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Tussio, insieme a San Nicandro, è una frazione del comune di Prata d'Ansidonia.

Situato sulla piana di Navelli, a circa 890 metri dal livello del mare e a circa 30 chilometri dal capoluogo L'Aquila.

Sorge su un colle nominato Cro, nome la cui origine si attribuirebbe al tipico verso dei corvi o all'abbreviazione del nome latino Crocus: zafferano, che nella zona viene coltivato tradizionalmente.

Vi si accede dalla strada provinciale San DemetrioSan Pio delle Camere.

Il nome del paese deriverebbe dal nome del santo che sembrerebbe aver dimorato nelle sue grotte o dal termine latino Tutius (sicurezza), vista la salubrità dell'aria che nei tempi passati evitò agli abitanti pestilenze e malarie.

Il luogo dove esso sorge fu sicuramente abitato nell'epoca romana: si desume dal ritrovamento di una iscrizione lapidaria e da una lucerna romana rinvenuta durante uno scavo avanti una abitazione del paese.

Sorge ai limiti dell'antico tratturo che in tempi di transumanza era attraversato dai greggi diretti in Puglia, tracciato quest'ultimo sull'antica via Claudia.

Notevoli le testimonianze dell'antica civiltà romana, dal vicino sito di Peltuinum fino ad una coppia di leoni di pietra ornamento dell'ingresso di un'antica villa ritrovata nei pressi del paese, oggi visibili presso il museo nazionale dell'Aquila e presso la piazza del paese.

I leoni sono stati rinvenuti uno nel 1963 durante i lavori di ampliamento della strada che da Tussio porta a Settefonti sul ciglio sinistro a circa 200 metri dalle prime case del paese; l'altro, casualmente, nello stesso luogo nel 1973 da alcuni giovani residenti.

In occasione del primo ritrovamento una donna ci raccontò che  "la vecchia Rebecca " aveva sempre detto che in quella zona, allora senza alcun segnale di presenza di reperti, ci fosse la tomba di Ponzio Pilato.

Forse è una storia vera tramandata oralmente per 2000 anni; si dice infatti che Ponzio Pilato fosse nativo della città romana situata presso l'attuale San Pio di Fontecchio.

Le sue case costruite con malta e pietra rispettano ancora l'impianto originale di borgo fortificato, le sue strade circoncentriche sono unite da passanti spesso realizzati con archi dalle fondamenta delle case.

In origine c'erano cinque siti religiosi, oggi se ne contano soltanto tre: la chiesa madre dedicata a San Martino Vescovo, la Congrega di San Giuseppe patrono del paese, notevole esempio di artigianato, vista la presenza al suo interno di pregevoli arredi in legno, la chiesetta dedicata alla Madonna di Loreto, situata sulla strada che porta verso la montagne che circondano Tussio.

Si ritrovano anche i ruderi di una quarta chiesa dedicata alla Madonna della Neve e una piazzetta con il nome della quinta chiesa andata perduta, la Madonna in Gloria risalente al 1250.

Nell'anno 1080 una peste fierissima colpì l'Abruzzo e tutta l'Italia meridionale.

li abitanti di Altavilla, situata all'incirca a metà strada fra Tussio e Caporciano seguendo la strada di campagna,, più o meno presso l'attuale casetta dei Santogrossi, e di Casale Tarpea che si trovava nella contrada "Casali" sulla destra della strada che porta a San Pio delle Camere, dopo la doppia curva, due piccoli centri non lontani da Tussio di cui oggi non restano che i nomi e qualche piccolo rudere, si mostrarono molto munifici nei confronti dei monaci benedettini loro soccorritori e benefattori.

Questi villaggi erano costituiti da poche capanne costruite sui ruderi delle loro abitazioni devastate da un forte terremoto che nel 1075 aveva colpito tutto il contado della città di Forcona.

La peste si accanì verso quei miseri dimoranti.

I monaci della vicina abbazia di Santa Maria di Bominaco accorrevano ad assistere queste misere popolazioni fino a trasportale al loro Cenobio che fu di fatto trasformato in ospedale.

I superstiti, cessato il flagello, scelsero di restare al servizio dell'abbazia, altri non vollero tornare negli antichi villaggi distrutti e preferirono di dimorare più volentieri nelle grotte del monte "Cro".

"Lo strano breve monosillabo col quale si designava il monte, secondo alcuni traeva origine dal grido dei corvi che su quel monte accorrevano a fare i loro nidi.

Ma è assai più verosimile l'opinione di altri che lo considerano come un'apocope della voce latina "Crocus" con la quale veniva chiamato lo zafferano, di cui in questi luoghi si fa da epoche lontanissime una intensa coltivazione: ....tanto che in fondo viene quasi da porsi il dubbio se sia stata la pianta preziosa a dare il nome al monte, o questo a quella.

Per la coltivazione dei terreni e per avere delle abitazioni in località asciutta, salubre e meno soggetta ai terremoti, gli abitanti dei poveri villaggi salvatisi dal flagello, d'accordo con i Monaci di Bominaco vennero nella determinazione di fondare qui un paese, abbandonando gli antichi villaggi.

Presa tale decisione e avuto il consenso di costruire, con grande alacrità essi presero ad elevare nuovi fabbricati usando preferibilmente pietre e legname delle loro case distrutte.

Il luogo scelto per il nuovo paese era ameno sia per l'aria che per la posizione.

.....gli abitanti dispersi, in breve si adunarono per affrettare la costruzione del nuovo paese cui da principio fu data la denominazione di semplice Masseria dei Monaci e poi fu detta Tussio."

Il sito, nel quale sono state segnalate tombe italiche, fu abitato già in epoca romana, come testimonia il rinvenimento di antiche iscrizioni e di due leoni in pietra riferibili all'arte romana del I secolo D.C. dei quali uno è posizionato nei pressi della Chiesa Parrocchiale, l'altro non del tutto integro nel museo nazionale d'Abruzzo dell'Aquila.

Tuttavia  la prima menzione di Tussio risale all'anno 816; la stessa fonte, a proposito della coltivazione dei legumi nelle nostre zone  e specificatamente delle lenticchie, attesta che ......nell'ampio contratto di livello del 998 d.C. relativo alle proprietà di Tussio, Carapelle e Trita (valle del Tirino).....

Personalità legate a Tussio

Giacomo Carosi

Ponzio Pilato

Rolando Carosi

tutti pazzi per la Civita

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