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I Banderesi

Ricorrenza: dalla domenica precedente il 23 maggio al 26 maggio, nel 2019 dal  giorno 19.

Quella di Bucchianico è una delle feste più complesse nel panorama della religiosità contadi­na, tanto che la sua trattazione, almeno in questa sede, impone un andamento schematico e rias­suntivo.

La festa ripercorre un evento avvenuto nel XIV secolo quando Bucchianico fu minacciata dalla vicina Teate, o secondo altre fonti, da truppe mercenarie, che dopo aver conquistato Chieti, volevano impadronirsi di Bucchianico.

I cittadini delle vicine campagne si videro costretti a rinchiudersi entro le mura della città, protette dal Sergentiere, il capitano della truppa comunale.

Gli uomini si cinsero di bande rosse ed azzurre, i colori dello stemma comunale, da lì il nome della festa e trasportarono le loro provviste su carri trainati da buoi, mentre le donne portavano sul capo delle ceste colme d'altra roba.

Strategicamente Bucchianico era più debole di Teate e sarebbe di certo sconfitta ma la leggenda vuole che Sant'Urbano, apparso in sogno al Sergentiere, abbia consigliato la strategia militare vincente: far vestire molti uomini con corazze e munirli di armi e farli correre qua e là sui camminamenti di ronda delle mura facendo credere agli avversari di essere in minoranza e riuscendo, così, a farli desistere dall'attacco.

In onore di Sant'Urbano papa gli abitanti della campagna ogni anno si uniscono a quelli del centro urbano per rinnovare la memoria del miracolo ricevuto.

I personaggi principali dell'evento sono innanzi tutto il Banderese ed il Sargentiere.

Ogni anno, la domenica successiva al 27 maggio, in una solenne cerimonia, tra quelli che hanno avanzato la pro­pria candidatura, viene eletto il Banderese e dura in carica un anno.

Per essere eletto deve possede­re le seguenti qualità: abitare in campagna, essere coniugato con prole.

Al riguardo si preferisce chi ha almeno due figli maschi che dovranno assu­mere, come si dirà, un ruolo preciso, nel rituale.

Il Banderese si fa carico della organizzazione della festa, aiutato in questo dalla sua numerosa parentela e dai capi contrada che provvede a nominare subito dopo l'elezione, è il consegnata­rio della bandiera e dello stendardo, simboli del comune.

Assume il comando di una milizia di Banderelì, ovvero di uomini che indossano a tra­colla una fascia di colore o rosso o blu, a seconda del grado di parentela e di importanza e si fregia­no di un cappello ornato da un lungo piumaggio.

Nell'anno che dura in carica provvede ad organiz­zare incontri e feste da ballo, specialmente nelle date solenni del calendario festivo contadino, allo scopo di rinsaldare i vincoli di parentela e di soli­darietà, oltre che per raccogliere il denaro occor­rente per le spese della festa.

Durante la festa, dorme con la famiglia in una sala del palazzo municipale ed è l'unico autorizza­to, tra quelli della campagna, a girare a cavallo per il paese.

Alleva inoltre il vitello che sarà consuma­to durante il banchetto di Sant'Urbano.

Il Sargentiere (sir gentile) è una carica ereditaria che passa da padre in figlio, da tempo immemorabile nella famiglia di Tatasciore-Papè.

Egli è il depositario della prassi festiva e senza il suo permesso e la sua presenza non può avere ini­zio alcuna fase della tradizione, in molte delle quali funziona da giudice.

Ha il privilegio di portare lan­cia e spada e di cavalcare insieme al Banderese.

Durante la festa riceve gli onori e l'omaggio di tutti i Banderesi, delle autorità civili e religiose.

Dopo avere assolto agli obblighi di questua e di organizzazione dei balli che si fanno più frequen­ti dal lunedì di Pasqua, la famiglia del Banderese, nei giorni intorno al 17 maggio, comincia la pre­parazione del pane, delle panicelle e delle pizze che verranno consumate e distribuite durante la festa.

Si tratta di un momento molto significativo sia a livello simbolico che rituale, che aggrega tutti i capi contrada.

Per l'occasione il Banderese rende più solenne l'altare preparato nella propria casa,in cui è esposto un paliotto raffigurante Sant'Urbano.

Ai lati dell'altare espone i due cap­pelli piumati che indosseranno i suoi figli maschi durante la cerimonia, il laccio, ossia una catena d'oro votiva offerta dai devoti, il pane e i dolci rituali e comincia a ricevere le visite dei parenti e dei Banderesi.

La domenica antecedente il 24 maggio dalle prime ore del mattino nella sua casa, dove per l'occasione si allestisce solitamente un grande capannone all'aperto, cominciano ad affluire i Banderesi con le loro famiglie.

Le donne recano in testa enormi cesti addobbati di fiori e nastri, entro i quali sono riposti beni alimentari di ogni specie.

