San Vincenzo Valle Roveto è un comune della Provincia dell'Aquila, in Abruzzo.
Il patrono, San Vincenzo martire, si festeggia il 22 gennaio.
Frazioni: elenco in fondo alla pagina.
Confina con i comuni di Balsorano, Civita d'Antino, Collelongo, Morino, Veroli (FR)
Meritano una visita le frazioni Morrea, arroccata su uno strapiombo roccioso, per il castello, e Santa Restituta, per l'omonima chiesa con all'interno un affresco duecentesco.
II paese è di recente formazione: dopo il terremoto del 1915 gran parte degli abitanti abbandonò l'antico borgo medievale di San Vincenzo Valle Roveto, oggi "superiore" o "vecchio", trasferendosi a valle e dando origine a questo nuovo centro che chiamarono San Vincenzo Nuovo.
Di antiche origini è la frazione Morrea, uno dei centri più interessanti della Valle Roveto, sorta intorno al X secolo, e poi feudo dei Piccolomini.
Il carattere articolato del comprensorio è anche il suo punto di forza: un territorio vario, in cui i suggestivi ambienti naturali si alternano a nuclei architettonici di grande interesse.
Dopo il terremoto del 1915, parte del paese si trasferì al piano, a destra del Liri, presso la stazione ferroviaria, in uno dei punti più bassi di Valle Roveto.
Il resto della popolazione rimase nell’antico paese, che tutti oggi chiamano San Vincenzo Vecchio.
Quando il vescovo sorano Piccardi venne in visita pastorale nel 1663 a San Vincenzo, i suoi abitanti erano 383.
Nel 1703 erano di meno, appena 380.
Nel 1806 il paese aveva 659 abitanti e nel 1838 ne aveva 869.
Il Catasto di San Vincenzo, che nel documento è chiamato ancora Casale di Morrea, porta la data del 20 dicembre 1748: così si rileva dall’Archivio di Stato di Napoli, Sezione Amministrativa, Catasto Onciario, vol. 3144.
Il nome del paese vecchio, come quello del nuovo, deriva da San Vincenzo Martire, festeggiato il 22 gennaio di ogni anno, anche se non è il patrono del paese.
Lo stemma del paese riproduce nel mezzo l’immagine di San Vincenzo.
Ma di quale San Vincenzo?
Non certo quella di San Vincenzo Martire, come dovrebbe essere, ma, erroneamente, l’immagine di San Vincenzo Ferreri, che nella iconografia comune viene rappresentato come l’Angelo dell’Apocalisse, che regge un libro e tiene in mano una tromba, mentre una fiamma sormonta la sua testa.
Perché tale anacronismo?
Esso si spiega forse per la imperizia e la ignoranza del disegnatore dello stemma, il quale, non conoscendo la tradizionale immagine di San Vincenzo Martire, rappresentò con molta ingenuità San Vincenzo Ferreri, un santo molto più conosciuto nella Chiesa Cattolica, ma vissuto più tardi.
Attorno allo stemma, è scritto: Civitas S. Vincencii Anastasii. Dopo S. Vincencii, né una congiunzione, né una virgola.
Il disegnatore è caduto in un altro errore grossolano.
Egli credeva che si trattasse di un solo santo; invece Sant’Anastasio è un santo diverso da San Vincenzo Martire.
Il disegnatore o l’ispiratore dello stemma hanno confuso i due santi, che hanno in comune solo il giorno della festa. Infatti il 22 gennaio la Chiesa festeggia San Vincenzo Martire (a. 304) e Sant’Anastasio Martire (a. 628).
San Vincenzo Valle Roveto appartenne ai conti di Albe, di Celano e ai baroni di Balsorano, come il Comune di Morrea, di cui fu considerato Casale fino al secolo XVIII.
Oggi San Vincenzo Valle Roveto è, dopo Balsorano, il Comune più popoloso del Mandamento di Civitella Roveto.
La popolazione di San Vincenzo Valle Roveto, che discese al piano dopo le distruzioni del terremoto del 1915, non ha dimenticato l’antica sede dei padri: e almeno una volta all’anno, nella festa della Madonna del Romitorio, risale con nostalgia nel vecchio paese per partecipare al suggestivo corteo di fedeli che si snoda nella bella visione della sera di settembre dal santuario del monte alla chiesa parrocchiale.
San Vincenzo Valle Roveto si trova a 340 metri di altezza sul livello del mare, San Vincenzo Vecchio è a m. 565 e la Madonna del Romitorio a m. 686.
I caduti nella guerra 1915-18 furono nel paese vecchio e nuovo complessivamente 26, nella guerra 1940-1945 furono 3 i caduti a San Vincenzo Nuovo e 3 a San Vincenzo Vecchio, 2 i civili morti a San Vincenzo Nuovo nella stessa guerra.
A San Vincenzo Nuovo esiste un fiorente artigianato per la lavorazione del vimine; il prodotto è molto apprezzato, e, benché siano molti i produttori, non si riesce a far fronte alle numerose richieste che pervengono specialmente dall’estero.
Molte sono le persone impiegate in tale attività.
Pregevoli e ricercate sono anche le calzature da montagna e da sci, che si lavorano a San Vincenzo Nuovo.
Rinomata invece è la lavorazione del ricamo nelle sue varie forme in San Vincenzo Vecchio. Lavori, eseguiti in San Vincenzo Vecchio, si sono imposti anche in campo nazionale e si sono classificati ottimamente per più anni consecutivi anche alla Fiera di Roma e in quella permanente della Capitale.
Essendo vaste le estensioni degli oliveti in San Vincenzo, sono sempre esistiti anche per il passato dei frantoi
Oggi poi sono stati rinnovati con criteri moderni e la produzione dell’olio, grazie ai nuovi impianti, è diventata migliore.
Per la macinazione delle olive lavorano a San Vincenzo Vecchio due frantoi elettrici e un altro, anche esso elettrico, a San Vincenzo nuovo.
Sia il vecchio paese che il nuovo si servono per la macinazione del grano di un mulino elettrico, che si trova in San Vincenzo nuovo.
Personalità legate a San Vincenzo Valle Roveto
Eventi e tradizioni
20 gennaio: festa di Santa Restituta.
Maggio, festa della Madonna del Romitorio.
Frazioni: Castronovo, Morrea, Roccavivi, Rosce, San Giovanni Nuovo, San Giovanni Vecchio, Santa Restituta, San Vincenzo Superiore, Velarde.
Testo a cura di Gaetano Squilla (luglio 1966)