Nereto è un comune della Provincia di Teramo, in Abruzzo.
Il patrono, San Martino, si festeggia l’11 novembre.
Frazioni: elenco in fondo alla pagina.
Confina con i comuni di Controguerra, Corropoli, Sant'Omero, Torano Nuovo.
Vi ha sede la presidenza dell'Unione di Comuni "Città - Territorio Val Vibrata".
Sorge su una collinetta al centro della Val Vibrata distante circa 10 km dalla costa adriatica e 50 km dal massiccio montuoso del Gran Sasso d'Italia.
Il capoluogo di provincia è raggiungibile in appena 35 km ed è ben collegato anche con la regione Marche dalle cui principali città di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto dista circa 25 km.
Come molti centri della vallata Nereto vanta origini molto antiche, risalenti fino al neolitico. Reperti di questo periodo sono stati scoperti recentemente in contrada Crocetta.
Secondo lo studioso neretese Giuseppe De' Guidobaldi Speranza i primi abitatori furono i Siculi, originari della Grecia, mentre l'appartenenza di Nereto all'Agro Truentino viene confermata da Nicola Palma.
In età Romana il centro abitato sorgeva nell'odierna contrada San Martino ed il suo nome era Vicus Gallianus, probabilmente possedimento di un certo Gallio o Galliano, a cui era stato concesso per meriti militari.
La caduta dell'impero Romano d'occidente e gli eventi che ne seguirono sconvolsero luoghi e culture.
Così, l'antico nucleo abitato, distrutto, fu ricostruito più a nord, incastellato proprio dove si trova attualmente, originando così "Casale Nereti".
Lo storico ascolano Antonio Marcucci, abate, nel suo settecentesco Saggio delle cose Ascolane e de' Vescovi di Ascoli Piceno afferma che lo stesso Carlo Magno, di passaggio in Ascoli alla volta di Roma per l'incoronazione, in data 5 agosto dell'anno 800, EGO KAROLUS conferiva «...col mero e misto imperio, Nereto al Capo Emidio di Wenderando ed al Senato, Ancarano al Vescovo Justolfo e Maltignano all' Arcidiacono Rinaldo ed al Capitolo».
Dopo l'anno 1000 giunsero in queste terre i monaci benedettini che introdussero il culto di San Martino edificando una chiesa in onore del Santo sui ruderi del Vico Galliano.
Nel frattempo il territorio, che dai tempi di Augusto aveva fatto parte del Piceno, fu unito dai Normanni al Regno di Napoli, divenendo così zona di frontiera: fu infatti re Ruggero II a fissare il confine del regno sul fiume Tronto.
L'antico Casale Nereti si trasformò, allora, nel più importante Castrum Nereti, acquisendo anche funzioni difensive.
Durante le lotte tra Guelfi e Ghibellini, ai tempi di papa Urbano IV e di re Manfredi, Nereto parteggiava per i Guelfi, come attestava una iscrizione, ormai perduta, murata nella parte orientale del castello.
Il 24 dicembre 1279, in epoca angioina, Nereto fu data in feudo ad Amelio de Agoto Courban, signore di Colonnella.
Nel 1383 Carlo III, re di Durazzo, vendette alcune terre, fra cui Nereto, per 14.000 ducati al comune di Ascoli.
Il 12 settembre 1385 Ascoli riprese possesso materiale del castello "Nereti" ricevendone le chiavi e interrompendo così la parentesi Normanno-Svevo-Angioina.
È da notare il notevole sforzo economico che Ascoli sostenne per riappropriarsi della sua Storica Baronia del piceno vibratiano, sempre insidiata dalla Signoria degli Acquaviva di Atri dalla vicina e fedele Corropoli, tant'è che Ascoli dovette continuamente tutelare la sua sovranità e prova ne sono i diplomi di conferma del 1461 di Ferdinando I, del 1508 di Ferdinando III, del 1530 di Carlo V: il feudo neretese, così come quelli di Maltignano ed Ancarano, era di vitale importanza per gli Ascolani vista la conflittualità con Fermo che da nord comprimeva spesso con successo il suo spazio vitale.
Nei primi anni del '400, re Ladislao, Signore di Ascoli, per motivi difensivi, diede il suo assenso alla ricostruzione del castello di Nereto, che sotto la dominazione ascolana, veniva governato dal Consiglio degli Anziani.
