Giuseppe Garrani, economista, nasce il 6 aprile 1891 a Civitella Casanova, e muore a Pescara nel gennaio del 1974
Fervente repubblicano e grande ammiratore di Giuseppe Mazzini
Vinta una delle tre borse di studio messe a concorso dalla Fondazione Bocconi, si iscrisse all’Università “Luigi Bocconi” di Milano e percorse una rapida e brillante carriera nell’insegnamento scolastico, che praticò in molte città italiane.
Sin dalla gioventù aderì al partito repubblicano e nella sua Civitella costituì un nucleo saldo e numeroso di seguaci.
Nel giugno del 1944 è nel consiglio comunale provvisorio di Civitella Casanova designato dal locale comando dei Patrioti Italiani che si insedia dopo il ritiro delle truppe tedesche.
Qualche anno dopo, si presenta alle elezioni politiche del 1948 come candidato alla camera ed al senato, ma non risultò fra gli eletti.
Nell’anno accademico 1948-49 venne chiamato a ricoprire, per incarico, la cattedra di “Tecnica Bancaria e Professionale” presso la Facoltà di Scienze Economiche e Commerciali dell’Università di Messina, incarico che ricoprì ininterrottamente fino al 1961.
Continuò la libera professione di dottore commercialista prima a Messina e poi a Pescara dove si ritirò definitivamente nel 1974 per spegnersi di li a breve.
Autore di oltre quaranta pubblicazioni su problemi di tecnica bancaria e di diritto commerciale, ampiamente recensite ed elogiate da autorevoli critici in Italia e all’estero, per la sua attività di maestro e di studioso conseguì diversi premi e riconoscimenti, nel 1952 fu insignito del titolo di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”.
Nel 1959 vinse il concorso a premi per le scienze economiche bandito dall’Accademia Pontaniana di Napoli; fu accolto nell’Accademia Tiberina di Roma e nell’Accademia Teatina di Chieti.
Profondo cultore e studioso di arte e letteratura classica, fu un grande estimatore del sommo poeta Dante Alighieri, per questo veniva anche chiamato “il poeta dell’economia”.
A riguardo citiamo il suo saggio “Il pensiero di Dante in tema di economia monetaria e creditizia”.
Tra i suoi lavori più importanti ricordiamo il progetto di legge per l’azionariato operaio, formulato insieme a Giulio Andrea Belloni.
Lo studio prende il via dalla tesi mazziniana dell’associazione volontaria, lavoro e capitale nelle stesse mani, che propugna la socializzazione o sindacalizzazione delle imprese, cioè il passaggio della gestione e della proprietà degli strumenti di produzione dai capitalisti ai lavoratori, mediante la creazione delle cosiddette azioni di lavoro.
Egli considera l’azionariato operaio o del lavoro come un mezzo di elevazione socio-economica delle classi lavoratrici e ritiene che l’introduzione di tale istituto nella legislazione positiva possa eliminare il contrasto tra il fattore lavoro ed il fattore capitale, nel rispetto della privata iniziativa e della libera concorrenza.