Roccascalegna è un comune della Provincia di Chieti, in Abruzzo.
I patroni, SS Cosma e Damiano, si festeggiano il 27 settembre.
Frazioni: elenco in fondo alla pagina.
Confina con i comuni di Altino, Archi, Bomba, Casoli, Gessopalena, Torricella Peligna.
Aderisce all'Associazione Le Città del Miele
Fa parte del sodalizio della “Bandiera arancione” del Touring Club Italiano
Paese di origine altomedievale, come provano ritrovamenti archeologici; il suo agro fu colonizzato nei secoli VIII-IX dai monaci benedettini, ai quali si deve la fondazione dell'abbazia di San Pancrazio.
In epoca normanna fu dotato di un imponente castello a difesa della valle.
Nel Quattrocento divenne feudo di Raimondo de Anichino.
Successivamente fu dei Gualtieri, degli Orsini, dei Carafa, dei Corvi, dei Croce-Nanni.
Nel paese, pittorescamente edificato ai margini di uno sperone roccioso che domina la piccola valle del Rio Secco, emergono i suggestivi resti del castello medievale; nei dintorni, merita una visita la romanica chiesa di San Pancrazio.
Il nome del paese deriverebbe, come nel Catalogus Baronum del 1379 come Rocca-scarengia feudo del Conte di Manoppello.
Alcuni studi francesi non ben identificati hanno appurato che scarengia deriverebbe da scarenna cioè dirupo, scarpata o burrone, indicante il fianco scosceso del dirupo dello sperone roccioso in cui si trova la rocca-castello, altri da Rocc-aschar dal longobardo Aschari, una rotazione consonantica del nome del paese trasforma la r in l facendolo diventare man mano, dopo varie e nuove trasformazioni, nel nome attuale.
Una leggenda popolare vuole invece che il nome del paese derivi da "Rocca scale di legna", dalla scala a pioli, ovviamente in legno, che dal paese portava direttamente nella torre del castello, scala raffigurata anche nello stemma comunale.
Come riferito dal Catalogus Baronum, l'origine del paese è del XII secolo, più precisamente nel 1160, forse su di un insediamento preesistente. Certo però e che in località Collelongo sono stati ritrovati dei ruderi dell'Eneolitico e a Capriglia e a Colle Cicerone dei ruderi di epoca romana.
Tuttavia dei monaci, verosimilmente già esistevano in zona come per la Chiesa di San Pancrazio già esistente nell'829.
La chiesa attuale risale al 1205 come ricostruzione della preesistente chiesa.
Originariamente il borgo è sorto come avamposto longobardo per il controllo della Valle del Rio Secco per difendere la zona contro i Bizantini.
I Longobardi eressero, dove ora è il castello di Roccascalegna, una torre d'avvistamento. Indi si susseguirono dapprima i Franchi, poi i Normanni.
Il vero e proprio castello, tuttavia, è, verosimilmente, di epoca normanna.
Nel 1320 Roccascalegna viene nominata nel periodo angioino "cum castellione", all'epoca, quindi, il castello già esisteva.
La successiva menzione è del XV secolo, nel regno di Giovanna II di Napoli durante le gesta di Giacomo Caldora, con la ribellione del figlio Antonio, i soprusi di Raimondo Caldora e l'ascesa al trono degli Aragonesi al trono del Regno di Napoli.
In questo periodo un soldato sotto il comando di Giacomo Caldora, Raimondo Annechino è feudatario del paese, la sua famiglia rimase feudataria del borgo fino al 1525 quando Giovanni Maria Annechino fece ricostruire il castello.
Con l'avvento dell'evo moderno vi è il solito avvicendarsi dei feudatari e vari passaggi dai feudatari stessi alla Regia Corte e da questa ad un nuovo signore cui far accettare i Capitoli.
Nel 1531 Diego Sarmemto conferma questi Capitoli o Statuti, ma subito dopo il paese ritorna alla Regia Corte che la vende a Giovanni Genovois di Chalem che la rivende ai Carafa.
Orazio Carafa oppresse i paesani fino a che, il 15 ottobre 1584 insorgono e, aiutati dal prete, lo uccidono. Gli succedono il fratello Giovanni Girolamo e Girolamo. Alla fine del secolo i Carafa, oberati di debiti, sono costretti a vendere il castello. Ai Carafa succedono i Corvo o de Corvis. Gli ultimi feudatari di Roccascalegna furono i Nanni.
Il castello, all'epoca versava in pessime condizioni. La loro residenza fu spostata più in basso, in un luogo ritenuto più comodo.