Sotto tale amministrazione, il paese si trovava in una posizione di privilegio rispetto agli altri castelli della Val Vibrata, che erano, invece, sottoposti al dispotismo ed allo sfruttamento dell'amministrazione feudale.
La forma del governo era collegiale, composta dal governatore, ascolano, detto anche "sindacato" e da due "sindacatori", di Nereto, eletti dagli stessi neretesi.
Era sicuramente presente una qualche forma di assemblea popolare visto che ancora in una pianta ottocentesca esisteva Via Arringo, e l'arengo era appunto un consiglio dei capifamiglia.
Questa forma di governo rappresentava una difesa dei diritti e un controllo di doveri per i cittadini assicurando loro una certa libertà nelle attività socio-economiche.
Fu così che il paese crebbe e si sviluppò, ebbe il diritto di esercitare la giustizia, far leggi, percepire balzelli, eleggere il potestà ed avere diritto a possedere altri importanti uffici, e cosa più importante non sottostava in maniera diretta al dispotismo di un nobile locale, ciò determinava soprattutto una minore pressione fiscale, tanto che il paese fu appunto "Terra Regia" fino all'eversione della feudalità del 1806.
L'influenza degli Ascolani oltre che nel dialetto, praticamente uguale, la si riscontra anche nel toponimo parignano che indica in entrambe i luoghi, un campo in origine fuori dalle mura, e nel compatrono di Nereto, Sant'Emidio.
Dal bilancio di previsione di spesa per l'anno 1541-1542, redatto a Napoli, risulta che la terra di Nereto, di 102 fuochi (ogni fuoco corrispondeva mediamente a 5 persone), godeva di esenzione fiscale. Dal 1532 al 1736, il paese passò da 102 fuochi a 161.
Non ci sono documenti che attestino la data precisa della fine dell'amministrazione ascolana su Nereto e del passaggio dello stesso al Regno di Napoli, probabilmente avvenuto sullo scorcio del '600, visto che nel 1680 Nereto figura Baronìa di Ascoli sulla carta topografica della Marca di Ascoli e i suoi confini di Odoardi Odoardo De Carillini.
Quando Nereto tornò al Regno di Napoli, la giustizia venne esercitata da regi governatori che vi ebbero residenza fino al 1806.
Nel 1807, con l'occupazione francese, questi cedettero il posto ai Giudici di Pace e di Circondario che scelsero Nereto come residenza.
Il Circondario comprendeva oltre al nostro paese Corropoli, Controguerra, Sant’ Omero e Torano.
Nel 1700 Nereto rivestiva grande prestigio nella regione sia per le nobili famiglie che vi risiedevano, sia per le importanti funzioni assunte anche nell'ambito dell'amministrazione borbonica; l'abitato si estese verso sud e la popolazione crebbe.
Nel 1796, durante l'invasione napoleonica, nei paesi di confine erano stanziati i reggimenti Puglia, Regina e Real Napoli.
La truppa era comandata dal generale Pignatelli Cerchiara che fissò il suo quartier generale a Nereto e nella Badia di Corropoli.
Con la caduta di Napoleone, il paese tornò al governo borbonico che non riuscì, però, a soffocare i nuovi fermenti rivoluzionari di indipendenza e libertà, che diedero vita ai moti carbonari e al Risorgimento.
Il 13 ottobre 1860 le truppe piemontesi di Vittorio Emanuele II, comandate dal generale Cialdini, passarono il Tronto ed entrarono nel Regno di Napoli, mentre i paesi della valle erano, comunque, insorti.
Dopo l'Unità d'Italia, il primo Sindaco di Nereto fu Giovanni Di Francesco, seguito da esponenti delle famiglie Guidobaldi, Ranalli, Partenope e Santoni.
Dopo il 1860 il centro abitato si estese, furono istituite scuole ed opere di assistenza, nel 1871 fu fondata una delle prime Casse di Risparmio della provincia e anche una Banca Popolare Cooperativa.
Nereto divenne capoluogo di Mandamento, ebbe la Pretura, l'Ufficio del Registro, la sezione di Cattedra Ambulante di Agricoltura e la Sede della Tenenza dei Carabinieri.
