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San Vito Chietino è un comune della Provincia di Chieti in Abruzzo.

Il patrono, San Vito, si festeggia il 15 giugno.

Frazioni: elenco in fondo alla pagina.

Confina con i comuni di Frisa, Lanciano, Ortona, Rocca San Giovanni, Treglio.

Aderisce all’Associazione Nazionale Città dell’Olio.

Fa parte della Costa dei trabocchi.

E’ Bandiera Blu d'Europa del 2010. Lo è già stata ininterrottamente da qualche anno.

Le spiagge più premiate sono Molo Sud e Calata Turchino.

Di notevole bellezza sono anche spiagge come Rocco Mancini, Valle Grotte, condivisa da Rocca San Giovanni e San Vito, e spiagge un po’ scomode, ma non meno belle, sparse per tutto il litorale sanvitese.

San Vito Chietino è collocato su una collina rocciosa che si allunga fino al mare, da cui si può osservare un ampio paesaggio che va dalla Maiella al Gran Sasso fino a Vasto.

Paesaggio aperto sul mare Adriatico e da cui si possono vedere diversi trabocchi.

Il paese comprende anche la frazione collinare Sant'Apollinare, che gode di una veduta delle zone rurali, coltivate prevalentemente a viti e ulivo ed una frazione marina che si estende lungo la Costa dei trabocchi e include nel proprio territorio il fiume Feltrino.

È "il paese delle ginestre" immortalato nel Trionfo della morte (1894) da Gabriele D'Annunzio, che vi aveva soggiornato con Barbara Leoni, nella quiete di una casa colonica, immersa tra gli ulivi e gli aranci, il suggestivo "eremo", tuttora esistente, sita a circa 2 km, ai margini di contrada Portelle, su un pianoro a mezzacosta e affacciata su una piccola baia.

L'originario nucleo -che in qualche tratto reca ancora leggibili i caratteri dell'antico borgo fortificato- dallo sperone sul quale è allungato con i suoi palazzetti sette-ottocenteschi domina la costa tra Ortona e Punta della Penna.

Bello è il solenne interno ottocentesco della chiesa parrocchiale, che custodisce alcune tele risalenti ai secoli XVII e XVIII.

Con la costruzionenel 1864, della ferrovia adriatica, e la successiva scoperta della vocazione per il turismo balneare del centro si è sviluppato sulla costa il borgo di Marina di San Vito, la cui spiaggia è oggi assai frequentata.

Lungo il litorale, fino a Vasto, si ergono ancora, anche se quasi tutti in abbandono, i "trabocchi", caratteristiche "macchine" per la pesca, composte di assi e travi di legno, e in grado di resistere alle più violente mareggiate, simili a dei colossali ragni come ebbe a definirli D'Annunzio.

Gli storici del passato, sull'autorità di resti di strutture murarie ritenute di età imperiale romana, vogliono che alla foce del torrente Feltrino esistesse in "tempi assai rimoti" un famoso porto, nei pressi recentemente sono venuti alla luce reperti romani.

Esso era ancora in funzione nel X secolo col nome di "Gualdo", quando viene menzionata per la prima volta la vicina chiesa di San Vito Martire, dei monaci benedettini di Termoli, che avrebbe dato il nome al paese, sorto sull'opposto colle.

Il borgo viene menzionato per la prima volta nel XII secolo, come Sanctum Vitum, e risulta dato in suffeudo dall'Abbazia di San Giovanni in Venere, alla quale era stato donato assieme al porto da uno dei conti di Chieti.

Distrutto agli inizi del nono decennio del '300 dal conte di Manoppello, pochi anni dopo, nel 1385, venne concesso in enfiteusi perpetua dai monaci alla città di Lanciano, che sul cadere del secolo ne stava riattivando il porto in funzione delle proprie fiere, quando iniziò una lunga contesa con la vicina Ortona, che vedeva sminuita l'importanza del suo porto.

Successivamente, nell'XI secolo il litorale visse un periodo di declino ed il porto venne abbandonato. Poi il porto venne man mano ricoperto di pietre e detriti fluviali.

Il borgo, invece, continuava la sua vita già nel periodo paleocristiano quando venne costruita una chiesa in onore di San Vito Martire.

Nel Medioevo, invece venne edificato un castello detto Castellalto di cui non si hanno notizie precedenti l'anno 1000.

Il nome del castello venne mutato da Castellalto col nome del borgo che l'attorniava.

Un documento del 1385 attesta che la proprietà del porto e del porto di Gualdum fu dell'Abbazia di San Giovanni in Venere.

