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Piccola Grande Italia

di Franca Biglio
Nell’autunno del 1996 il Governo PRODI intende instaurare, e di fatto instaurerà, la Tesoreria Unica anche per i Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti.

E’ la misura ultima che fa traboccare il vaso. Piccoli Comuni che con gli interessi contrattati con le banche tesoriere riuscivano a coprire buchi di bilancio e a sopravvivere civilmente insorgono, anche contro il proprio “sindacato” ANCI che supportava di fatto l’azione di Governo.

In Provincia di Cuneo, nella prima assemblea degli STATI GENERALI DEL PIEMONTE tenutasi a CUNEO in data 2 dicembre 1996, tutti i Sindaci dei Piccoli Comuni della provincia di Cuneo presenti alla riunione, dopo avere motivato con un applaudito intervento della Signora Franca BIGLIO, Sindaco di Marsaglia, paese delle Langhe di 350 abitanti, la loro decisione, abbandonavano l’Assemblea e si autoconvocavano presso la sala del Consiglio Provinciale.

La motivazione era: nell’Assemblea degli Stati Generali del Piemonte si discute sul futuro dei Comuni: per i Piccoli Comuni non c’è futuro ed il primo atto di smantellamento dei medesimi è l’istituzione della Tesoreria Unica, imposta dal Governo con la legge finanziaria, già in quel momento approvata dalla Camera dei Deputati.

L’imposizione della Tesoreria Unica significava per la maggior parte dei Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, finanziariamente sani, una perdita netta complessiva di centinaia di miliardi di interessi che non sarebbero più maturati e quindi non sarebbero stati più disponibili per personale e servizi, oltre alla mancata possibilità di contrattare con le banche tesoriere contributi, mezzi e servizi supplementari.

Per cercare di fermare il provvedimento legislativo al Senato, dove la legge finanziaria era ancora in discussione, venne sollecitato nel corso dell’auto convocazione un incontro con l’ANCI regionale e la sera del 4 dicembre una delegazione di Sindaci di Piccoli Comuni (Marsaglia, Bastia, Ceresole d’Alba, Cavallermaggiore, Costigliole Saluzzo, Moretta) venne ricevuta dal Sindaco di TORINO, Castellani, come Presidente dell’ANCI Regionale del Piemonte, e dagli altri Sindaci (tutti primi cittadini di capoluoghi di provincia o di grandi centri) componenti il comitato regionale ANCI.

L’incontro non fu particolarmente convincente né fruttuoso: Castellani assicurò, senza convincere, che l’ANCI si era battuta contro la istituzione della Tesoreria Unica, facendo però capire che in quel momento quello forse era il male minore.

Uscendo dalla riunione i Sindaci, insoddisfatti, lanciarono un segnale all’ANCI circa la possibilità di tutelare i propri diritti in altro modo, con un’altra ASSOCIAZIONE.

In occasione della visita a TORINO il 5 dicembre del Presidente del Consiglio Romano PRODI, dopo le riunioni in Consiglio Regionale (il Presidente del Consiglio Regionale on. PICCHIONI e della Giunta Regionale on. GHIGO si erano già fermamente schierati con i Piccoli Comuni facendo votare un ordine del giorno dal Consiglio), l’animatrice della manifestazione sig.ra BIGLIO, ebbe un incontro con lo stesso PRODI, presenti i Sindaci Vaschetti e Rignon, oltre al suo segretario particolare prof. PIZZETTI.

Nell’incontro PRODI si mostrò sorpreso delle “pretese” della sua interlocutrice, non essendoci state da parte dell’ANCI nazionale, interessata al fatto, particolari riserve. Invitò tuttavia la signora BIGLIO a ROMA, l’11 dicembre, a Palazzo Chigi, per un incontro chiarificatore con il suo segretario presente, prof. PIZZETTI.

L’11 dicembre, frettolosamente convocati, circa 200 Sindaci di Piccoli Comuni del Piemonte, della Valtellina e della Sardegna, confluivano a ROMA e sfilavano con la fascia tricolore davanti a Palazzo Madama, sede del Senato, per protestare contro i provvedimenti del Governo che “tendono a cancellare le libertà dei Comuni penalizzando le popolazioni”.