Sorsero inoltre una Casa di cura, uno stabilimento di tessitura, tre calzifici, fabbriche di mobili in legno, due tipografie, una centrale telefonica, la fabbrica del ghiaccio, un pastificio, un lanificio, un oleificio, uno stabilimento bacologico e uno di laterizi.
Al centro dell'abitato troviamo la chiesa parrocchiale di Maria SS. della Consolazione, la chiesa di Santa Maria del Suffragio e la chiesa di Maria SS. Addolorata.
Ai margini del moderno centro abitato possiamo ammirare la chiesa di San Martino e la chiesa intitolata a San Rocco.
Lungo la circonvallazione orientale è la Fontana vecchia, costruita nel 1881, con tre nicchie ornate da bocche di fontana a mascheroni, lavatoio e abbeveratoio.
Monumenti e luoghi di interesse
Nella centrale piazza Cavour, modificata negli ultimi anni con l'aggiunta di una fontana, si trova la chiesa del Suffragio.
Oltre alla chiesa del Suffragio ci sono altre tre chiese principali, la Chiesa Madre, in cui si svolgono di solito le più importanti funzioni religiose, ampliata nell'800, restaurata nel 900, si presenta uno stile neoclassico con un bel campanile in cotto, di epoca tardo rinascimentale, con all'interno la statua quattrocentesca in terracotta della Madonna della Consolazione.
La chiesa dell'Addolorata riedificata nell''800 in quella che all'epoca si chiamava via del Sole, oggi via Gramsci, dalla demolizione dell'originaria sita nella centrale piazza del carbone, pur se in centro versa purtroppo in stato di quasi abbandono.
Poco fuori dell'abitato, nell'antico borgo Galliano, si erge tra gli ulivi la chiesa di San Martino, costruita nel XII secolo e più volte rimaneggiata, sul portale bel rilievo raffigurante San Martino e il povero..
Quest'ultima è aperta solo in rare occasioni, come la festa dell'omonimo santo, è di un sicuro valore storico ed architettonico, menzionata già nel XII secolo, ottimamente restaurata di recente, patisce però gli interventi del '700 e dell'800 Da ricordare anche la piccola Chiesa di San Rocco, protettore dalla peste, anche lei come la vicina chiesa dell'Addolorata praticamente dimenticata (ex Via Galliano oggi Via Matteotti) una volta fuori dal paese per permettere la fruizione ai malati ed al tempo stesso come simbolico baluardo contro la peste.
La Fontana Vecchia, dalla bella architettura ottocentesca e fulcro del Paese nei tempi passati, contigua al vecchio quartiere rinascimentale abbattuto nel dopoguerra di cui restano purtroppo solo alcune porzioni dove è stato realizzato un anfiteatro in cui si svolgono le manifestazioni teatrali estive.
Il Monumento al Multiculturalismo, posto oggi all'ingresso della cittadina, opera dello scultore e pittore neretese Francesco Perilli, e inaugurato nel 1988 alla presenza dell' On.le Laureano Leone, deputato dell'Ontario (Canada) alla cerimonia di gemellaggio di Nereto con Toronto.
Infatti la stessa opera è stata realizzata in America (Toronto, Canada); in Europa (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina); in Asia (Changchun, Cina); in Africa (Buffalo City).
Miracolo del 22 dicembre 1798
Alcuni cittadini neretesi, a seguito di una violenza compiuta dai un manipolo di soldati francesi su alcune donne del paese, reagirono uccidendo coloro che avevano compiuto l'insano gesto.
Questa reazione suscitò l'ira dell'intero esercito, il quale per vendicarsi aveva deciso di attaccare Nereto.
A notte fonda, quando stavano arrivando i soldati, una vecchietta che stava pregando in chiesa se ne accorse e salita sul campanile suonò le campane come segno d'allarme...
Un esercito di angeli apparve dal nulla all'esercito francese, che fuggì in preda al terrore.
Questa leggenda è rappresentata con delle incisioni sulla campana posta davanti alla Chiesa Madre.
La chiesa cattolica ha riconosciuto questo evento come un miracolo compiuto dalla Madonna della Consolazione a cui è intitolata la chiesa madre del paese.
