Lanciano, è un comune della Provincia di Chieti, in Abruzzo.
Il patrono, La Madonna del Ponte, si festeggia il 16 settembre.
Frazioni: elenco in fondo alla pagina.
Confina con i comuni di Atessa, Castel Frentano, Fossacesia, Frisa, Mozzagrogna, Orsogna, Paglieta, Poggiofiorito, Rocca San Giovanni, San Vito Chietino, Sant'Eusanio del Sangro, Treglio.
Aderisce all'Associazione Nazionale Città dell'Olio.
Aderisce all'Associazione Nazionale Città del Vino.
E' l'antica Anxanum, centro dei Frentani.
È stato ipotizzato che il toponimo derivi da anxa, strettoia.
Un insediamento preistorico, il “Villaggio Rossi”, risalente al VI-V millennio a.C. è venuto alla luce in località Marcianese, mentre nei dintorni della città sono stati rinvenuti anche reperti del periodo italico: località Re di Coppe, e Gaeta.
Le origini di Lanciano affondano nel mito.
La tradizione vuole che sia stata fondata nel 1181 a.C. da Solima, profugo troiano approdato in Italia insieme ad Enea, col nome di Anxanon o Anxia, dal nome di un compagno morto in guerra.
Al di là dell'epica, la datazione potrebbe essere verosimile: infatti, alcuni ritrovamenti archeologici dimostrerebbero che il sito di Lanciano è stato abitato con continuità dal XII secolo a.C.
Nei dintorni, inoltre, sono state rinvenute tracce di insediamenti neolitici fin dal V millennio a.C.
Secondo le notizie di alcuni storici romani, Varrone, Livio e Plinio il Vecchio, in seguito Anxanon fu capitale del popolo Frentano, gente di stirpe sannitica che occupò l'area costiera tra il Pescara ed il Fortore a partire dal V secolo a.C.
In quest'epoca, probabilmente, la città subì l'influsso culturale dei Greci, che allora controllavano i traffici commerciali sulla sponda occidentale dell'Adriatico.
Tra il IV secolo a.C. ed il III secolo a.C. i Frentani presero parte alle prime due guerre sannitiche, accettando di diventare federati dei Romani dopo la sconfitta subita nel 304 a.C.
A differenza delle altre popolazioni di ceppo sannita, rimasero fedeli a Roma durante le guerre puniche.
Nella guerra sociale del 90 a.C., invece, furono tra i fautori della Lega Italica.
Al termine di questo conflitto i Frentani beneficiarono dell'estensione della cittadinanza romana a tutti i popoli italici; la città fu ordinata in seno alla Repubblica Romana come municipium, status testimoniato da una lapide attualmente conservata nel Palazzo Comunale.
In quest'epoca dovette subire la romanizzazione del nome, da Anxanon in Anxanum. Alcuni decenni dopo, con la riorganizzazione amministrativa dell'Italia voluta da Augusto, la città fu ascritta alla tribù Arniense, all'interno della Regio IV.
In quest'epoca dovette conoscere una buona prosperità grazie alle sue fiere, dette nundinae.
Fin dall'età antica la città ha dovuto la sua prosperità al commercio.
Questa vocazione le deriva da una collocazione "strategica": è a pochi chilometri dal mare ma è in collina, quindi meglio difendibile; inoltre, è vicino ad un'antichissima rotta commerciale che collegava la Puglia all'Italia settentrionale già in età preromana.
Questo tracciato, probabilmente legato al tratturo L'Aquila-Foggia per la transumanza delle greggi, in epoca romana divenne una strada (forse la via Traiana) che partiva da Hostia Aterni (l'attuale Pescara) ed arrivava fino in Puglia passando per Ortona, Anxanum e Histonium (Vasto).
L'occupazione con continuità di parte dell'attuale sito data dalla protostoria: tra il XII e l'VIII secolo a.C. si sviluppò un insediamento alle pendici di Colle Pietroso.
Nel VI secolo a.C. l'abitato comprendeva anche parte del Quartiere Sacca e l'intero pia¬noro di Lancianovecchia, e come tale la città è poi rimasta sino al X secolo.
