Bomba è un comune della Provincia di Chieti, in Abruzzo,
Il patrono, San Donato, si festeggia il 7 agosto.
Frazioni: Sambuceto, Vallecupa.
Confina con i comuni di Archi, Atessa, Pennadomo, Roccascalegna, Tornareccio, Torricella Peligna, Villa Santa Maria.
E’ situato lungo la valle del Sangro
Nella parte antica del borgo, che ha mantenuto quasi intatta la sua struttura originaria, sono da vedere il cinquecentesco palazzo baronale e la chiesa di Santa Maria del Popolo, costruita intorno alla metà del XVIII secolo, nel cui interno, decorato con stucchi di Carlo Piazzoli e Alessandro Terzani, si conservano tele del pittore napoletano Ludovico de Majo.
Da non tralasciare una visita all'interessante Museo etnografico e una escursione al pittoresco lago del Sangro, ottenuto con la realizzazione di uno sbarramento in terra battuta, uno dei più grandi in Europa.
In epoca preromana un importante insediamento abitativo era ubicato sul Monte Fallano, alle cui pendici sorge il paese.
Il dialettologo De Giovanni sostiene che il nome Bomba possa derivare dalla voce latina, di origine onomatopeica, "Bombus" (in greco "bombos"), "ronzio", "rombo".
Il paese infatti è circondato da 3 fossi (ora ricoperti da strutture cementizie), il rumore delle cui cascate produceva il rumore caratteristico dell'acqua scrosciante che richiama alla mente il volo del bombo.
Il dizionario UTET di toponomastica riporta un'altra teoria che, riguarda l´origine del nome del paese, "per la sua interpretazione non pare ci debba scostare della voce italiana ´bomba' "acqua", anche bevanda, cfr. umbro bommo, calabrese mbumba, ecc."
Non si sa quale sia stato il nucleo originario di Bomba.
Certamente esistevano dei piccoli agglomerati intorno alle relative chiese: San Mauro, Casalpiano, San Cataldo, Sant’Antonio, Santa Maria ecc. Probabilmente è stata la posizione a favorire lo sviluppo dell´attuale abitato.
Il nome Bomba compare nelle pergamene della Curia Arcivescovile di Chieti che riportavano le tasse pagate dalle chiese e dai "clerici".
Nel 1115 troviamo che i "Clerici de Casali Plano" pagano tre tareni (tarì, moneta d´oro), S. Maurus de Bomba paga 7,5 tareni e S. Maria eiusdem castri tre tareni.
Sicuramente la presenza di un primo nucleo abitato risale a un periodo molto precedente. Mancano di questo periodo notizie più ampie perchè i documenti relativi, in possesso dell'Archivio di Stato di Napoli, sono andati distrutti durante l'ultima guerra.
Fu feudo dei de Tibur, dei de Galiberto, dei de Anichino, degli Scotrò, dei Caravita, degli Adimari.
Dai Registri della Cancelleria Angioina, una raccolta di notizie sul Regno di Napoli iniziata da Carlo d´Angiò, si rileva che nel 1269 Carlo d´Angiò regalò Bomba, insieme a Chieti, Lanciano, Atessa, Paglieta e tanti altri comuni della zona, ad un certo Ranulfo de Courtenay, uno dei nobili che lo avevano aiutato a strappare il Regno delle due Sicilie agli Svevi.
Qualche tempo dopo Pietro III d´Aragona, genero di Manfredi, alimentò la ribellione dei siciliani (guerra del Vespro), vinse gli Angioini nella battaglia navale di Napoli (1282) e si fece incoronare re di Palermo.
Da allora ci furono due regni: quello di Sicilia sotto gli Aragonesi e quello di Napoli sotto gli Angioini.
Le liti tra Angioini e Aragonesi perdurarono per decenni fino a quando nel 1442 i due regni furono riunificati da Alfonso I d´Aragona.
Tra i primi provvedimenti presi dal re Alonso ci fu quello dell´istituzione di un´imposta chiamata "focatico" che ciascuna famiglia doveva pagare.
Per attuarlo fu necessario censire le famiglie del Regno.
A Bomba risultarono esservi 79 "fuochi" pari a circa 400 persone.
