Acciano è un comune della Provincia dell'Aquila, in Abruzzo.
Il patrono, Santa Petronilla, si festeggia il 31 maggio.
Frazioni: elenco in fondo alla pagina.
Confina con i comuni di Caporciano, Molina Aterno, Navelli, San Benedetto in Perillis, Secinaro, Tione degli Abruzzi.
Fa parte del Parco regionale naturale del Sirente - Velino.
Nella Valle subequana e dell'Altopiano delle Rocche, circondata dal verde dei boschi di quercia, Acciano è arroccato su uno sperone di roccia tra i monti Bufame e Pietre Fitte dal quale si gode una bellissima vista delle creste rocciose del Sirente.
I ripidi pendii che delimitano il paese incorniciano la valle nella quale scorre il fiume Aterno.
La recente scoperta, tra la Chiesa di Santa Maria delle Grazie ed il cimitero, in Contrada San Lorenzo, di una struttura in opera quadrata, identificabile probabilmente in un tempietto italico-romano, nonché i notevoli frammenti ceramici rinvenuti nel corso del saggio eseguito dalla Sovrintendenza archeologica di Chieti, testimoniano l'esistenza di un insediamento databile tra l'età repubblicana e la prima età imperiale.
Vecchi ritrovamenti di tombe ad inumazione e diversi frammenti di vasi di bucchero italico, raccolti dal celebre archeologo Giuseppe Fiorelli in varie occasioni intorno alla Chiesa di San Lorenzo, la scoperta di Antonio De Nino in Contrada Vicenna di sudari antichi e, accanto al Cimitero, di gallerie scavate nel tufo con varie diramazioni e tracce evidenti di pavimento a mosaico, costituiscono elementi sufficienti a confermare che qui sorgeva un abitato antico.
Nel 1092 Ugo di Girberto, normanno, detto il Malmozzetto, vivente secondo la legge longobarda, donò il 15 aprile alla chiesa di San Pelino il Monastero di San Benedetto, costruito dal vescovo Trasmondo, con tutti i suoi beni compresi quelli di Acciano.
Nel 1183 nella bolla di Papa Lucio III sono menzionate le seguenti chiese: San Pietro, Santa Petronilla, San Lorenzo, San Comizio e Santa Maria in Acciano.
Nel 1188 il Monastero di San Benedetto in Perillis possiede in Acciano la quarta parte della chiesa di San Lorenzo e di Santa Petronilla e riceve in enfiteusi il feudo tenuto da Rinaldo di Guglielmo.
Nel 1223 nella bolla di papa Onorio III è citata la chiesa Sancti Antonini in Azano.
Nel 1294 Celestino V passa per Acciano e qui opera un miracolo, così riportato dal Marino: Mentre egli passava per il borgo di detto castello di Acciano per andare all’Aquila a ricevere la corona dell'Apostolato a cui era stato assunto, guarì con la sua benedizione dal male caduco (epilessia) Dorricello, fratello di Berardo di Gordiarno di Acciano, come riferirono Velletta d'Acciano e Odorisio d'Acciano.
Nel 1316 Tommaso d'Acciano, per ordine di re Roberto, viene tassato in relazione al possesso della quarta parte del borgo.
Nel 1360 la terra di Acciano non risulta ancora registrata fra quelle delle diocesi valvense. Cronologicamente Acciano verrà annessa dalla città dell'Aquila, poiché ceduta da Francesco di Cantelmo (1419) e quindi diviene contado della città stessa, ma re Ladislao la ritoglie a quest'ultima in segno di condanna per aver appoggiato il partito di Luigi d'Angiò.
Nel 1383 Carlo III di Durazzo dona Acciano a Matteo Gentile fratello del vescovo dell’Aquila per la ribellione di Caterina Cantelmi figlia di Restaino e moglie di Bartolomeo di Rillona.
Nel 1409 la città dell'Aquila ritoglie Acciano a quelle persone a cui il re Ladislao l'aveva affidata.
Diviene così territorio di regio demanio formando un tutt'uno con la città stessa, contribuendo con essa al pagamento delle tasse come le altre zone di quel contado.
In questo periodo si segnano i confini con quelli di Roccapreturo e Goriano Valli che pure fanno parte del Contado e con Molina che invece ne è escluso.
Nel 1417 Acciano viene comperata dall'Aquila, in seguito passò come feudo agli Scialenghi, agli Strozzi ed ai Piccolomini e definitivamente nel 1419 la regina Giovanna II, con Real Diploma "unì ed incorporò la terra alla Città dell'Aquila, in modo che fosse alla medesima unita, incorporata e annessa, quasi membro al suo corpo, siccome erano tutte le altre Terre, Luoghi del distretto e Territorio Aquilano".