Ogni contrada conduce un carro riccamente pre­parato che, a seconda degli accordi presi con il Banderese, svolge uno di questi temi: il pane, il vino, la legna, il letto.

Il primo, ovvero quello del pane, oltre a parecchi quintali di questo alimento, trasporta anche il quadro di Sant'Urbano in prece­denza esposto in casa del Banderese, l'ultimo, quello del letto, è solitamente preparato dalla con­trada e dalla famiglia del Banderese e trasporta il letto, completo di biancheria ed accessori in cui il Banderese dormirà nei giorni di festa entro la sede municipale.

Dopo un ricco pranzo, al quale solita­mente partecipano un migliaio di persone, si forma il corteo che porterà il popolo dei banderesi verso la rocca del paese.

Lo apre il vitello sacrificale, anch'esso ornato di gualdrappa, nastri e fiori.

Al suo fianco stanno due canefore che trasportano entro ceste, ovviamente infiorate e ricolme di uova, i cappelli dei figli del Banderese.

Segue il Banderese, la sua famiglia e i suoi parenti.

Tutti i maschi indossano la "fascia rossa e blu, ma non il cappello piumato che esibi­ranno solo dentro le mura del paese.

La proces­sione si snoda con una lunghissima teoria di por-tatrici di canestri colorati. Infine chiudono i carri, ognuno dei quali è circondato da suonatori di tam­buro e organetto.

I Banderesi, dopo aver attraversato la campagna, giungono alle porte del paese nella metà del pomeriggio: qui sono accolti dal Sargentiere ed il suo corteo.

Insieme si recano a pregare sull'altare di Sant'Urbano e subito dopo, nella piazza danno inizio alla Ciammaichella.

Il Sargentiere guida un movimento a spirale del cor­teo che appare come un serpente colorato che si avvolge su se stesso.

Si tratta di una forma molto elementare, ma assai interessante, di danza processionale a suon di tamburo. Subito dopo, mentre le donne siste­mano i canestri, il letto e tutto il contenuto degli altri carri nella sala del municipio, i giovani, sem­pre alla presenza del Sargentiere e del Banderese, danno inizio ad una serie di giochi popolari di destrezza, come il Tizzo e il Capriuli.

Si provvede anche ad eseguire i giri del paese durante i quali ogni Banderese maschio riceve dal Sargentiere un mazzolino di fiori di campo ed erbe profumate detto lu ramajette.

La sera si conclude con una cena riservata alla famiglia del Banderese e a quel­la del Sargentiere.

Nel pomeriggio del 24 maggio i due capitani, seguiti dai propri figli, assistono all'apertura della Porta Santa nella cripta della Chiesa di Sant'Urbano, da parte della autorità religiosa del paese.

Hanno inizio le entrate, ossia un percorso penitenziale che prevede nove passaggi davanti alle reliquie, ad ognuno dei quali i fedeli appog­giano il capo su una colonna della cripta che reca un antico bassorilievo raffigurante il santo, e nove giri intorno alla chiesa.

Il 25 maggio a mattina Sargentiere e Banderese, con i loro cortei, dopo aver assistito alla messa, incominciano i nove giri del paese.

Dopo il terzo giro, tornano nel palazzo comunale e prendono ciascuno un cero votivo, tenendo il quale prose­guono per altri tre giri.

A questo punto il corteo si ferma in piazza dove il sindaco consegna solennemente una lancia e una spada al Sargentiere e lo proclama comandante militare.

In passato la consegna era svolta da una famiglia nobile del luogo.

Subito dopo nella piazzetta di Sant'Urbano la moglie del Banderese consegna un anello d'oro a ciascuno dei suoi due figli maschi, mentre il sin­daco affida al gruppo la bandiera ed il parroco fa altrettanto con lo stendardo.

Da questo momento Sargentiere e Banderese hanno il diritto di conti­nuare i giri armati e a cavallo, mentre gli uomini del corteo indossano il cappello piumato.

Nella tarda mattinata ha luogo la riconsegna dei vessilli.

Il parroco attende al balcone i giovani che fanno roteare con destrezza la bandiera, cercando di rendere difficile la presa che deve essere effet­tuata al volo.

Segue un pranzo a base di pesce frit­to.

La mattina del 26 maggio è detta del ringrazia­mento.

I figli del Banderese aprono il corteo dei ceri votivi che gira tutte le chiese fino alla cripta di Sant'Urbano, dove questi vengono deposti. Dopo di che la porta santa è chiusa, fino al prossimo anno. Il rituale continua con la messa solenne e la benedizione dei quattro cantoni. Al termine i Banderesi ripartono in corteo in direzione della chiesa rurale di Santa Maria Casoria.

Fonte Edizioni Menabò – d’Abruzzo

tutti pazzi per la Civita

 

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