Il 2 febbraio si celebra la festa della Candelora
di Daniela Quieti*
La festa ricorda la presentazione al Tempio di Gesù quaranta giorni dopo la sua nascita e la Purificazione di Maria.
In questo giorno si benedicono le candele, simbolo della luce divina che illumina il mondo.
Come recita un antico adagio:
Quando giunge la Candelora
dell’inverno siamo fuori
ma se piove o tira vento
dell’inverno siamo dentro.
Cioè se questi giorni sono freddi la primavera sarà bella, se sono caldi la primavera arriverà tardi”.
La tradizione popolare ha attribuito alla ricorrenza anche un significato connesso al mondo agricolo, legato alla semina e ai raccolti.
Ai tempi dei nostri antenati non esistevano strumenti e tecniche in grado di fornire anticipazioni meteorologiche, e l’esistenza era scandita dal ciclo delle stagioni e dall’osservazione della natura, da cui si cercava di apprendere i saperi da tramandare nel tentativo di prevenire gli eventi negativi.
Soprattutto nel momento critico di metà inverno, la pioggia e il vento presagivano il perdurare del freddo e di rischi per la buona riuscita dei frutti della terra.
Le fiammelle della Candelora che ardono nei ceri delle chiese annunciano il ritorno della luce dopo il buio e riscaldano il cuore dei fedeli.
Poi, il 3 febbraio, ricorre l’anniversario di San Biagio, vescovo e martire, protettore della gola ma anche di animali e attività agricole.
È consuetudine in molte zone gustare i cosiddetti “taralli di San Biagio”, una tipicità dolciaria.
Quando in questo periodo i contadini si allontanavano a lungo da casa per controllare i campi, le massaie preparavano con gli avanzi della pasta di pane degli anelli dorati, chiamati taralli, appunto.
Questi culti, folclori e sapori perpetuano la devozione e le tradizioni germogliate da un legame ancestrale con la divinità e con la terra, e ancora rischiarano il nostro quotidiano sentiero.
*www.agricolturaoggi.com
Vedi anche: La Candelora