Nel 1529 il Principe d'Orange concesse Acciano in feudo, con altri 62 castelli, ai vari capitani spagnoli. Fu poi da Don Pietro di Toledo venduta per 20.000 ducati.
Nel 1533 Acciano, insieme con la terra di Beffi, è posseduta da Giacomo di Scalegni, a cui successe Carlo suo figlio e poi Ludovico.
Il 1534 è la data riportata sul portale della chiesa a tre navate di San Pietro e San Lorenzo.
Nel 1546 la moglie di Annibale Libero di Acciano fa erigere la magnifica Cappella della Pietà nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, riservandone il patronato al marito e agli eredi.
Nel 1561 Ludovico vende per 25.000 ducati a Giovanni Carlo Silveri Piccolomini il feudo di Acciano.
Nel 1573 gli eredi del Notar Pietro di Sante de Galli di Acciano edificano la Cappella dei Santissimi Simone e Giuda nella Chiesa di San Pietro.
Nel 1669 è Signore della Terra di Acciano, come anche di Beffi, Ferrante Silverio Piccolomini.
Nel 1798 con istrumento del 29 marzo per Notar Luigi Palumbo di Napoli, Marchese Giovanni Piccolomini, erede e successore del detto Giò Carlo vende al Signore Vincenzo Treccia i feudi di Acciano e di Beffi con le rispettive Ville di Socciano e San Lorenzo per lo prezzo di 6.700 ducati.
Il toponimo Acciano (Hacciànë) è stabilizzato nel 1028 nella forma attuale.
Deriva dal nome gentilizio romano Accius, con il significato di "podere della famiglia Accia".
Oggi il comune di Acciano è formato da Acciano Capoluogo e dalle frazioni di Succiano, Beffi, Roccapreturo e San Lorenzo.
Nei catasti onciari e nelle numerazioni dei fuochi fatte tra i secoli XV-XVI rispettivamente si chiamavano: Castrum Acciani, Villa Socciani, Castrum Beffi, Rocca de Preturo e Villa Sancti Laurentii.
Sapendo quanto lo studio della toponomastica aiuti la ricostruzione storica, daremo brevemente il significato e l'origine dei nomi locali delle frazioni e del capoluogo.
Castrum Acciani e Castrum Beffi: la prima parte del toponimo si riferisce al castrum romano, poi castellum, luogo fortificato ed anche cittadella, bastione.
Villa Socciani e Villa Sancti Laurentii: la prima parte del toponimo deriva dal latino villa, in origine dimora di campagna, fattoria con podere e successivamente modesto insediamento, poi quasi sinonimo di paese. Rocca de Preturo: Rocca - roccia - e più tardi fortezza sull'alto di un monte, cittadella, voce nata in Abruzzo dal XII secolo.
Da vedere la chiesa parrocchiale dei Santissimi Pietro e Lorenzo con bel portale rinascimentale.
Le frazioni Beffi e Roccapreturo conservano resti di strutture fortificate medievali.
Personalità legate ad Acciano
Giuseppe Catoni, meglio conosciuto come il "Gigante di Acciano", nacque "il 18 novembre 1820, in contrada Alghetto, a via San Pasquale, da Margherita Perna e Francesco Catoni".
Giuseppe Catoni, grosso alla nascita come Buovo d'Antona, (l'erculeo protagonista delle epopee abruzzesi), e che divenne alto m. 2,25.
Il Gigante d'Acciano è tra i sei giganti più alti del mondo. Dice il suo biografo Silvio Di Giacomo: "La maggior parte dei giganti emergono per corporatura gracile e macilenta, […] di atleti giganti non si conoscono che pochi". Per la precisione, sono sei: tre italiani, un olandese, un prussiano, e Massimino imperatore, a riprova che i cromosomi spargono dovunque piricuzzitti e stendardoni.
Il nostro ha una sua leggenda perché non solo fu atletico e intelligente, ma ebbe anche una personalità armoniosa, il che, raro negli uomini, nei giganti sembra rarissimo. Con tutti questi doni fece una carriera brillante, partendo da una povertà che lo costrinse a guadagnarsi presto da vivere.
Stava scassando un terreno a Civitavecchia quando scommise di risparmiare ai compagni la fatica di abbattere un mandorlo in cambio di una enorme spaghettata. Abbracciò la pianta, e la portò in città. Scommettendo in prove di forza ben presto non si accontentò degli spaghetti, si prese un impresario e accumulò un bel gruzzolo. Finì che il re di Francia, e poi lo zar di Russia, lo vollero come guardaportone. Del re di Francia divenne e rimase amico.