Nel 1500 il feudo di Bomba contava 121 fuochi (circa 600 persone) ed era tenuto da Giovanni Maria Annecchino. Questi nella contesa ormai secolare tra francesi e spagnoli, aveva parteggiato per il francese Luigi XII contro Ferdinando il Cattolico.
Per questo suo schieramento fu punito con la privazione de "Il castello di meza Bomba" che fu assegnato al capitano spagnolo don Diego Sarmiento.
Nella pace del 1505 tra i due contendenti, Ferdinando il Cattolico e Luigi XII, quest´ultimo volle garantiti tutti i diritti dei baroni napoletani che avevano appoggiato i francesi da Carlo VIII in poi: libertà per i nobili prigionieri: reintegro nei possessi perduti da parte di tutti i feudatari, ecc.
Non fu, però, possibile attuare l´accordo.
Infatti, come era accaduto per Bomba, gli spagnoli avevano già ricompensato gli uomini a loro fedeli, e questi non volevano restituire i premi avuti senza ottenere qualcos´altro in cambio.
Dal canto suo Luigi XII non era in grado di far rispettare l´accordo.
E così le cose rimasero come stavano fino a quando il successore di Ferdinando il Cattolico, Carlo V, decise di amnistiare quei feudatari che avevano appoggiato i francesi restando nei loro feudi e di punire coloro che erano stati ugualmente al loro fianco mettendosi però a capo di milizie al di fuori dei propri feudi.
Uno di questi fu Giovanni Maria Annecchino che perse anche l´altra metà del feudo di Bomba nel 1534 a favore di "Giovanni Genovoyx, signore di Chalem, per sé e per i suoi eredi".
Dopo diverse vendite Bomba passò sotto la giurisdizione di Giovan Battista Marino che la lasciò in eredità a suo figlio Vincenzo nel 1631.
Questi morì senza eredi nel 1674 e il feudo di Bomba tornò in parte alla Regia Corte e in parte finì ai Domenicani della Minerva di Roma.
In seguito esso fu acquistato dal cardinale Carlo Pio di Sabaudia che, essendo ecclesiastico e non potendoselo intestare, lo fece acquistare per conto suo da un certo Giuseppe Caravita.
Alla morte di questi Bomba passò, per successione, al figlio Nicola Caravita.
Morto anche il Cardinale Carlo Pio, il feudo fu rimesso in vendita e fu acquistato nel 1699 dal marchese Tommaso Adimari.
In questo periodo Bomba contava 61 "fuochi" (circa 300 persone), la metà degli abitanti di due secoli prima. Gli Adimari tennero il feudo fino all´estinzione della loro famiglia che coincise quasi con l´applicazione della legge eversiva dei feudi.
Nel 1806, infatti, entrò in vigore la legge che aboliva i rapporti feudali e consentiva a tutti i contadini di riscattare le terre coltivate.
Da questo momento inizia l´autonomo cammino del Comune che, tra difficoltà ed errori procede alla ripartizione delle terre, alla loro assegnazione, alla costruzione di opere pubbliche (edifici, strade, acquedotti) che danno al paese quella struttura che vediamo attualmente.
Il Novecento si apre con la realizzazione dell´impianto di illuminazione, del cementificio, della strada di collegamento alla stazione ferroviaria, delle arcate di rinforzo alla Ripa e continua, nella seconda metà del secolo, con la costruzione della diga e della prima cantina-oleificio sociale d´Abruzzo per arrivare, ai giorni nostri, alla creazione della Casa Albergo per anziani, dell´Antiquarium, del Museo Etnografico e all´opera di valorizzazione turistica del lago attraverso una serie di impianti e strutture.
A proposito del nome, secondo alcuni Bomba avrebbe dato origine alla celebre espressione "Torniamo a Bomba", che starebbe a significare "riprendiamo il discorso dal punto in cui era stato interrotto": tale espressione sarebbe stata utilizzata, per la prima volta, in un passo di una discussione parlamentare di Silvio Spaventa, che, più volte interrotto dai colleghi, nel momento in cui si stava riferendo al suo paese natale, l'avrebbe pronunciata con viva esclamazione.
Monumenti e luoghi d'interesse
• Chiesa di Santa Maria del Popolo (Chiesa Parrocchiale)
• Santuario di San Mauro Abate
• Chiesa di Sant'Anna
• Chiesa di Santa Maria del Sambuco (fraz. Sambuceto)
• Chiesa di San Rocco (fraz. Vallecupa)
• Chiesa di Sant'Antonio al Ponte
• Chiesa di San Mauro fuori le mura. La chiesa fu costruita nel XIII secolo fuori dal centro storico racchiuso dalle mura in seguito inglobato nell'espansione del corso Silvio Spaventa.