Oggi tale palazzo è adibito a residenza privata, ma vi sono anche un forno ed un laboratorio di un artigiano.
Con l'unità d'Italia prosperano lutti, ruberie, emigrazione e brigantaggio mentre i ricchi borghesi speculano sulla proprietà fondiaria. Il castello per essere restaurato dovrà attendere il finire del millennio.
Secondo una tradizione popolare - ripresa in chiave surreale anche nel film "Sottovoce" del 1993 - nel corso del XVIII secolo uno degli ultimi esponenti della famiglia Corvo-De Corvis si sarebbe trasferito dalla Corte di Napoli ai suoi possedimenti di Roccascalegna, dove avrebbe cercato di ripristinare lo Ius primæ noctis.
Ciò avrebbe naturalmente suscitato una ribellione tra i suoi sudditi, e uno sposo, non disposto a cedere alla barbara usanza, mascheratosi da donna si sarebbe nottetempo introdotto nel Castello e sostituito alla consorte, uccidendo il feudatario.
Il castello, dai paesani è chiamato La Rocca, venne verosimilmente costruito dai Longobardi a difesa dalle invasioni bizantine di un centro abitato longobardo poco tempo prima fondato, dapprima come torre d'avvistamento poi man mano ingrandito fino a diventare un castello.
Il Castello domina, su di uno sprone con fianchi a burrone, la valle del Rio Secco, affluente di sinistra del Sangro. Poi, esclusa una bolla contabile del 1320, il castello di Roccascalegna cade nell'oblio fino al 1525, epoca in cui avviene un restauro causa l'introduzioni delle nuove, per l'epoca, armi da fuoco.
Invece, nel 1705, è un secondo restauro, ma stavolta si tratta della monumentale rampa d'accesso.
Un nuovo periodo di oblio colpisce il castello, fino al 1985, quando l'ultima famiglia di feudatari, I Croce Nanni, dona al comune il castello, il quale inizia subito un'opera di restauro terminato solamente nel 1996, restauro che porterà all'antico splendore il castello.
Scavi archeologici
• In località Colle Longo sono stati trovati ad 80–90 cm. dal livello di campagna, a 250 m. s.l.m., nell'agosto del 2000 sono stati trovati dei resti archeologici comprendenti ceramiche grossolana e fine ed industria litica tuttalpiù in arenaria e selce risalenti all'Eneolitico, e più precisamente al III millennio a.C.
• In località Collebuono sono stati trovati, invece, dei ruderi di un edificio del III secolo a.C.
Le chiese
• La chiesa di San Pancrazio. Questa chiesa è sita presso il cimitero ed è ad 2 navate senza abside.
• La chiesa di San Cosma e Damiano. Questa chiesa, invece, è a 3 navate di tipo basilicale con abside quadrato a calotta semisferica.
• La chiesa di San Pietro. Anche questa chiesa è di tipo basilicale a 3 navate ma con abside leggermente spostato rispetto l'asse centrale. Anticamente, prima che si costruisse il cimitero, vi si tumulavano delle salme.
Altri luoghi d'interesse
• Il borgo. È sito ai piedi della rocca. È composto da case a loro volta composte da uno o due piani, in parte rovinate dall'incuria fino a diventare rudere ed in parte ripristinate per essere abitate site nella via che porta che segue i piedi del monticello dov'è sito il castello. La via finisce all'accesso del castello stesso presso la chiesa di San Pietro.
• Vari belvedere dal castello e dalla rampa d'accesso al castello stesso, di cui uno sulla Maiella.
• Il monumento alle vittime della tragedia di Marcinelle
• L'Arca della Pace, grande scultura in bronzo dedicata alle vittime di tutte le guerre, opera dello scultore Pietro De Laurentiis, natio di Roccascalegna. Si tratta della fusione in bronzo di un gesso già esposto e pubblicato diverse volte, tra l'altro in occasione della IX Quadriennale di Roma, del 1965
Personalità legate a Roccascalegna
• Anthony Zinni (Philadelphia, 1947), generale di United States Marine Corps il cui nonno Giuseppe era nativo di Roccascalegna.
Eventi e tradizioni
26-27 settembre: festa dei SS Cosma e Damiano con sfilata di conche e conocchie;
15 ottobre: festa della vendemmia con sagra gastronomica e sfilata di carri.
Frazioni: Aia di Rocco, Articciaro, Capriglia, Collebuono, Colle Grande, Fontacciaro, Solagne.