incursioni saracene del IX secolo, la statua fu nascosta dagli abitanti in un rudere per sottrarla alle brame degli invasori. Da allora e fino al XVIII secolo se ne persero le tracce, ma, al momento del suo ritrovamento, il culto del Santo divenne ancora più sentito. Gli abitanti di San Salvatore si rivolsero al Santo nel 1837 per far fronte ad un'epidemia di colera. Come forma di ringraziamento per il miracolo ottenuto fu donato al Santo un medaglione d'argento e, tuttora, gli abitanti rinnovano il ringraziamento portandolo in processione nei vicoletti del vecchio Casale, la domenica successiva all'ottava del 11 gennaio.

La statua, in tale occasione, è preceduta da devoti che la precedono scalzi, in segno di penitenza. Un'ulteriore leggenda vuole che, grazie all'interessamento di un notabile della zona, nel 1856, il popolo san salvatorese viene in possesso di un frammento osseo del corpo del Santo.

Tale frammento è tuttora conservato all'interno di una croce d'argento posta sulla statua votiva.

San Leucio è venerato anche nei paesi di Veroli (FR), Pietracamela (TE), Villavallelonga e Rocca di Mezzo (AQ), Atessa (CH), San Leucio del Sannio (BN), San Leucio (frazione di Caserta), Borgo (frazione del comune di Montoro Inferiore in provincia di Avellino).

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