Nella Cappella della Madonna dei sette dolori vi sono sepolti gli Adimari, gli ultimi marchesi di Bomba nel XVIII secolo.
La chiesa fu più volte ristrutturata e sconsacrata dopo l'edificazione del nuovo santuario.
• Museo Etnografico
• Borgo di Sant'Antonio al Ponte. Trattasi di edifici in parte utilizzati come abitazioni, cantine, magazzini agricoli, mentre altri edifici sono abbandonati.
Il borgo è sito sul punto in cui il fiume Sangro forma un guado, punto in cui si uniscono 5 bracci del fiume. Nei pressi del borgo, sul fiume venne costruito un ponte a pedaggio.
Grazie al passaggio ed al pagamento del pedaggio, il borgo acquisì una espansione.
Presso il fiume vi fu anche una torre.
La chiesa del borgo è dedicata a Sant'Antonio abate.
Nell'Ottocento alcuni edifici furono restaurati, restauri attestati da alcune iscrizioni. negli anni cinquanta del Novecento, col decadimento della transumanza la chiesa perse d'importanza e venne adibita a fienile.
Agli inizi del Novecento vi abitavano circa 60 persone ed una delle abitazioni fu adibita a scuola elementare, successivamente l'emigrazione ha svuotato l'intero borgo. Gli edifici sono: una chiesetta, un piccolo palazzo ed alcune abitazioni rurali.
I piani terra degli edifici constano di volte a crociera o a botte ed una serie di travi lignee. I muri sono realizzati con blocchi di calcare e ciottoli.
• Antico cirtuito murario e porte urbiche. Verosimilmente il perimetro delle mura urbane fu realizzato nel XII secolo quando l'insediamento originario di Bomba cominciò a svilupparsi.
Nel XVIII secolo fu costruita o rimaneggiata una delle porte della cerchia muraria secondo le mode dell'epoca. Delle porte site su via Pistreola di sotto ne rimangono delle tracce perché le costruzioni ed il degrado le hanno fatte man mano usurate, così come la porta sita su Pian della Torre non è in perfetto stato di conservazione.
o Il supportico e Porta Pian Due Torri. Il supportico dalla piazza centrale conduce al centro storico. Trattasi di un corridoio coperto da un'abitazione. L'ingresso del supportico è consentito da un arco a tutto sesto sui cui stipiti è scritto VB che indicherebbe Universitas Bumbae.
La porta Pian due Torri presenta una strombatura verso l'interno. All'esterno vi è un arco con trabeazione. Come coronamento della Porta vi è uno stemma degli Adimari, feudatari di Bomba.
• Palazzo Spaventa. Il palazzo è sito nel centro storico. Fu realizzato verosimilmente nel XIX secolo dato che alcuni elementi sul lato a valle lasciano dedurre che sia stato realizzato in questa epoca. Il palazzo presenta varie aperture incorniciate da mattoni. Sul lato destro vi è un giardino che segue l'orografia della zona.
• Palazzo Scotti. Il palazzo è sito nel centro storico. Venne realizzato nel XVIII secolo unendo più abitazioni ed ha forma ad "L". Tra gli elementi architettonici di rilievo si possono menzionare il portale in pietra in stile settecentesco e le pietre cantonali in angolo smussato.
• Palazzo Nasuti. Il palazzo è sito in via Sant'Anna. Il palazzo consta di due piani, con dei negozi al pianterreno e delle abitazioni nei piani superiori. Le stanze del palazzo hanno dei soffitti a volta, nella maggior parte delle superfici voltate consta di affreschi.
• Palazzo della caserma dei Carabinieri. Il palazzo è sito in Via Roma. La costruzione fu edificata durante la seconda metà del XIX secolo per ospitare il carcere.
A partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale e fino agli anni sessanta del Novecento l'edificio fu sede delle Scuole Elementari.
Originariamente fu a due piani, il terzo fu aggiunto durante gli anni sessanta del Novecento. L'edificio ha una base quadrata. Il palazzo presenta un pianterreno a bugnato rustico con pietre cantonali e un profilo a scarpa. La parte centrale della facciata ha un piano in più.