In seguito gli abitanti del feudo di Sanctum Vitum si schierarono dalla parte del papa Urbano VI il castello venne depredato dai gregari dell'antipapa Clemente VII comandati da Ugone degli Orsini, indi l'abate di San Giovanni in Venere chiese aiuto ad Anxanum, l'odierna Lanciano, che riuscì a portare la situazione a proprio vantaggio facendosi dare in enfiteusi perpetua il feudo pagando un canone di sessanta carlini d'argento all'abbazia di San Giovanni in Venere.

Il comune di Lanciano, in seguito, vedendo nel porto di San Vito Chietino una buona economia, questo provocò le preoccupazioni di Ortona che si preoccupò così di non avere più la supremazia sul dominio del mare, così Ladislao, l'allora re del Regno di Napoli fece revocare l'autorizzazione a Lanciano di ristrutturare il porto, così facendo però fece nascere un periodo di lotte tra Lanciano ed Ortona.

Nel 1427 San Giovanni da Capestrano portò una pace provvisoria stabilendo il confeudo del paese, ma con la morte di Ladislao e con le successive lotte per la sua successione, Lanciano ne approfittò per ristrutturare il porto, ma, così facendo Lanciano fece scatenare le ire di Ortona che assoldo un pirata che demolì il porto e depredò le case di San Vito incutendo nella zona un periodo di terrore, anche se Lanciano mantenne il feudo di San Vito Chietino.

Durante il periodo aragonese, il porto di San Vito era ancora usato per le fiere di Lanciano ed era usato per il commercio marittimo.Il documento che attesta il periodo di pace tra Lanciano ed Ortona si trova ora presso la Biblioteca comunale di Lanciano.

Con la decadenza delle fiere lancianesi il porto di San Vito decadde e Lanciano decise di vendere il porto col relativo feudo di San Vito Chietino a Sancio Lopez nel 1528, portando San Vito Chietino in un periodo di decadenza del paese ove il feudo passo di signoria in signoria tra cui i Caracciolo, famiglia di cui Ferdinando Caracciolo, duca di Castel di Sangro fu l'ultimo feudatario di San Vito Chietino.

Durante il Risorgimento il comune fu contraddistinto per una lotta anti-borbonica. Durante la prima guerra mondiale il litorale del paese fu bombardato, una lapide sul Colle del belvedere ricorda l'avvenimento.

Sant'Apollinare, frazione di San Vito Chietino, dipese dal capoluogo comunale: dal 1886 al 1889 L'ufficio di stato civile fu unificato con quello di San Vito Stessa. Nel 1870 la sezione di stato civile di Sant'Apollinare venne distaccata.

Chiese

•          Chiesa di San Rocco. È sita sul belvedere di Sant'Apollinare. È a navata unica coperta da capriate. La facciata è semplice con timpano triangolare il quale ospita due campane. Recentemente è stata restaurata.

•          Chiesa di San Gabriele dell'Addolorata. È sita in località Bardella presso l'autostrada A14. Fu edificata mediante un progetto realizzato da Vito Iezzi del 1981. I lavori cominciarono nel 1982 e terminarono nel 1986. L'inaugurazione avvenne il 31 maggio con la presenza dell'arcivescovo Antonio Valentini e dell'urna con le reliquie di San Gabriele. Fra il 1992 ed il 1995 venne ultimato il salone sotto la chiesa. La facciata principale è preceduta da una scalinata. L'accesso è preceduto da un portico. L'interno è ad aula unica con presbiterio e sagrestia.

•          Chiesa di San Francesco da Paola. È sita presso il belvedere Marconi. Attualmente è una cappella di uso privato della famiglia Tosti. La chiesa risale al XV secolo ma, nel corso dei secoli ha subito rimaneggiamenti. L'impianto ad aula unica suddivisa da due campate con volta a vela con decorazioni in stucco. L'altare e posto sotto una nicchia con una statua di Cristo. La facciata è suddivisa da due paraste in stile dorico. Inoltre nella facciata vi sono due aperture rettangolari, una nicchia posta fra due edicole semicircolari, una finestra rettangolare ed un'altra finestrella a forma di occhio che permette l'aerazione del sottotetto.

•          Chiesa della Madonna delle Grazie. È sita nella frazione Sant'Apollinare. Mancano dati certi della sua fondazione, tuttavia si può attestare alla fondazione del centro abitato, verso il XIII-XIV secolo, ma qualcuno vuole la fondazione all'epoca dei bizantini. La facciata principale è in mattoni. Il portale è posto fra due lesene ioniche che sorreggono una trabeazione che a sua volta sorregge un timpano triangolare. La torre campanaria è su quattro livelli. L'interno è ad aula unica suddivisa da tre campate con volta a vela. Il presbiterio è posto al termine della navata. Nell'interno vi è un mosaico in stile bizantino raffigurante l'"incoronazione della Vergine". Altre opere all'interno della chiesa sono: un organo, una campana del XVI secolo, un dipinto raffigurante la Madonna del XVII secolo ed una statua della Madonna delle Grazie in argento.

