Il Perdono
Ricorrenza: La prima domenica di maggio
Quando il 6 settembre del 1258, il navarca Leone, capitano delle tre galee che Ortona aveva armato e inviato in aiuto di Manfredi, principe di Tarante, a combattere nel Mediterraneo, sbarcando nel porto, dopo aver condotto a termine la sua vittoriosa impresa, recò in dono alla cittadinanza le reliquie e la pietra tombale dell'apostolo Tommaso, sottratte come preda di guerra all'isola di Senio, la vita religiosa e civile della città frentana subì una svolta e la figura del Santo divenne punto di riferimento della pietà popolare.
Il possesso di una reliquia tanto prestigiosa, poneva Ortona, nel mondo cristiano, alla pari delle grandi città che potevano vantare la presenza dei corpi santi di qualche apostolo o antico martire.
Non sembrerà strano quindi che al santuario, ben presto, fossero attribuite importanti indulgenze e in particolare quella del Perdono, ossia della remissione della pena temporale di tutti i peccati ai fedeli che, in prescritte condizioni di fede e di devozione, si fossero recati, nella ricorrenza liturgica dell'avvenimento, ad Ortona.
Ludovico Antinori afferma che la bolla del Perdono di Ortona fu promulgata da Bonifacio IX nel 1399, ma la data non è certa, mentre non si hanno dubbi sul 1479, anno in cui la festa del Perdono fu spostata da settembre a maggio, affinché coincidesse con le fiere concesse alla città da Alfonso d'Aragona.
Da allora la prima domenica di maggio ed i giorni che immediatamente la precedono, vedono svolgersi ancora l'appuntamento annuale del Perdono di Ortona che divenne uno dei più frequentati ed importanti, richiamando nella città frentana un gran numero di pellegrini, devoti e mercanti da tutta l'Italia meridionale.
Proprio nel 1479, in seguito ad un tentativo di furto sacrilego, perpetrato, sembra, da alcuni avidi mercanti veneziani, la cerimonia di maggio, già di per sé solenne, per il gran concorso di fedeli, per l'apparato liturgico ed il numero di canonici e di rappresentanti del clero secolare presenti ai sacri uffici, divenne ancora più imponente per il corteo della consegna delle chiavi.
Infatti il governo di Ortona, per scongiurare l'eventualità di un nuovo furto, provvide a conservare le reliquie dietro una chiusura di ferro che, con il succedersi dei secoli venne rafforzata con sette cancelli, le cui chiavi furono suddivise tra le due autorità comunali: tre a quelle civili, quattro a quelle religiose, in modo tale che senza la presenza di entrambi non si potesse accedere alle Sacre Spoglie.
Da allora, la vigilia della festa, dalla sede municipale parte un corteo che, preceduto dal gonfalone, si reca presso la cattedrale dove, alla presenza del sindaco e delle autorità a cui sono state affidate le chiavi, si provvede ad esporre alla venerazione dei fedeli le reliquie conservate in un artistico busto d'argento.
Fin dai tempi più antichi il Perdono di Ortona è stata una festa di grande spettacolarità e di grande partecipazione popolare.
Degna di nota è, per esempio, la presenza dei pellegrini teramani, soprattutto di Campli, che perpetuano una tradizione nata e sviluppatasi al tempo dei possedimenti farnesiani, come singolari sono alcune credenze intorno al culto di San Tommaso.
Fino a pochi anni addietro i devoti erano soliti introdurre il capo dentro una fenestrella confessionis posta dietro l'altare della cappella di San Tommaso, credendo che il gesto li preservasse dal mal di testa.
Con lo stesso scopo usavano strofinare sulla lastra tombale del Santo fazzoletti ed oggetti che in questo modo assumevano il valore di reliquie.
Le Feste di Ortona erano poi rinomate per la magnificenza dei divertimenti civili e degli spettacoli musicali che le facevano da contorno.
Oggi la cerimonia del Perdono si è arricchita di una scenografica sfilata di figuranti in costume cinquecentesco e di una cena all'aperto, illuminata da torce e candele, nell'antico quartiere ebreo (via Giudea) allietato da musiche d'epoca, che tuttavia ha modificato solo gli aspetti esteriori della manifestazione, la quale, nei concetti e nei valori fondamentali, è restata immutata, come esemplare espressione di profonda fede popolare.
Fonte: Edizioni Menabò – d’Abruzzo
Vedi anche: Ortona Story; Campli Story