Ciascuna delle tre parti della facciata presenta un portale. Sopra il portale principale vi sono tre finestre e due cornici marcapiano. I prospetti dei lati sono intonacati.
• Palazzo comunale. Il Palazzo è sito in Piazza Matteotti. Il palazzo è stato realizzato nel XIX secolo ov'era la chiesa di San Rocco. Nel periodo fascista furono inseriti i profili di Mussolini ed instrizioni inneggianti la monarchia.
La facciata è suddivisa in tre parti da cornici marcapiano sormontato da una balaustra in bronzo e pietra. Il portale è incorniciato da pietre che realizzano un bugnato. Le aperture del piano nobile hanno stipiti ed architrave, mentre l'apertura centrale ha un timpano. Nel piano superiore vi sono cinque finestre architravate.
Il cornicione è aggettante poggiante su mensole, al di soprea di esso vi è un orologio con modanature e bassorilievi in pietra. Il palazzo è realizzato con mattoni gialli e rossi. La stanza principale è la sala consiliare che consta di capate scandite da paraste affossate alle pareti e sostenenti la trabeazione su cui si impostano le volte a crociera e a sesto ribassato. All'interno vi sono anche due statue di Bertrando e Silvio Spaventa.
• Palazzo baronale. Questo palazzo è sito nel punto più alto del borgo antico. Forse l'edificio fu realizzato nel XVI secolo. Il lato valle ha delle finestre con stipiti e cornice superiore in pietra. Alcuni interni lignei erano a cassettoni.
• Palazzo Magazieno. Il palazzo è sito poco fuori della cinta muraria. Attualmente versa allo stato di rudere visto l'abbandono da qualche decennio. Forse difendeva il lato valle del paese vista la sua posizione strategica e la sua struttura architettonica.
Alcune foto d'epoca mostrano che il pianterreno non era originariamente seminterrato com'è attualmente. originariamente doveva avere la forma di torre da difesa. Il palazzo, tra l'altro è stato utilizzato come trappeto.
• Monumento a Silvio Spaventa
• Monumento ai caduti. Il monumento è stato realizzato nel 2000 da Luciano Caravaggio e rappresenta una corda che esce da una roccia. Vi sono i nomi di 37 caduti nella seconda guerra mondiale più 3 civili di Bomba o originari di Bomba, di cui uno residente a Bomba, uno residente a Roma e uno residente a Torricella Peligna) più i nomi di altri 3 caduti in altre guerre, uno nella guerra di epoca fascista per l'annessione dell'Etiopia e dell'Eritrea e due nella guerra civile spagnola.
• Il lago di Bomba
• Belvedere sul Sangro e sul Lago di Bomba.
• Fontana di Sambuceto. La fontana è sita nella frazione Sambuceto presso l'ingresso nel centro più antico, ma isolata dall'abitato.
È stata costruita nel XIX secolo come abbeveratorio e lavatoio. Negli anni venti del novecento venne aggiunta una statua dello scultore Nicola di Rienzo che raffigura un contadino con una falce seduto su un cumulo di grano. In epoca fascista la statua venne distrutta perché assomigliava a Lenin.
La fontana è suddivisa in tre parti principali. Al centro si trova una grande vasca con tre cannelle. A sinistra si trova un'altra vasca, che viene utilizzata come abbeveratoio, con due sole cannelle.
A destra si trova una sottospecie di portico che poggia su tre piccole colonne quadrate che copre una terza vasca che raccoglie l'acqua che cade dalle altre due vasche. La vasca di destra è più lunga delle altre due ed ha uno scivolo che viene utilizzato come lavatoio. La fontana è costruita con conci di calcare squadrati non del tutto levigati.
Personalità legate a Bomba
• Raffaele Bonanni (Bomba, 1949), sindacalista
• Giovanni Carlucci (Bomba, 1952), ricercatore ed inventore
• Donato Di Santo (Bomba, 1958), sottosegretario agli affari esteri (2006-2008).
• Luigi Gentile (Bomba, 1938), professore ordinario di storia della filosofia-
Eventi e tradizioni
26 maggio: festa in onore di San Mauro;
Luglio: sagra gastronomica del pesce;
Agosto – 7: festa in onore di San Donato.
Fonte: www.comunedibomba.it e altri