A simbolo della manifestazione è stato preso uno zaino con dentro un sacco a pelo e le chiavi del Municipio, portato fin dentro le aule del Senato e del Governo a testimonianza del lavoro difficile ed a volte duro di chi sta in trincea nelle zone più deboli del paese, a tutela del territorio.

I Sindaci presenti avevano preannunciato la volontà di soffermarsi davanti al Senato con tenda e sacco a pelo fino a quando non fossero stati ricevuti dai rappresentanti della Camera Alta e dal Governo. E la richiesta venne esaudita.

All’incontro presso l’aula della Commissione Difesa del Senato erano presenti tutti i Sindaci confluiti a Roma con fascia tricolore e ad ascoltare le richieste dall’altra parte del tavolo il Vice Presidente del Senato, il Presidente della Commissione Affari Istituzionali ed i più autorevoli rappresentanti dei Gruppi Parlamentari delle diverse forze politiche.

L’incontro durato più di due ore si svolse in un clima teso, anche con toni accesi, prendendo la parola la signora BIGLIO ed altri Sindaci per illustrare le ragioni della protesta e le proposte.

Nel pomeriggio dello stesso giorno all’incontro con il prof. PIZZETTI, rappresentante del Governo e segretario particolare di PRODI, prese parte una delegazione di 9 Sindaci. In sostanza PIZZETTI rimarcò che ormai i giochi erano fatti, che la Tesoreria Unica sarebbe rimasta, sia pure a tempo limitato, che per risarcire i Comuni dei mancati interessi sui fondi giacenti il Governo avrebbe previsto nella finanziaria uno stanziamento di 180 miliardi e soprattutto che per andare alle trattative con il Governo era necessario da parte dei Piccoli Comuni associarsi.

Si capì chiaramente da quel momento che per diventare interlocutori delle istituzioni più importanti, il Parlamento, il Governo, e le stesse Regioni per tutelare le popolazioni ed i territori dei Piccoli Comuni, non tutelati dalle istituzioni già operanti era necessario “ASSOCIARSI” costituire altre organizzazioni spontanee a livello provinciale, regionale e…poi anche nazionale.

Sorsero in altre Regioni le “Associazioni delle Civiltà Comunali” ed in Provincia di Cuneo, dopo assemblee e riunioni di gruppi di lavoro, il 22 marzo 1997 si costituì in CUNEO, presso una sala dell’Amministrazione Provinciale l’ASSOCIAZIONE DEI PICCOLI COMUNI DELLA PROVINCIA DI CUNEO, con l’assemblea costituente dei Sindaci aderenti e l’approvazione dello Statuto.

Le prime rivendicazioni approvate dall’Assemblea costituente furono:
1.eliminazione fin dalla prossima finanziaria della Tesoreria Unica per i Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti poiché costituisce un atto di limitazione dell’autonomia e penalizza finanziariamente i bilanci facendo pagare ai cittadini negative conseguenze;
2.ripristino del mutuo di 150 milioni a totale carico dello Stato per la realizzazione di opere pubbliche necessarie per la vita della comunità e per l’occupazione,
3.riparametrazione dei trasferimenti delle risorse finanziarie dallo Stato ai Comuni tenendo conto non solo della popolazione, ma soprattutto del territorio del quale oggi i Comuni più piccoli costituiscono il vero presidio contro l’abbandono ed il degrado specie in montagna ed in alta collina;
4.partecipazione dell’ASSOCIAZIONE (quando costituita a livello nazionale) all’interno o all’esterno dell’ANCI al tavolo costituito fra Governo, Regioni ed Autonomie Locali per la riforma istituzionale, per tutelare i comuni minori, ora esclusi;
5.richiesta alla Bicamerale di una udienza per illustrare le proposte dei Comuni inferiori ai 5000 abitanti sulla riforma istituzionale;
6.incremento dei trasferimenti per fare fronte al costo dei contratti degli Enti Locali, l’aumento dei contributi previdenziali e le spese scolastiche, scelte decise arbitrariamente dall’alto, con un costo sui bilanci comunali di oltre 2500 miliardi, così come la revisione delle norme del lavoro part-time che, se applicate indiscriminatamente, aggravano i bilanci comunali di ulteriori costi.

