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Torre de' Passeri è un comune della provincia di Pescara, in Abruzzo.

Il patrono, Sant’Antonio, si festeggia il 3 settembre.

Confina con i comuni di Alanno, Bolognano, Castiglione a Casauria, Pietranico, Scafa, Tocco da Casauria.

Per estensione territoriale, è uno dei più piccoli comuni d’Italia.

Il paese è ubicato nella vallata del Pescara, alla sinistra del fiume omonimo.

Circondato da colline e montagne, il centro abitato si estende in pianura, su un terreno alluvionale.

L'unico monumento che rimandi al tempo in cui il luogo era denominato "Turris passuum" è il Castello Mazara-Gizzi.

Chiamato popolarmente Castelluccio, è in realtà un complesso fortificato del cui impianto originario (secolo XIII) resta una parte del circuito murario e delle bastionature, trasformate nel 1766 in casa patrizia.

Oggi è in parte residenza privata, in parte teatro de "La casa di Dante", la prestigiosa iniziativa culturale dedica annualmente una mostra ai maggiori illustratori o artisti che si siano ispirati alla "Divina Commedia", in parte sede del Museo Fortunato Bellonzi di pittura dantesca contemporanea.

Da vedere pure la parrocchiale, risalente alla fine del XVIII secolo.

Nei dintorni sono state rinvenute tracce di un insediamento dell'età del bronzo finale (XI-IX secolo a.C.

Alcuni ritengono che il paese vada identificato con "Victorrita" ("Bectorrita", e anche "Bet-torrita"), casale già esistente quando nel IX secolo fu fondato il vicino monastero di San Clemente a Casauria al quale poi appartenne.

L'attuale toponimo è attestato dal 1279 e si fa derivare dall'essere stato il borgo "luogo di passo" lungo il fiume Pescara, condizione, questa, che ne favorì poi anche lo sviluppo a partire dagli inizi del Cinquecento.

Dal XVII secolo fino ai primi decenni del Novecento vi è stato fiorente l'artigianato ceramico.Torre de’ Passeri è ubicata nel territorio “Casauriense” e così, come avviene per i comuni limitrofi, gli albori della sua storia documentaria sono strettamente legati all’Abbazia di San Clemente a Casauria; è infatti al “Chronicon  Casauriense” che bisogna risalire per avere le prime notizie sulla “ Villa Bectorrita”  Bectorrita: tale nome ci fa subito pensare ad una torre che doveva effettivamente  esistere sull’ attuale località “ Torrione”, ma il nome, nella sua completezza, è controverso e leggendario: forse “ Turris mali passus”, perché zona infestata da briganti, o per le varie diramazioni del fiume Pescara che rendevano  impervia la zona, o perché la torre aveva anche  una funzione daziaria a servizi della vicina via “Claudia Nova” con pagamento del pedaggio prima  di attraversare  il Pescara.

Un’altra preziosa notzia desunta dal Chronicon è quelle dell’esistenza, già nel 1100, del culto di Sant’Antonino, patrono del paese.

Dopo varie vicende storiche, Torre de’ Passeri, nel 1652, divenne possesso dei Marchesi Ma zara di Sulmona, grazie ai quali, da piccolo centro di pochi abitanti, si trasformò in un importante centro economico.

Il Barone Mazara, infatti, cedette terreni, fornì materiale da costruzione e finanziamenti vari a tutti i Torresi che volessero costruirsi una casa e a coloro che volessero trasferirsi per intraprendere un’attività.

Questi aiuti spiegano l’ arrivo di alcune famiglie di ceramisti di Castelli (TE), come Pompei, gli Antici; i Cappelletti  e i Fraticelli, che iniziarono  la produzione della ceramica tornese, dando vita ad una fiorente industria.

Torre de’ Passeri diventò, così, il più importante centro economico di tutta la zona circostante.

Il definitivo nome "Torre de' Passeri" deriva dal più antico "Turris Passum" (Torre del passo), col quale veniva indicata una torre collocata nei confini dell'Abbazia di San Clemente a Casauria.

La torre sorgeva nel punto in cui il fiume Pescara di divideva in tanti ruscelletti, che potevano essere attraversati con un passo o poco più.

Di notte vi si accendeva un lume per facilitare i viandanti nell'attraversamento, che doveva essere pagato con un pedaggio.

Dalla vasta documentazione casauriense, emerge che precedentemente al Monastero esisteva una villa e un casale chiamati "Bectorrita" o "Vectorrita", che Romano, il primo Abate, inglobò nel Monastero tra gli anni 873 e 882, tramite acquisizioni e donazioni.

Successivamente, nel X secolo, il processo di "incastellamento", che riguardò tutta l'Italia, investì anche il territorio di Bectorrita e quello in cui operava il Monastero.

Lo sviluppo sociale, ma soprattutto le scorrerie saracene resero necessarie l'accentramento dei territori in un sistema che avesse prevalentemente ruolo difensivo.

Ci fu quindi un'innovazione territoriale, che permise uno sviluppo economico e sociale; ma la formazione di castelli abbaziali, dati dall'accorpamento delle ville e dei casali, era dettata soprattutto dalla necessità di pianificazione economica e strutturazione del potere abbaziale rispetto alle iniziative di quello signorile laico.

Un primo riscontro documentario dell'incastellamento di Bectorrita si ha nel 992, ma l'accertamento è del 1005 con la penetrazione di Bernardo di Liuduino, che permutò con l'Abate diversi terreni che aveva nel territorio pennese.

Secondo i cronisti dell'epoca, quei territori però tornarono nelle mani del Monastero, poiché lo stesso Bernardo si fece monaco nell'Abbazia di Casauria, morendovi di vecchiaia.

Nel 1035 l'Abate diede in concessione dei terreni alla famiglia Sansonesca, con l'impegno per quest'ultimo di non fare costruzioni nel territorio dell'Abbazia senza il consenso dell'Abate stesso. Lo scopo era quello di preservare "l'isola" del Monastero da insediamenti signorili.

Ma per tutto l'XI sec. la famiglia dei Sansoneschi riesce ad avere le terre del Monastero e ad imporsi come una delle più importanti signorie territoriali della zona.

Quindi nel 1111 il "Castrum Bectorrite" è in piena terra Sansonesca, e nel 1150 nei registri dei feudi della casata viene elencata "Turris Passerum".

E' in questo periodo che si ha il passaggio del nome, per cui con "Torre de' Passeri" si cominiciò a intendere l'antica "Bectorrita".

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