Ricco e prestigioso, tornò al paese e sposò Agnese Camilli di Beffi.
Famoso, bello, elegante, prese il braccio dell'Agnese che non gli arrivava alla cintola, attraversò il piazzale come una Tour Eiffel a passeggio ed entrò in San Michele tra una folla che lo guardava di sotto in su. Il prevosto che li sposò fu don Giuseppe de Paulis.
Ebbe sei figli e morì ad Acciano nel 1890, a 70 anni, altro record perché, sempre secondo il suo biografo, "tutti i giganti di cui si ha finora notizia, sono morti per lo più in età assai giovane: più vecchio del Catoni non è ricordato che un soldato prussiano".
La sua vita ebbe comunque fine nel paese natio dove una targa commemorativa in marmo ne individua la casa: neanche un così grande uomo ha potuto dimenticare Acciano.
Silvio Di Giacomo, Medaglia d'Oro al Valore Militare. Nacque nel 1915 e divenuto Sergente Maggiore degli Alpini prese parte alle spedizioni in Albania e a Durazzo nel 1939, morì l'11 novembre 1940 nel fatto d'armi di Sella Cristo Basilea come da copia atto di morte del 9º Reggimento Alpini.
Nella causa per la Medaglia d'Oro si legge testualmente: "Sottufficiale dotato di spiccate virtù militari e di magnifico ascendente verso i suoi inferiori che aveva animato d'ogni fervido entusiasmo, accorreva - per quanto per quanto addetto alla salmeria del reparto - in linea per presidiare con i suoi conducenti, una posizione particolarmente delicata. Imbracciato il fucile mitragliatore in piedi arrecava gravi perdite al nemico che attaccava in forze soverchianti. Colpito gravemente in più parti, rifiutava di abbandonare la posizione e trovata ancora l'estrema energia per dirigere la difesa, spirava dopo poco al grido di viva l'Italia fra i suoi alpini che animati dall'eroico esempio del loro comandante, si battevano strenuamente e riuscivano a mantenere il saldo possesso della posizione. Kristolasileo (Fronte greco) 11 novembre 1940 A.D. XIX A.F."
Achille Accili, Senatore della Repubblica, visse da politico all'insegna dello sviluppo del suo territorio arrivando a sedere tra gli scranni di Palazzo Madama nella VI Legislatura, fino a diventare membro del Governo Andreotti IV (1978- 1979) come Sottosegretario ai Trasporti. A lui si deve il fatto che l'Università degli Studi dell'Aquila sia pubblica e la creazione a L'Aquila dell'ISEF (Istituto Statale di Educazione Fisica).
Romolo Masci, Sindaco di Acciano nel 1947, con la sua politica dell'anti urbanesimo diede il via ad un movimento di cittadini contro “Roma altera ed egoista".
Masci pensava che Roma potesse sopraffare le piccole realtà, abbandonate in un difficile dopoguerra. Il suo documento "L'Unione dei piccoli paesi", stampato su foglio ciclostilato, abbastanza d'avanguardia per il periodo, proponeva di rivalutare la vita dei piccoli centri “dotandoli di acquedotti, fognature, case coloniche e popolari”. Oppure “che ogni 25 piccoli centri abitati venga istituito un ufficio tecnico per esaminare le deficienze e provvedere ai relativi progetti”. Avere quindi, anche nei centri minori, infrastrutture e soldi, evitando magari “spese di miliardi per costruire opere estetiche nelle già belle e simmetriche città” o “per preparare ordigni per periodiche guerre fallimentari”.
Eventi e tradizioni
Lunedì e martedì di Pentecoste, a Roccapreturo, festa della Madonna della Valle;
Prima domenica di maggio, ad Acciano, celebrazione solenne nella chiesa di Santa Maria delle Grazie;
30 – 31 maggio, festa di Santa Petronilla;
Prima domenica di giugno, festa di Sant’Erasmo con caratteristica processione sul Monte Offermo;
29 – 30 – 31 luglio, a Succiano, sagra degli arrosticini, tartufo e vino;
Agosto: festeggiamenti in onore di San Lorenzo (nella frazione omonima e nel capoluogo);
16 e gosto e 17 agosto: festeggiamenti in onore di san Rocco nel capoluogo e nella frazione di Beffi;
Prima domenica di settembre: ad Acciano, celebrazione solenne nella chiesa della Madonna della Sanità;
Prima domenica di novembre: fiera della capra di Beffi.
Frazioni: Beffi, Roccapreturo, San Lorenzo, Succiano.