Presidente della ASSOCIAZIONE viene acclamata la signora Franca BIGLIO, Sindaco di MARSAGLIA.
…nelle riviere dei mari e dei laghi ed in molte parti d’Italia, vediamo floridi Comuni di qualche centinaia di famiglie dedicate all’industria, alle belle arti, alle lontane navigazioni, attendere con egual misura a ingentilire il luogo nativo.

Ma se un Piccolo Comune venisse incatenato a una maggioranza di rustici villaggi, dispersa per valli e selve, o popolata di braccianti vagabondi, quel geniale fermento rimarrebbe sopraffatto ed oppresso.
Il Piccolo Comune ha diritto di continuare nel suo seno, quel modo di essere che gli è proprio, benché non sia quello in cui possano consentire i suoi vicini. (Carlo Cattaneo)
Dopo la costituzione dell’ASSOCIAZIONE provinciale l’esigenza di allargare l’esperienza ad altre realtà provinciali e regionali si impose per giungere necessariamente ad una Associazione nazionale.

L’attività dell’Associazione si estrinsecò in riunioni mensili del Consiglio Direttivo per mettere a punto la piattaforma rivendicativa, prendere in considerazione le esigenze dei Sindaci dei Piccoli Comuni che si rivolgono accoratamente alla Associazione, in incontri mensili con i Parlamentari, gli Assessori Provinciali, i Consiglieri Regionali ai quali vengono riferite le più immediate necessità.
Per ampliare la base associativa ad un livello sempre più ampio si tennero riunioni:
il 12 maggio 1997 a CAPRIATA D’ORBA (Al) nella quale si cercò di mettere le basi per una Associazione nazionale con la proposizione dei seguenti obiettivi più immediati:
costituzione di un’Associazione a livello nazionale, con un nome ben preciso di riferimento, alla quale aderiranno tutte le associazioni costituire a livello provinciale, con una semplice deliberazione della Giunta Comunale dei Comuni aderenti;
costituzione immediata di un organismo di coordinamento che si impegni a portare avanti tutte le problematiche più urgenti:
preparazione di una manifestazione a Roma che coinvolga il maggior numero possibile di Sindaci con la fascia tricolore (almeno un migliaio), prima che venga messa in cantiere la legge finanziaria 1998.
Si conviene nella stessa riunione che debbano fare parte del primo Consiglio Direttivo provvisorio o organismo di coordinamento della costituenda Associazione a livello nazionale fino a tre Sindaci per associazione provinciale che possano assicurare la presenza costante alle riunioni di almeno un membro per provincia e seduta stante si provvede ad indicare i rappresentanti;
il 26 maggio 1997 a REVIGLIASCO (At) per la costituzione dell’ ”ASSOCIAZIONE NAZIONALE DELLE CIVILTA’ COMUNALI per la tutela delle popolazioni e dei Comuni inferiori ai 5000 abitanti”
Lo scopo dell’Associazione è quello di tutelare e difendere gli interessi, le aspettative, l’identità e l’autonomia dei Comuni associati, valorizzando il patrimonio di esperienze, di storia, di cultura e di civiltà delle popolazioni interessate per promuoverne lo sviluppo e la crescita sociale ed economica, la tutela del territorio e delle risorse in esso presenti.

In sintesi, l’Associazione, si propone sin dalla sua costituzione di farsi carico delle richieste e delle rivendicazioni dei piccoli Comuni, affinché fossero riconosciute le peculiarità e le diverse esigenze della popolazioni che scontano il disagio di vivere in territori dove i servizi essenziali non sono facilmente fruibili.
L’Associazione è apartitica ed aconfessionale.
L’Associazione vuole rappresentare tutti i 5909 Comuni inferiore ai 5000 abitanti, indipendentemente dalla loro collocazione politica, che rischiano di essere soffocati dalla mancanza di un’adeguata iniziativa per la loro difesa.

Questi Comuni rappresentano la metà del Paese che amministra il 50% del territorio nazionale ed il 40% della popolazione e costituiscono un presidio insostituibile sul territorio, rappresentando quindi, nel quadro nazionale, una realtà molto importante dinamica e funzionante (come emerso anche dall’indagine svolta da Confcommercio e Lega Ambiente dal titolo “Piccola grande Italia”).

tutti pazzi per la Civita

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