•          Chiesa dell'Immacolata Concezione. È sita in Corso Matteotti. La fondazione risale alla seconda metà dell'Ottocento. La facciata è in stile tardo-cinquecentesco risale al 1910 come dice l'iscrizione del portale. La facciata è preceduta da una scalinata è rivestito da travertino. Le due nicchie sopra i due portali laterali ospitano le statue di San Vito e di papa Giovanni XXIII. Il campanile è posto sul retro della chiesa ed è scandito da cornici marcapiano. L'interno è suddiviso da colonne corinzie e a croce greca con abside semicircolare. Nella chiesa vengono conservate delle opere di oreficeria del XV secolo fra cui una croce d'argento cesellato e delle tele del cinque-seicenteshe.

•          Chiesa della Madonna delle Vigne. È sita in contrada Sciutico. Terminata nel 1969 presenta un impianto con un'aula unica. La sagrestia è inglobata nel campanile. L'accesso è su un lato.

•          Chiesa della Madonna del Porto. È sita a San Vito Marina. L'interno è a navata unica con cappelle laterali e travi prefabbricate in cemento armato. Risale alla seconda metà del XX secolo. L'ingresso della chiesa è preceduto da un porticato con tre fornici che ripercorrono i tre ingressi. L'esterno è in mattoni. Un campanile è sito nel lato orientale della chiesa.

Edifici civili

•          Eremo Dannunziano - Eremo delle Portelle. Anche se viene chiamato eremo si tratta di una casa rurale. Come attesta il nome, nell’estate del 1899 vi soggiornò Gabriele D'Annunzio, attualmente è utilizzato come casa museo Gabriele D'Annunzio. Dallo stile architettonico pare essere un tipico edificio della architettura rurale ottocentesca abruzzese. La parte dell'edificio utilizzata dal poeta non presenta elementi di degrado. La pianta è a base quadrata. La facciata sulla piazza è su due livelli con elementi in stile neomedievale lombardo. Al piano terra vi è un porticato che segue il piano superiore di cui la parte centrale della facciata è avanzata al resto dell'edificio. Ai lati vi sono due fornici. Il fronte è in arenaria.

•          Palazzo Tosti. È sito a piazza Garibaldi. La scarsità di documenti e fonti storiche rendono difficile la datazione della costruzione dell'edificio, tuttavia, vista l'analogia di altri edifici del periodo, si può ricondurre tra la seconda metà del XVIII secolo e la prima metà del XIX secolo. L'edificio è su tre livelli. Al pian terreno delle aperture incorniciate da elementi bugnati fanno accedere a dei negozi. Una cornice in laterizio separa il piano terra dal secondo piano. Le finestre del primo piano sono incorniciate da mattoni. Nel terzo livello quattro aperture immettono su altrettanti balconi sorretti da mensole. Gli angoli cantonali sono in laterizio ai primi due livelli, mentre all'ultimo sono decorati da paraste corinzie. Il fronte è coronato da un cornicione classico.

•          Palazzo Renzetti. È sito in Corso Trento e Trieste presso il Belvedere Marconi. Il palazzo risale alla metà dell'Ottocento. La facciata è degradata da vari segni del tempo come l'umidità di risalita, la caduta dell'intonaco e la malta usurata in più punti. Lo stabile si sivluppa su tre livelli. Al piano terra vi sono tre porte di cui due con arco a sesto ribassato ed uno è decorato con stile bugnato e presenta ai lati delle lesene che sorreggono una trabeazione che a sua volta sostiene il balcone sovrastante. Sopra le finestre dell'ultimo livello vi sono delle aperture circolari, sopra vi è la cornice di coronamento classico.

•          Palazzo D'Onofrio. È sito nel lato occidentale del poggio fortificato di Sant'Apollinare. Attualmente viene utilizzato come casa colonica della famiglia d'Onofrio. Numerosi documenti citano l'esistenza dell'edificio dal Medioevo, in alcuni viene addirittura citato come castello tipo: una bolla del papa Alessandro III del 1176, alcune carte geografiche dei Musei Vaticani del 1581 e una pianta del geometra Donato Forlani del 1873. Il fabbricato versa in uno stato di degrado per via di essere una residenza occasionale. L'accesso all'edificio è consentito per via di un portale in laterizio e coronamento ad arco. Il corpo di fabbrica è intonacato e circondato da un porticatocon archi di dubbia collocazione storica. Inoltre vi sono un cortile ed una serie di fabricati usati come rimesse. Nella facciata principale è visibile la struttura originaria ove due dei tre livelli sono caratterizzati da contrafforti a scarpa e costituiti di pietra sbozzata.

