Pescara e l'eccidio di Colle Orlando
Il 13 ottobre 1943, in seguito all’armistizio dell’8 settembre, il territorio di Fontanelle, a Pescara, come tutto il resto d’Italia, venne occupato dalle truppe tedesche che inizialmente, il 9 settembre, istituirono il quartier generale, il comando nel Palazzo dei baroni Sanità di Toppi, adiacente la chiesa parrocchiale di San Pietro Martire.
Nei giorni seguenti venne emesso un bando in cui si ordinava alla popolazione civile la consegna di ogni arma da fuoco.
Il 13 ottobre le truppe tedesche effettuarono perquisizioni in alcune case del quartiere, abitato in quel momento anche da molti sfollati provenienti dalle zone bombardate di Pescara, come il centro cittadino o la zona della stazione ferroviaria.
Nel corso delle perquisizioni vennero individuate alcune armi definite da fuoco i cui possessori furono prelevati; in realtà si trattava di armi da caccia, in un caso neanche funzionante, ma tre uomini vennero comunque strappati ai loro cari.
Si trattava di Carlo Alberto Di Berardino, 40 anni, ragioniere presso le officine ‘Camplone’, sfollato e padre di due figli; Marco Di Giacomo, 51 anni, contadino originario di Fontanelle con 8 figli; Giuseppe Mancini, 50 anni, operaio sfollato con 3 figli.
All’oscuro delle loro famiglie, bloccate sotto la minaccia delle armi, i tre uomini vennero portati nei terreni circostanti, sul Colle Orlando, costretti a scavare le fosse prima di essere trucidati barbaramente.
Delicato ma toccante il racconto della nipote di Giuseppe Mancini:
Mio nonno era riuscito a sfuggire alle SS, ma tornò indietro per salvare la famiglia e per sotterrare la sua fisarmonica, temendo che sarebbe stata presa dai tedeschi.
Quel giorno gli trovarono il fucile da caccia perché, essendo il giorno del matrimonio della figlia, era andato in campagna a cercare cardellini per il pranzo nuziale.