Cappadocia è un comune della Provincia dell’Aquila, in Abruzzo.
I patroni, San Biagio e Santa Margherita, si festeggiano il 3 gennaio.
Frazioni: Camporotondo, Petrella Liri, Verrecchie.
Confina con i comuni di Camerata Nuova (RM), Castellafiume, Filettino (FR), Pereto, Rocca di Botte, Tagliacozzo, Vallepietra (RM)
Si estende lungo il confine tra Abruzzo e Lazio, nel pieno dell'Appennino centrale sul versante nord-orientale aquilano dei Monti Simbruini.
Il territorio, particolarmente montuoso, ha da sempre condizionato l'economia della zona, dedita per lo più all'allevamento, al commercio del legname e al turismo, sviluppatosi negli ultimi anni.
Porta abruzzese al complesso naturalistico del Parco dei Monti Simbruini, è uno dei tanti comuni abruzzesi sorti tra la frescura e le bellezze naturali dell’Appennino, ed è adagiato sulle pendici del Colle Secco, dal quale si ammira l’incantevole panorama della Valle del Liri.
Il paese è sorto in età medievale, sviluppandosi su un pianoro alle falde del Colle Secco.
Dal paese si gode lo splendido panorama della valle del Liri e dando luogo ad una configurazione urbana che dalla base, rappresentata dalla linea delle prime case dell' abitato, i borghi di Vallefredda e dell'Orto Pompilio, tende poi a chiudersi nei pressi della sommità, all’altezza del Piazzale e dell’odierna Chiesa di Santa Margherita.
E' situato a 1108 metri di altezza sul livello del mare, ed è adagiato su un pianoro naturale alle falde del Monte Camiciola.
Da questa invidiabile e privilegiata posizione panoramica domina sull’incantevole valle sottostante, lungo la quale scorre il fiume Liri, le cui sorgenti sgorgano alle pendici del paese.
E’ uno dei comuni abruzzesi della sub-regione della Marsica, confinante con il Lazio e la Provincia di Roma. Nonostante l'area risulti insediata sin dal Neolitico, come testimonia la Grotta Cola nella vicina Petrella, non si hanno notizie storiche di Cappadocia prima dell'XI secolo.
La storia del borgo è correlata a quella delle più potenti famiglie dell'area marsicana: Cappadocia fu legata, infatti, alla Contea dei Marsi, e successivamente alle Contee di Albe e Tagliacozzo degli Orsini, donate dopo la ribellione di Virginio Orsini, nel 1496, a Fabrizio Colonna.
Il terremoto del 1915 provocò gravissimi danni all'abitato ed in particolare all'antica chiesa di Santa Margherita.
Questa area risulta essere stata insediata dall’uomo fin dall’Età Neolitica, come testimoniano quei reperti archeologici che numerosi (rozze stoviglie di creta, armi di selce, ed un osso occipitale umano probabilmente usato come lisciatoio, oltre ad ossa e denti dell’Ursus Spelaeus, l’estinto orso delle caverne) sono stati indagati da Giustiniano Nicolucci nel 1877, e rinvenuti all’interno della Grotta Cola, nei pressi di Petrella Liri (G. Nicolucci, La grotta Cola presso Petrella di Cappadocia, Napoli, 1877).
Altri e più recenti ritrovamenti relativi a reperti dell’Età del Bronzo, sono stati rinvenuti all’interno delle Grotte di Beatrice Cenci, e nella Grotta “La Dama”, sita al di sopra delle Sorgenti del Liri.
La zona era frequentata anche in epoca romana, e probabilmente si trovava in territorio “Equo” e poi nell’Ager Albenses.
Presso Petrella Liri, nelle zone di San Pietro e Fonte Nina, ci sono tracce di insediamenti romani, costituite da mura, resti di ville rustiche o fattorie, oltre a numerosi laterizi ed elementi fittili.
Inoltre oggi è accertata la presenza di una struttura romana, un invaso sul fiume Liri, all’altezza dell’ex officina.
Di questo invaso o sbarramento è tuttora ben visibile il muro in “Opus Cementitium”, con i contrafforti e la chiusa sul fiume con grossi blocchi squadrati, scanalati verso la parte esterna. Rimane ancora il mistero della necessità dell’opera, delle finalità e di chi la utilizzasse.
Inoltre, dalla presenza di altri blocchi e resti, si presume la presenza di un ponte sul Liri.Sin da epoca romana la nostra è stata terra di transumanza orizzontale verso la Campagna Romana.
Questa la si raggiungeva attraverso la vicina via Tiburtina - Valeria, e dal diverticolo della via Traiana che metteva in comunicazione Subiaco con Marruvium, attraversando l'alta valle dell'Aniene, il Monte Autore (Petra Imperatoris), il Santuario della Santissima Trinità, Cappadocia, Monte Girifalco e scendendo poi per i Piani Palentini, ed Alba Fucens.
Su questo tracciato è ubicato, inoltre, l'antico insediamento di Morbano che potrebbe rivelarsi un insediamento medievale su un primo “Ocres” Equo.
Il territorio di Cappadocia e le sue sorgenti del Liri potrebbero, per la presenza di acqua e per la loro natura geografica di area di passaggio sulla direttrice Cassino - Valle Roveto – Carsolano, rivelare dei cenobi Benedettini legati al passaggio di Monaci Basiliani, che interessò soprattutto l’Italia meridionale durante l’VIII secolo d.C., a seguito dell’invasione araba e della persecuzione iconoclasta che imperversava nell’Impero Bizantino.
Infatti i toponimi Cappadocia - San Biagio - Santa Margherita - San Tommaso sono tutti di origine Orientale e una cella dedicata a San Biagio è certa nel territorio di Castellafiume.
Tutta la toponomastica di Cappadocia sembra rimandare alla più nota Cappadocia anatolica.
Gli stessi San Biagio e Santa Margherita, i santi protettori del paese, nacquero, vissero e consumarono il loro martirio nella citata regione orientale dell’odierna Turchia.
Probabilmente i lontani fondatori di Cappadocia portarono con loro, esuli in territorio abruzzese, il culto dei santi martiri venerati nella loro terra d’origine, la Cappadocia dell’Asia minore.
Persino nei nomi propri di persona sembrano cogliersi gli echi di questa lontana origine e provenienza.
Piuttosto comuni sono nomi propri quali Basilio, come il fondatore dell’Ordine dei Monaci Basiliani, padre e dottore della chiesa e patriarca del monachesimo orientale, e cioè Basilio il Grande, Cesarea di Cappadocia 329 ca.- 379, o Basilio di Cappadocia, oppure più comunemente noto come San Basilio.
E non mancano nomi propri di persona quali Armenio, Armenia e persino Anatolia.
Non si hanno, comunque, notizie documentate relative al borgo di Cappadocia fino al 1187 circa, quando nella Bolla inviata dal Papa Clemente III ad Eliano, Vescovo dei Marsi, viene citata la Chiesa di San Biagio e Santa Margherita in Cappadocia: “Sancti Blasii.
Sanctae Margheritae in Cappadocia” e nell’Elenco: “Ab Ecclesia Sancti Blasii, grani cuppas sex; Ab Ecclesia Sanctae Margheritae, grani cuppas sex”.
Nella stessa Bolla di Clemente III vengono anche nominate Sant'Angelo e San Giovanni in Petrella.
Personalità legate a Cappadocia
Eventi e tradizioni
15 agosto: festa di San Biagio e di Santa Margherita