•          Palazzo Altobelli. È sito a Corso Trento e Trieste. Verosimilmente è stato costruito nella seconda metà dell'800 su tre livelli.

•          Case Liberty. Trattasi di case site lungo la fascia costiera che parte da località Portelle ed arriva a Valle Grotte. Sono stare realizzate durante la prima metà del XX secolo nello stile liberty abruzzese.

Mura e siti archeologici

•          Cinta muraria. Alcuni tratti della cinta muraria sono stati inglobati in alcuni edifici. Era realizzata in laterizio.

•          Sito archeologico di Murata Bassa. Risale al I secolo d.C. e, come mostrano alcuni reperti (alcune monete di erà tardo-antica, tombe e lucerne del periodo bizantino), che è abitato fino al VI secolo. Gli scavi eseguiti tra il 1991 ed il 1994 hanno scoperto un edificio di epoca tardo-repubblicana con basi di colonne quadrate e circolari. L'edificio è realizzato in opus incertum e ciottoli. L'edificio forse era una fornace per la terracotta. Altri monumenti e luoghi d'interesse

•          Fonte Grande. È sita in località Rio Fontane. Fu realizzata nel 1914 e recentemente restaurata. La pianta centrale presenta una massiccia struttura quadrata per addurre l'acqua. Un porticato con pilastri segnati da lesene che sorreggono degli archi a tutto sesto è addossato all'elemento centrale.

•          Fonte Cupa. È sita in località Rio Fontane. Fu realizzata nel 1814 e recentemente restaurata. È costituita da un fronte lapideo realizzato in conci di pietra arenaria decorato da figure antropomorfe mediante le quali sgorga l'acqua. Il coronamento è a timpano triangolare.

•          Trabocco del Turchino. È sito in località Portelle presso un piccolo sperone roccioso detto promontorio di Capo Turchino. È realizzato con palizzate di legno senza fondamenta ma tenute in equilibrio mediante strallo di cavi e fissaggio dei pali alla roccia. Il percorso sui pali è realizzato con delle travi sempre in legno, molte delle quali scomparse per via della deteriorabilità dei materiali, che dalla riva porta al casolare della pesca e ad una piattaforma ove era possibile pescare mediante un sistema di tiranti e bilancieri si poteva calare ed issare le reti da pesca.

•          La grotta delle Farfalle. Al confine tra i territori dei Comuni di San Vito Chietino e Rocca San Giovanni è posta la Grotta delle Farfalle, entusiasmante curiosità naturalistica del territorio della Costa dei Trabocchi. Il territorio della Grotta delle Farfalle è attualmente ricompreso tra i siti SIC (Siti di Interessi Comunitario) ed è entrata di recente nell'elenco delle riserve naturali regionali.

•          La sorgente di Pagliarone e Fontamara. La costruzione dell'acquedotto di San Vito Chietino nel 1906, realizzata acquistando dal Comune di Treglio la sorgente posta tra le Contrade San Giorgio e Pagliarone, determinò la violenta opposizione dei contadini di Pagliarone coinvolti dall'esproprio della sorgente. Tale evento, secondo l'opinione di molti, fornì allo scrittore abruzzese Ignazio Silone l'ispirazione per il romanzo Fontamara.

Personalità legate a San Vito Chietino

Andrea Berghella

Andrea Borgia

Adelfio Renzetti

Anna Nenna D'Antonio, (San Vito Chietino, 2 agosto 1927), donna politica ed ex presidente della Regione Abruzzo.

Antonio d'Atri, detto Tonino (San Vito Chietino, ...-...). Sindaco di San Vito Chietino per 12 anni. Esponente della Democrazia Cristiana

Carlo Altobelli

Carlo Bianco

Ericle D'Antonio

Gabriele D'Annunzio

Garibaldo Bucco 

Giulia Alberico (San Vito Chietino, 1949), scrittrice.

Guido Borga

Leandro Verì

Maria di Clemente (San Vito Chietino, ...-...). Maestra elementare e scrittrice del libro "Ta Ricuorde? ..." e "La scena degli Anni" .

Feste e fiere

8 Maggio, festa della Madonna del Porto, con processione di barche.

Frazioni:

Anticaglia, Balsamate, Bufara, Castellana, Cese, Cintioni, Colle Capuano, Foresta, Mancini, Melogranato, Murata Alta, Murata Bassa, Paolini, Passo Tucci, Pontoni, Portelle, Quercia del Corvo, Rapanice, Renazzo, San Fino, San Rocco Vecchio, Sant'Apollinare, Sciutico, Strutte, Valle Ienno, Vicende

tutti pazzi per la Civita

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