Le incisioni sulla campana sono un ricordo di quell'evento realizzato in occasione del festeggiamento del bicentenario del Miracolo, ogni anno il 22 dicembre, le campane a Nereto suonano a festa.
Nel 1998, in occasione del bicentenario ci fu una gran festa e fu realizzata la campana oggi di fronte alla chiesa, che ricorda l'evento non solo nelle incisioni ma nella sua natura stessa, la campana con cui la Tonelli richiamò l'esercito degli angeli.
Nella Chiesa Madre - la Chiesa principale di Nereto - ci sono ben più importanti tracce di quell'evento:
1) la corona della Madonna (nella chiesa è una copia) fu un dono della comunità appunto in ricordo di quel miracolo;
2) il ciclo pittorico principale nel catino absidale.
Dal sito ufficiale del Comune di Nereto: «In alto, al centro, è assisa Maria Santissima della Consolazione, alle sue spalle un'aureola formata da testine di serafini e una colomba che aleggia sul suo capo; ai suoi piedi due angeli in atteggiamento di preghiera.
Nelle due sezioni laterali troviamo due angeli per parte, uno dei quali prega e l'altro da l'incenso.
Nella parte bassa del catino, si aprono tre archi.
A destra, sullo sfondo, è rappresentata l'armata francese guidata da un ufficiale su un cavallo bianco; in primo piano stanno, come a consiglio, tre ufficiali superiori in costume napoleonico. Un ufficiale si è tolto il cappello in segno di sconforto e abbassa la spada mentre l'ufficiale a cavallo, su ordine dei suoi capi, che hanno visto nella piazza grande, un'armata più numerosa e più agguerrita della loro, ordina la ritirata.
Nell'arco a sinistra troviamo l'armata angelica che la Madonna della Consolazione fece apparire per spaventare i francesi e salvare il paese dalla distruzione e dalla morte.
Al centro, davanti ad un altare, alcuni sacerdoti rendono grazie all'Altissimo e alla Vergine per la liberazione dall'eccidio.»
Personalità legate a Nereto
Al Martino (Philafelphia, 7 ottobre 1927 - Springfield,13 ottobre 2009), cantante
• Domenico De Guidobaldi, (Nereto, 2 gennaio 1811 - Napoli, 18 gennaio 1902), archeologo
• Ferdinando Ranalli, (Nereto, 2 febbraio 1813 - Pozzolàtico di Impruneta (Firenze), 10 giugno 1894), letterato
• Gennaro Costantini, (Nereto, 14 febbraio 1885 - Venezia, 6 ottobre 1955), tisiologo
• Guido Piragino, (Nereto, 1880 - Isonzo sul Carso, 1917), medaglia d'oro al valore militare.
• Marco Iachini, (Sant'Omero (Teramo) 1 gennaio 1922 - Bastia (Corsica) 13 settembre 1943), militare, morto sul fronte nella località Lupini di Bastia durante la Seconda guerra mondiale mentre accompagnava dei Tedeschi che erano in ritirata e che d'un tratto lo attaccarono.
• Mario Ranalli, (Nereto, 23 luglio 1930 - Nereto, 1992), poeta
Nelson Rolihlahla Mandela, politico sudafricano, primo Presidente nero del Sudafrica dopo la fine dell'apartheid, e Premio Nobel per la Pace nel 1993 assieme a Frederik Willem de Klerk.
• Raffaele Porrani, (Nereto, 19 marzo 1918 - Grecia, 15 luglio 1943), carabiniere morto sul fronte greco durante la Seconda guerra mondiale, Medaglia d'oro al valor militare
• Sandro Pertini, (Stella San Giovanni, 25 settembre 1896 - Roma, 24 febbraio 1990), politico italiano, VII Presidente della Repubblica Italiana, Medaglia d'oro al valor militare, Medaglia d'argento al valor militare, Capo dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte, Medaglia Otto Hahn per la Pace
Eventi e tradizioni
Maggio, metà mese: Torneo di ruzzola e sagra della favetta;
Giugno, prima domenica: Fiera della ciliegia;
Settembre: Sagra della capra neretese;
Novembre, 11: Fiera di San Martino
Frazioni: Capo di Valle, Certosa, Parignano, Pignotto, Rote, San Martino, San Savino, Vibrata