Battaglia di Zenta
L’11 settembre 1697 è una data storica per l’intera Europa: in quel giorno l’esercito imperiale, guidato dal principe Eugenio di Savoia, e composto di poco più di 50.000 uomini male armati, deve fronteggiare l'esercito turco di Mustafà II forte di 100.000 uomini (fra i quali i temibili giannizzeri), dotato di potenti artiglierie.
Presso Zenta, grazie ad un'abile e spregiudicata azione strategica, Eugenio attacca di sorpresa i turchi che stavano attraversando su un ponte di barche il Tibisco, e li mette in rotta.
Era infatti consapevole del fatto che se avesse affrontato i turchi in campo aperto, il suo esercito avrebbe sicuramente avuto la peggio.
Muove così una spettacolare imboscata.
Rimangono sul campo i corpi di 30.000 turchi, dei quali 20.000 caduti in battaglia e 10.000 affogati nel Tibisco.
Le perdite imperiali sono state al contrario irrisorie: 28 ufficiali e 401 soldati.
Un centinaio di pezzi di artiglieria e la cassa dell'esercito cadono nelle mani di Eugenio, le cui perdite assommano a meno di 500 morti, o feriti gravi, e poco più di 1.000 feriti.
Eugenio non può inseguire immediatamente il nemico a causa della cattiva stagione e della mancanza di rinforzi, ma, subito dopo, lo attacca pesantemente in Bosnia inseguendolo fin alle porte di Sarajevo.