Gli omaggi a Sant'Antonio da Padova
Ricorrenza la prima domenica di settembre
Gli omaggi consistono in trofei vegetali, realizzati ricoprendo una struttura di canne a forma conica, con rami di felci, e sopra i quali vengono appesi gli oggetti che si intendono donare alla chiesa per contribuire alle spese della festa.
Serramonacesca, sorge alla falde della Majella e ai bordi di uno dei bracci secondari del tratture magno, ma soprattutto sorge all'ombra di San Liberatore a Majella, la grande abbazia cassinese che la leggenda ricollega a Carlo Magno e la storia attribuisce, per quanto riguarda gli splendori della ricostruzione avvenuta tra il 1007 e 1019, al monaco Teobaldo.
Tutto questo vuole dire che il paese è cresciuto ed ha costruito la sua vicenda sociale nell'ambito dell’economia pastorale e della cultura monastica di impianto curtense.
Ancora oggi certe attività sviluppatesi nella costruzione del complesso abbaziale, come la pratica dell'intaglio della pietra, mantengono una posizione importante nell'artigianato locale.
Allo stesso modo alcuni caratteri della religiosità popolare sono riconducibili a consuetudini le cui origini vanno ricercate nei rapporti tra la classe monastica dominante e quella dei contadini sottomessi alla imposizione delle decime e dei tributi.
In questa dimensione si inquadra la tradizione dei miejie, gli omaggi, che il popolo di Serramonacesca attribuisce, la prima domenica di settembre a Sant'Antonio di Padova, detto in paese Sant'Antoniucce, per le modeste dimensioni di una artistica ed antica statua a cui è riferita la devozione popolare.
Quasi ogni famiglia si impegna nella realizzazione di un miejie che, issato su una lunga pertica, viene recato solennemente e con gran seguito di pubblico di fronte al sagrato.
Il trofeo può essere anche semplicemente un grosso ramo verde e biforcuto da cui pendono i doni, i quali sono di varia natura: da prodotti alimentari, come confezioni di pasta, a specialità gastronomiche e dolciarie e a produzioni tipiche del luogo.
Abbondano infatti le forme di cacio pecorino, le lonze, i prosciutti, le soppressale, le uova.
Ma un miejie può essere arricchito anche con una coppia di pollastri, di papere, oppure con bottiglie di vino, di liquore, barattoli di marmellata, caramelle e cioccolatini.
Tra i doni meno prevedibili può capitare di trovare biancheria intima, capi di vestiario, oggetti per la casa.
Tutto è deposto fuori la porta della chiesa, durante la messa solenne delle undici e prima della processione, conclusa la quale gli omaggi vengono posti all'asta.
Un banditore, ricorrendo a tutta la sua arte oratoria e alla sua dialettica, comincia a magnificare i trofei ad uno ad uno, elencando la ricchezza dei doni e la varietà del contenuto.
Solitamente sono le stesse famiglie che hanno recato il dono a ricomprarlo a prezzo notevolmente superiore al suo valore reale, tra gli applausi degli astanti e le invocazioni di evviva a Sant'Antonio di Padova.
Molte sono le considerazioni che si potrebbero fare sulla festa, a cominciare dai motivi per i quali attualmente il patrono del paese sia un santo francescano e non benedettino, come la presenza dell’'antica abbazia farebbe immaginare.
Si potrebbe inoltre considerare anche la collocazione temporale della festa, che raddoppia e sposta il giorno comunemente dedicato a Sant'Antonio di Padova, peraltro festeggiato a Serramonacesca.
Vedi anche: Serramonacesca e il Pellegrinaggio a Sant'Onofrio; Sant'Antonio da Padova
Fonte Edizioni Menabò – d’Abruzzo