La Festa dei Trionfi
Narrano le cronache che nel 1559, a Teramo, per mettere fine ad un lungo periodo di lotta fra le fazioni che si erano formate all'interno della città, e dopo che le donne teramane, al di là dell'appartenenza all'una o l'altra famiglia spesso in conflitto tra loro, la domenica in albis si erano recate in processione fino al convento di Santa Maria delle Grazie, per impetrare la fine delle ostilità che avevano causato numerose vittime, tutto il popolo teramano volle festeggiare la raggiunta concordia, istituendo per la ricorrenza di Sant'Anna, la Festa dei Trionfi della pace.
All'allestimento di questa grande festa rinascimentale che si tenne ininterrottamente fino alla seconda metà del secolo diciottesimo e che, da qualche anno, viene riproposta in edizione moderna, partecipavano i quartieri storici di Teramo: San Giorgio, Santa Maria a Bitetto, San Leonardo e Santo Spirito, predisponendo ognuno un trionfo, ossia un carro che procede al seguito di un capitano e di un drappello di armato che schiera le proprie insegne.
Il quartiere di San Giorgio armava un drago e una squadra di uomini in divisa bipartita rossa e bianca, Santa Maria un elefante con squadra in nero, San Leonardo una galera con figuranti in rosso e infine Santo Spirito, con i colori giallo, bianco e verde, allestiva il Carro della pace.
Questo, per dirla con Niccola Palma che fu testimone della manifestazione, era "preceduto da una schiera di cento vestiti alla tedesca, con in mano picche alabarde e fiaschi di vino, beventi, scherzanti e motteggianti in tedesco".
La festa vera e propria consisteva in una pugna ludica, ovverosia in uno spettacolo di moresca in cui si duellava, si giocava alla bandiera e si danzava al suono di fanfara.
Dell'antica festa oggi restano nel territorio teramano chiare tracce formali, con il Ballo dell'Insegna a Forcella e i Tamburi di Poggio delle Rose, di Cermignano e della Valle Siciliana.
La riproposizione attuale, pur non sfuggendo del tutto alle tentazioni del corteo storico e folcloristico, tuttavia ha preso le mosse da un lavoro di ricerca storica in modo da assicurarne il rispetto e si sforza di riproporre la manifestazione nelle forme originarie.
Fonte Edizioni Menabò – d’Abruzzo
Vedi anche: Teramo Story