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Corfinio è un comune della Provincia dell'Aquila, in Abruzzo.

Il patrono, Sant’Alessandro, si festeggia il 3 maggio.

Confina con i comuni di Popoli (PE), Pratola Peligna, Raiano, Roccacasale, Salle (PE), Tocco da Casauria (PE), Vittorito.

E' annoverato fra i Borghi Autentici d'Italia.

Fa parte del Parco Nazionale della Majella.

Corfinio, anticamente Corfinium, nel medioevo Valva, successivamente Pentima; ha ripreso il nome classico nel 1928.

E' un piccolo centro abruzzese a 350 m., ricco di storia e di tradizioni.

Il paese, sorge sui ruderi dell'antica “Corfinium”, importante postazione strategica posta tra la Conca Peligna e il Fucino.

Per la sua posizione centrale rispetto alle principali città abruzzesi, nel 91 a.C., Corfinio fu scelta come capitale degli italici.

Qui si svolse il giuramento della Lega Italica, cioè di tutti quei popoli che insorsero contro Roma nella guerra sociale.

Ed è proprio dalla rievocazione di questo evento che dal 1989, la seconda domenica di agosto, si svolge il Corteo storico dei Popoli Italici, sfilata storico-folkloristica in cui oltre cento personaggi in costume, che rappresentano i vari popoli che si incontrarono a Corfinio per combattere contro l'antica Roma, sfilano lungo le strade del paese.

Le caratteristiche naturali e il suo glorioso passato storico fanno di Corfinio una delle suggestive e interessanti mete turistiche dell'Abruzzo aquilano.

Poco fuori del paese si trova la Basilica di San Pelino, antica cattedrale della diocesi di Valva, uno dei più importanti monumenti medioevali abruzzesi.

Da visitare ci sono, inoltre, il Museo delle antichità corfiniesi, attualmente in riallestimento, i resti dell'acquedotto e delle terme di epoca romana ed il teatro dei gladiatori.

Corfinio era una città del popolo dei Peligni, sita a ridosso della depressione del fiume Gizio ad est e quella del fiume Aterno a Nord, risalente oltre il IX/X secolo prima di Cristo.

Raggiunge un potere economico-culturale già nel 480 a.C. istaurando, con le popolazioni Marse, Equi e Romani rapporti commerciali e molto spesso conflittuali.

Nel 308/302 a.C. i suoi territori furono inglobati nella IV regione di Roma, pur conservando una certa autonomia.

Corfinio è stata la capitale della Lega italica durante la guerra sociale contro Roma, venendo temporaneamente rinominata Italica.

Quivi fu coniata una moneta con la scritta Italia.

Il generale Romano Gneo Pompeo Strabone, dopo la sconfitta della città nell'88 a.C. disse: "At te Corfinium circumdata validis muris".

La città, risorta in età longobarda con il nome Valva, fu poi definitivamente distrutta dalle incursioni di Saraceni e Ungari.

L’antica Corfinium assunse in seguito il nome di Pentima, che conservò fino al 1927.

Nel 1928 il borgo di Pentima fu ribattezzato Corfinio in onore della gloriosa capitale italica.

La primitiva basilica sorse sulla tomba di San Pelino, vescovo di Brindisi, martire al tempo di Luciano l’Apostata, nel sepolcreto sito nei pressi della città di Corfinium, capitale dei popoli italici insorti contro Roma.

Nel 1075 il vescovo Trasmondo, prediletto del grande pontefice Gregorio VII, come viene attestato nel Cronicon Casauriense, promosse la rifondazione della basilica insieme a quelle del San Panfilo di Sulmona, utilizzando le maestranze che avevano da poco edificato San Liberatore alla Maiella.

Egli fu al centro della politica papale anti-normanna, di cui la chiesa corfiniese venne ad assumere un valore emblematico.

I lavori si interruppero nel 1092 con la consacrazione della sola parte realizzata, il transetto monoabsidato del cosiddetto mausoleo di Sant’Alessandro, a fianco del quale sorgerà più tardi la nuova cattedrale che ammiriamo oggi.

La successione cronologica delle fasi costruttive dell’edificio è controversa, ma fonti storiche attendibili sembrano indicare con certezza che il complesso è stato eretto tra il 1075 e il 1124, anno in cui il vescovo Gualtiero consacrò con rito solenne la basilica di San Pelino.

La formulazione dell’impianto a tre navate spartite da possenti pilastri in pietra squadrata, trovò nel tempio valvense una delle più efficaci applicazioni regionali: l’impostazione basilicale, ritmata da pilastri anziché dalle consuete colonne, nacque dall’unione di elementi prettamente meridionali con altri di derivazione lombarda, all’insegna di una grande chiarezza d’insieme e di una notevole armonia delle proporzioni.

In questo senso, le fondazioni di Valva e di Sulmona, entrambe realizzate da maestranze benedettine, rappresentarono una vera novità ed un polo di riferimento per gran parte dell’architettura regionale.

La felice contrapposizione delle volumetrie del corpo longitudinale e del transetto, risulta evidenziata dalla decorazione, improntata al recupero del repertorio classico, fatta di sequenze di arcatelle cieche intervallate da lesene e rosoncini che ne percorrono i parato murario esterno.

L’attuale complesso di edifici si articola in tre corpi principali, di cui la cattedrale vera e propria e l’oratorio di Sant’Alessandro rappresentano il blocco più antico.

L’oratorio, che si diparte dal corpo basilicale e termina con una torre di difesa, fu eretto per custodire le spoglie di papa Alessandro (109-119), anche se il luogo della sepoltura non è mai stato identificato.

Il massimo apporto decorativo della scarna facciata si concentra nel portale, ornato lungo gli stipiti e nell’architrave da tralci classicheggianti, realizzato durante la più avanzata fase costruttiva della chiesa, promossa dal vescovo Gualtiero, in carica dal 1104.

L’estrema sobrietà del prospetto contrasta con la ricchezza formale e decorativa dell’abside maggiore, in cui, sapientemente miscelati, emergono elementi di derivazione classica, bizantina accanto a quelli tipicamente romanici.

La medesima essenzialità si ritrova all’interno, dove due teorie di arcate confluiscono verso il presbiterio, rialzato e coperto da una volte a crociera. Un riferimento ancora più evidente al repertorio classico contraddistingue le scelte scultoree, messe a punto dai decoratori abruzzesi nel primo decennio del XII secolo, secondo un atteggiamento culturale rivolto ai modelli antichi che trovò nella chiesa valvense una delle sue massime espressioni.

Testimonianza eminente di questa tendenza è il pulpito che domina nella nave mediana, realizzato al tempo del vescovo Odorisio (in carica dal 1168 al 1188): qui la decorazione, che rinuncia ad ogni contenuto narrativo, per una vivace stesura degli ornati ed il fine intaglio del fogliame, tocca un vertice, per la maestria dell’esecuzione e per la raggiunta armonia generale dell’impianto

Eventi e tradizioni

Agosto, 14: Corteo storico in costume romano.

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