Festa della Candelora e di San Biagio
Si celebra il 2 e il 3 febbraio
Nunc dimittis servum tuum, Domine (Signore, ora puoi licenziare il tuo servo) sono le parole pronunciate, secondo il Vangelo di Luca, dal vecchio sacerdote Simeone, al quale lo Spirito Santo aveva predetto che non sarebbe morto prima di aver conosciuto il Signore, alla vista di Gesù allorché Giuseppe e Maria lo portarono al tempio per la presentazione, secondo la legge giudaica per i primogeniti maschi.
La Chiesa cattolica celebra questo evento il 2 febbraio.
Chiamato originariamente in Oriente "festa di San Simeone" e poi "Presentazione del Signore", il giorno è detto anche della Candelora perché vengono benedette e distribuite ai fedeli candele - poi accese e portate in processione - che verranno quindi riposte in casa dove saranno conservate perché si ritiene abbiano virtù taumaturgiche in caso di grave malattia e protettive contro le calamità e le tempeste.
Questa tradizione è presente anche a Lettomanoppello dove in occasione della messa della Candelora si possono trovare in chiesa le candele benedette che vengono accese durante la cerimonia.
Le candele sono poi utilizzate il giorno seguente, che viene celebrato nella chiesa di San Nicola, quando il parroco benedice le gole dei fedeli incrociandone due.
La festa di San Biagio non è qui connotata da particolari celebrazioni ma il filo rosso che la unisce con altre realtà abruzzesi è la presenza dei classici "tarallucci" che la sera vengono messi in un canestro vicino all'altare per essere santificati dal parroco.
Secondo consuetudine sono preparati in due versioni, morbidi (uova, zucchero, olio di semi, latte, lievito di birra, farina) o spaccati (uova, olio di semi, sale, zucchero, anice, farina) e chi non ha tempo – o voglia - di farseli a casa li compra nei forni locali.