Ortona a Mare, centro balneare della provincia di Chieti, in Abruzzo, è di antichissime origini; da contrada Bardella proviene un ricco corredo funerario risalente al VI secolo a.C., oggi conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti.
È l'Orton ricordata da Strabone come "porto ed arsenale dei Frentani". La continuità d'insediamento sin da epoca preromana è documentata dai numerosi reperti venuti alla luce in città nel passato: iscrizioni, e ruderi di grandiose fabbriche ancora visibili agli inizi del secolo scorso, che inoltre attestano come in età romana essa crebbe d'importanza; del periodo imperiale è la cosiddetta Pietra di Morrecine, nell'omonima contrada, rudere di una struttura funeraria.Dopo la fase di declino iniziata in età tardo imperiale e durata per tutto l'alto Medioevo, riacquistò importanza sotto gli Svevi (secc. XII-XIII) che la colmarono di privilegi: il suo porto divenne centro di traffici commerciali con l'Oriente.
L'apertura del porto di San Vito nella prima metà del XV secolo, per il quale ebbe dal tardo Trecento una lunga contesa con Lanciano, fu l'inizio della decadenza da cui si sarebbe ripresa ben poco nonostante fosse divenuta nel 1582 feudo della duchessa di Parma, Margherita d'Austria Farnese, figlia dell'imperatore Carlo V, alla quale nel 1586 successe il figlio.
Memorabili sono per la storia della città due anni: il 1566 quando venne saccheggiata dalle orde turche di Pialy Pascià e molti dei suoi edifici furono consumati dalle fiamme, e il 1943 quando nel corso della "battaglia di Ortona" gran parte del suo patrimonio edilizio andò distrutto.
Da alcuni decenni la città, che può contare su un attrezzato porto, gode di un risveglio economico legato alle attività commerciali, alla pesca e al turismo.
Dal promontorio su cui è distesa tra vigneti con la famosa uva "pergolone", abbraccia ampi orizzonti; i suoi lidi, Riccio e dei Saraceni, la fanno frequentata stazione balneare.
Non sono molte le testimonianze architettoniche risparmiate dall'ultimo conflitto bellico: il palazzo de Sanctis, cinquecentesco, ampiamente ricostruito, l'altro, sempre della stessa famiglia (ora Grilli), che nella ristrutturazione del XVIII secolo ebbe il salone arricchito da una pregevole decorazione a stucco e ad affresco, il grandioso palazzo di Margherita d'Austria - la cui costruzione su disegno di Giacomo della Porta iniziò quand'era ancora in vita la duchessa - rimasto incompiuto ed in seguito oggetto di più interventi, dei quali uno recente (all'interno è ospitato il Museo Civico che raccoglie opere di artisti locali: molte dei Cascella), la medievale chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, ampiamente restaurata dopo i danni bellici (conserva tele venete tardo cinquecentesche e un affresco quattrocentesco), l'altra di Santa Caterina, dal portale ogivale e dall'interno decorato con begli stucchi nei primi decenni del XVIII secolo da Giovambattista Gianni (nell'ex coro, importante affresco tardo duecentesco); mentre dell'imponente castello aragonese, edificato poco dopo la metà del Quattrocento, non rimangono che i ruderi, e della Cattedrale (ricostruita una prima volta nel XII secolo dedicandola alla Vergine - titolo poi mutato in San Tommaso quando nel secolo successivo vennero traslate ad Ortona le reliquie del Santo - e poi di nuovo dopo l'incendio del 1566, e ristrutturata a partire dal secondo decennio del Settecento su progetto del Gianni e poi di Carlo Buratti, oggi restano solo poche strutture reimpiegate nella ricostruzione post-bellica (dello splendido portale trecentesco di Nicola Mancino sopravvivono scarsi elementi rimontati nel nuovo portale, mentre altri giacciono abbandonati nel giardino; dalla chiesa si accede all'interessante Museo d'Arte Sacra).
Merita una visita il Museo Tostiano, con cimeli legati al musicista Francesco Paolo Tosti, nato a Ortona.
Fuori dell'abitato sono da vedere nella chiesa dell'ex convento dei Cappuccini i notevoli altari lignei barocchi, e in contrada San Donato i resti della chiesa di San Marco, datati al VII-VIII secolo.