La battaglia di Guadalcanal, ebbe luogo tra il 7 agosto 1942 e il 9 febbraio 1943 nel teatro del Pacifico della seconda guerra mondiale tra gli Alleati sbarcati sull'isola di Guadalcanal, nelle Salomone meridionali, e l'Impero giapponese che all'inizio del luglio 1942 aveva cominciato a costruirvi sulla costa nord una pista aerea.
Rappresenta la prima grande offensiva lanciata dagli Alleati contro il Giappone, che fino ad allora aveva mantenuto l'iniziativa bellica.
Il 7 agosto 1942 le forze alleate, principalmente composte da truppe Usa, sbarcarono sull'isola di Guadalcanal, su quella di Tulagi e su quella di Gavutu-Tanambogo per privare il Giappone di tali basi avanzate e conquistare l'aeroporto che avrebbe potuto minacciare, una volta completato, le rotte dei rifornimenti tra gli Stati Uniti, l'Australia e la Nuova Zelanda.
Messe in sicurezza, le isole sarebbero servite agli Alleati per supportare una campagna volta a neutralizzare o catturare le piazzeforti giapponesi nella Nuova Britannia, come Rabaul.
Sorpresi dall'offensiva i giapponesi effettuarono tra agosto e novembre numerosi tentativi di riprendere l'isola e la base aerea (denominata Henderson Field dagli statunitensi) che causarono tre battaglie terrestri, cinque battaglie navali e scontri aerei quasi quotidiani.
Il 12 novembre, dopo una serie di combattimenti navali e terrestri, la decisiva battaglia navale nella quale venne respinto l'ultimo grande sforzo giapponese di far sbarcare un numero sufficiente di truppe per riconquistare l'aeroporto.
A dicembre il Giappone rinunciò alla riconquista dell'isola di Guadalcanal ed evacuò le forze restanti entro il 9 febbraio 1943, lasciando definitivamente l'isola in mano agli Alleati.
La campagna di Guadalcanal segnò la prima grande vittoria strategica degli Alleati sul Giappone e perciò venne spesso definita il punto di svolta della guerra: la campagna rappresentò per gli Alleati l'inizio della transizione dalle operazioni difensive a quelle offensive, mentre il Giappone venne costretto sempre più sulla difensiva.
Dal successo a Guadalcanal gli Stati Uniti continuarono la campagna attraverso il Pacifico, che culminò con la sconfitta del Giappone e il termine della seconda guerra mondiale.
Il 7 dicembre 1941 con un'azione a sorpresa il Giappone attaccò la flotta statunitense del Pacifico ancorata a Pearl Harbor, nelle Hawaii, affondando o mettendo fuori combattimento molte navi da battaglia.
Liberato temporaneamente da tale minaccia, l'Impero nipponico puntava al controllo dei territori ricchi di risorse naturali del Sud-est asiatico e la costituzione di basi militari strategiche per la difesa della Sfera di prosperità comune comprendente il Pacifico occidentale e l'Asia.
Secondo queste linee generali, il Giappone conquistò nell'arco di sei mesi la Birmania, le Filippine, la Malesia britannica e Singapore, le Indie orientali olandesi, le isole di Guam e Wake, le isole Gilbert, l'arcipelago di Bismarck, gran parte della Nuova Guinea e le più settentrionali delle isole Salomone: tali molteplici azioni militari fecero entrare in guerra il Giappone contro il Regno Unito, i dominion di Australia e Nuova Zelanda e il governo in esilio dei Paesi Bassi; nazioni che erano alleate degli Stati Uniti.
I due tentativi del Giappone di estendere il proprio perimetro difensivo verso il Pacifico del sud e centrale vennero però ostacolati dalle sconfitte sofferte nella battaglia del Mar dei Coralli nella prima decade del maggio 1942 e nella battaglia delle Midway (4-6 giugno): due vittorie strategiche che permisero agli Alleati di assumere l'iniziativa e lanciare un'offensiva nel Pacifico verso le Isole Salomone (protettorato del Regno Unito), in particolare contro quelle meridionali di Guadalcanal, Tulagi e Florida.
Gli strateghi alleati erano al corrente che la marina imperiale giapponese aveva occupato Tulagi nel maggio 1942 nel corso dello scontro del mar dei Coralli e vi aveva costruito una base.
Le preoccupazioni aumentarono quando all'inizio del luglio 1942 la marina nipponica iniziò a costruire, nella vicina Guadalcanal, un aeroporto nella piana di Punta Lunga sulla costa settentrionale: a protezione dei lavori, condotti da 2 200 operai di origine coreana sotto la supervisione di specialisti di costruzioni, si trovavano 600 soldati.
Su Tulagi e i vicini isolotti di Gavutu e Tanambogo erano stanziati circa 900 uomini (in prevalenza fanti di marina).
Una volta completate, queste basi avrebbero protetto Rabaul nella Nuova Britannia e minacciato le linee di comunicazioni alleate con l'Australia, oltre a dare al Giappone una testa di ponte da cui lanciare future offensive verso le isole Figi, la Nuova Caledonia e le isole Samoa-
L'aeroporto, ove i comandi nipponici avevano pianificato di dispiegare quarantacinque caccia e sessanta bombardieri, avrebbe infine fornito la necessaria copertura aerea alle navi dirette verso il Pacifico meridionale.
I piani alleati per l'attacco alle Salomone meridionali furono concepiti dall'ammiraglio Ernest King, comandante in capo della flotta statunitense, che vedeva nell'operazione l'unico modo per strappare al Giappone posizioni pericolose per le linee di rifornimento tra gli Stati Uniti e l'Australia.
Inoltre ritenne possibile sfruttare questa campagna in congiunzione con quella della Nuova Guinea (dove le forze australiano-americane stavano combattendo sotto il comando del generale Douglas MacArthur) per conquistare l'arcipelago di Bismarck ed eliminare la principale base giapponese a Rabaul.
L'obiettivo finale sarebbe stato la riconquista delle Filippine.
Il Joint Chiefs of Staff statunitense stabilì il teatro del Sud Pacifico il cui comando fu assunto il 19 giugno 1942 dal viceammiraglio Robert Ghormley.
L'ammiraglio Chester Nimitz, a Pearl Harbor, venne nominato comandante in capo alleato dell'Area del Pacifico.