Silvio Spaventa politico e patriota, nasce il 12 maggio 1822 a Bomba, e muore a Roma il 23 giugno 1893.
I genitori, don Eustachio Spaventa, di professione "galantuomo" e Maria Anna Croce, abitavano in via del Sopporto (oggi Vico Fornicello) in una casa che si estendeva, tramite un arco su via Pistreola, sull´attuale orto-giardino e si congiungeva al fabbricato di via Aruccia dove al numero 3, attualmente, accede all'abitazione il pronipote Rosario.
Sul muro dell´antica abitazione degli Spaventa, di fianco ai resti di una vecchia fontana, si trova una piccola lapide con una scritta che ricorda un antenato del Nostro.
Rimase a Bomba fino a 14 anni quando, morta la madre nel 1836, affinché proseguisse gli studi, Silvio fu mandato dove già studiava il fratello Bertrando, che aveva 5 anni più di lui, nel Collegio Diocesiano di Chieti.
Nel 1838 gli Spaventa si trasferirono a Montecassino, dove Bertrando aveva avuto, in quel collegio, un incarico per l´insegnamento della matematica e della retorica.
Nel 1843 Silvio si recò a Napoli e si stabilì presso lo zio Benedetto Croce, fratello della madre e nonno dell'omonimo filosofo, storico e critico letterario di Pescasseroli, consigliere della Suprema Corte dove fece il precettore dei suoi due figli: Pasquale e Marianna.
Fondò "Il Nazionale" (il nome ne rivela lo scopo).
Il 1º marzo 1848 uscì il primo numero: intorno al giornale si era raccolto il gruppo di intellettuali borghesi prevalentemente liberali, ma anche monarchici e conservatori.
Dopo il ritiro dello Statuto concesso e ritirato dal re Ferdinando, la popolazione si ribellò e, a mezzogiorno del 15 maggio 1848, cominciarono gli scontri tra la gente e le guardie svizzere, culminati nel bombardamento della città ordinato dal re Ferdinando II e che valse a questi l´appellativo di "re bomba".
La libertà richiesta si sciolse in un bagno di sangue: bande di lazzaroni si diedero alla caccia dei liberali e al saccheggio delle loro case; reparti di mercenari svizzeri commisero atti di barbarie inauditi; feroci bastonature, arresti indiscriminati, quasi sterminata la Guardia Nazionale, donne violentate e uccise, bambini assassinati, abitazioni devastate.
Il giorno dopo il re sciolse la Camera dei Deputati.
Alle idee di libertà di Silvio Spaventa aderì anche il suo corregionale Rodrigo Nolli.
Il 19 marzo 1849 Silvio Spaventa fu arrestato e rinchiuso nelle carceri San Francesco a Napoli.
L’arresto di Spaventa si basava sulle seguenti accuse:
1) aver partecipato ai fatti del 15 maggio ("cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato, nel fine di distruggere e cambiare la forma di governo, ed eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro l´autorità reale, nonché di avere in effetti eccitato la guerra civile tra gli abitanti della stessa popolazione: reati consumati nella capitale il giorno 15 maggio 1848");
2) avere partecipato al Congresso di Torino e cospirato per rendere la Sicilia indipendente. Reato consumato nell´ottobre 1848 partecipando colà al Congresso Federativo;
3) aver fatto parte, in qualità di segretario, del Comitato di pubblica sicurezza presieduto dal marchese Tupputi, e avere sottoscritto una lettera rivolta al comandante la Real Piazza e Provincia di Napoli ingiungendogli di tenersi agli ordini del Comitato di Pubblica Sicurezza di cui facevano parte alcuni Deputati Il 20 marzo 1849 fu interrogato per la prima volta, ma tutto il processo durò fino all´8 ottobre 1852, giorno della condanna.
Dagli arrestati fu presentata un´ampia lista di testimoni a discarico: C. Faccioli, I. de Cesare, G. Perillo, M. Turchi, D. Capitelli, L. Tarantino, A. de Luca, C. Tommasi, F. de Blasis, V.de Thomasis, A. Dentice.
Le loro dichiarazioni concordarono nel descrivere Spaventa tra il 13 e 15 maggio 1848 come equilibrato, fermo nella difesa della legalità e sollecito nel tentativo di risparmiare al Paese uno spargimento di sangue.
Il processo durò più di tre anni e mezzo e si concluse con una sentenza di condanna a morte col terzo grado di pubblico esempio (essere impiccati con indosso una veste nera, a piedi scalzi e con gli occhi bendati) per Spaventa e per altri sei imputati.
Due volte furono accompagnati in confortatorio. Invece della morte fisica venne quella civile perché la pena venne commutata in ergastolo il 19 ottobre 1852.
L´11 gennaio 1859 Spaventa e altri ricevettero la notizia che sarebbero stati portati fuor d´Italia.
Il 18 Gennaio 1859, Spaventa e altri 68 condannati politici, "il fiore del patriottismo liberale napoletano", furono imbarcati sulla nave "Stromboli" per essere trasportati in America.
A Cadice, dopo 20 giorni di sosta, furono imbarcati su un piroscafo, lo "Steward", idoneo ad attraversare l´oceano.
Sullo stesso era riuscito a farsi assumere come cameriere, il figlio di Luigi Settembrini, giovane ufficiale della marina britannica che, in seguito ad un ammutinamento avvenuto durante il viaggio, seppe condurre la nave degli esuli in Irlanda dove sbarcarono il 6 marzo a Queenstown, nella Baia di Cork.
Da qui partirono per Londra e, successivamente per Torino.
Ma non esitò a ritornare a Napoli per preparare l´insurrezione contro i Borboni mentre Garibaldi risaliva la penisola con i suoi.
Dopo l´unificazione d´Italia divenne sottosegretario agli interni e poi ministro dei Lavori Pubblici fino al 1876.
Fondò e presiedette, in seguito, la IV Sezione del Consiglio di Stato che ancora oggi è un pilastro delle libertà democratiche dei cittadini.
Ebbe funerali di Stato e la sua salma è sepolta nel cimitero del Verano nella zona Quadriportico