L'Abbazia di San Liberatore a Majella è uno dei più antichi monasteri dell'Abruzzo; è ubicata nel territorio del comune di Serramonacesca in provincia di Pescara.
La fondazione di questa abbazia viene fatta risalire all'opera di Carlo Magno, di cui la chiesa conserva raffigurazione in un frammento di affresco.
In realtà possediamo solo una falsificazione in forma di copia semplice dell'anno 798, confezionata alla metà del XII secolo, nella quale Carlo Magno su domanda dell'abate Teodemaro di Montecassino conferma allo stesso monastero cassinese i beni e le immunità, tra i quali la chiesa di San Liberatore, già a lui conferiti da suo padre Pipino e da Carlo, fratello di quest'ultimo.
La prima attendibile testimonianza documentaria circa San Liberatore è il Memoratorium dell'abate cassinese Bertario (856-883), una delle cui redazioni è contenuta nella Cronaca cassinese di Leone Ostiense, dove sono indicate le ormai numerose pertinenze liberatoriane (terre, chiese, monasteri).
Qui appare come a San Liberatore nel IX secolo facesse capo un patrimonio che si estendeva dalla Majella all'Adriatico tra le valli del Sangro e del Pescara, abbracciando l'area degli odierni territori di Serramonacesca, Manoppello, Roccamontepiano, Fara Filiorum Petri.
La fabbrica fu innalzata nell'anno 1007 per volere del monaco Teobaldo su una costruzione preesistente databile intorno al IX secolo.
E proprio a Teobaldo, che ha radicalmente ristrutturato la chiesa e gli edifici della comunità, si deve un Commemoratorium, cioè un inventario testamentario nel quale, prima come preposito di San Liberatore, poi in qualità di abate di Montecassino (dal 1022), egli attesta il suo impegno edilizio per San Liberatore, oltre che la dotazione liturgica e l'attività scrittoria da lui promosse in favore della chiesa monastica maiellese.
Tra alterne vicende, in pratica dal IX sino alla fine del XVIII secolo, San Liberatore, che rimase sempre una prepositura dipendente dall'abbazia cassinese, costituisce appunto il polo intorno al quale gravita la presenza di Montecassino in Abruzzo, come testimonia proprio la documentazione relativa al monastero majellese che comprende oltre 800 unità.
Sulla base delle fonti è stato possibile anche ricostruire la serie cronologica dei prepositi di San Liberatore, che vanno da Poterico (856?-883?) a Cherubino de Luna d'Aragona di Napoli (1804).
Le attuali forme della chiesa rimandano all'epoca in cui, Desiderio, abate di Montecassino, vi trasportò nel 1080, nuove maestranze che diedero vita ben presto ad una scuola artistica locale.
La chiesa benedettina, dopo che l'incuria l'aveva lasciata allo stato di rudere per lunghissimi anni, fu restaurata nel periodo 1967-71.
L'abbazia si trova immersa in uno scenario di suggestivo valore naturalistico, si presenta con una facciata bianca equilibrata nei volumi e affiancata da un campanile a pianta quadrata sviluppato in tre piani traforati da monofore, bifore e trifore.
La facciata ha uno schema disegnato da rilievi verticali con un gusto lombardo.
La ripartizione interna dell'impianto basilicale è a tre navate con sette arcate a tutto tondo che insistono su pilatri triangolari.
Al presbiterio si accede attraverso tre archi di trionfo (manca quello centrale), che poggiano su piloni a forma di croce e terminanti con belle decorazioni a ovuli e dentelli; questo stesso tipo di decorazione divide in senso orizzontale le muraglie della navata centrale sino a portarsi sull'abside, terminando in tre ordini circolari.
Il soffitto è a capriate lignee; nella navata sinistra si scorgono gli originari accessi al chiostro e alla residenza del monastero, rappresentate da due porte decorate; è possibile notare sull'architrave della seconda porta il caratteristico motivo a fiori tipico del romanico abruzzese.
Il pavimento della navata centrale presenta una bella e rara composizione geometrica policroma databile intorno al 1200, mentre gli affreschi che ornavano il catino dell'abside, un tempo uniti, oggi sono ammirabili separatamente dopo l'ultimo restauro; il primo, posizionato su pannelli è del XVI secolo e raffigura il monaco Teobaldo, fondatore dell'abbazia, il secondo, più antico (XII secolo), rimasto nella sua posizione originaria presenta tracce di figure di santi.
L'ambone si presenta a cassa di forma quadrata e presenta notevoli somiglianze con la pari struttura dell'Abbazia di San Clemente a Casauria e di San Pelino a Corfinio.