Divenuta municipium romano dopo la Guerra Sociale (91-88 a.C.), l'essere posta lungo la strada che da Aternum per Ortona conduceva a Histonium e di qui proseguendo incontrava in Puglia la via Appia la fece crescere d'importanza.
Con il crollo dell'Impero Romano, Lanciano subì saccheggi dai Goti. In seguito, con l'invasione dell'Italia da parte dei Longobardi, fu conquistata e rasa al suolo, probabilmente nel 571.
I nuovi dominatori costruirono un castello sul colle Erminio, intorno al quale cominciò a ricostituirsi un nucleo abitativo.
Da questo trarrà origine il più antico quartiere medioevale, chiamato Lancianovecchia.
Nel 2006 scavi archeologici hanno riportato alla luce alcune vestigia della città romana, tra cui il decumano, che passava proprio sopra il colle Erminio: ciò mostra che tra la città antica e quella medioevale c'è stata una sostanziale continuità.
Lanciano rimase fedele ai Longobardi nelle guerre che li opposero ai Bizantini, ma dovette subire la conquista di questi ultimi nel 610.
Sotto i Bizantini la città fu aggregata al ducato di Chieti.
Questa nuova dominazione consentì alla città di riprendere i propri traffici commerciali.
Sul finire dell'VIII secolo Lanciano fu conquistata dai Franchi, i quali la aggregarono al ducato di Spoleto e, poi, a quello di Benevento.
Pur facendo parte di questi ducati, la città era stata ordinata come gastaldato, cioè come città governata da un funzionario nominato direttamente dal re e non soggetta a nessun feudatario.
Nel 1060 fu annessa dai Normanni all'istituendo Regno di Sicilia, che diverrà Regno di Napoli nel 1372.
Di fatto, Lanciano seguì le vicende politiche e dinastiche di questo regno fino all'Unità d'Italia. Estinta che fu la dinastia Normanna, vide il susseguirsi delle dominazioni degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi.
Superati gli anni bui, Lanciano prosperò grazie al rifiorire delle sue fiere, una in maggio ed una in settembre, tanto da diventare, nel Trecento, il più grande centro abitato d'Abruzzo (6.500 abitanti nel 1340).
L'incremento demografico si accompagnò all'espansione urbanistica del centro urbano: nel corso dell'XI secolo fu edificato il quartiere di Civitanova.
Pochi decenni dopo vi fu la sistemazione degli altri due quartieri storici, il Borgo e la Sacca, mentre il centro politico e commerciale della città si spostò definitivamente nella Corte Anteana, l'attuale Piazza del Plebiscito.
Sul finire del XII secolo fu ultimata la nuova cinta muraria, dotata di nove porte, solo una delle quali è sopravvissuta fino ad oggi: Porta San Biagio, e la struttura urbana di Lanciano arrivò ad essere quella tuttora visibile nel centro storico.
La sua importanza come emporio fu riconosciuta conferendole lo status di università demaniale, cioè di città non sottoposta a nessun feudatario, ma amministrata direttamente dal re.
Questo privilegio le fu accordato nel 1212 dall'imperatore Federico II di Svevia e fu confermato e reso perpetuo nel 1259 da Manfredi, re di Napoli.
Ad esso si accompagnava l'esenzione delle merci da dazi e dogane ed il diritto di eleggere, oltre agli amministratori ordinari, un magistrato, detto Mastrogiurato, che durante le fiere deteneva i poteri normalmente in mano al Giudice Regio.
È interessante osservare che lo status di gastaldato e, poi, quello di università demaniale sono, molto probabilmente, la diretta continuazione dell'ordinamento municipale di epoca romana.
Ciò testimonia che questa città, pur non essendo mai stata un libero comune, godette fin da tempi remoti e per molti secoli di ampia autonomia amministrativa e commerciale.
Nelle numerose contese tra feudatari e regnanti che segnarono l'età medioevale, Lanciano si schierò quasi sempre con i regnanti, ricavandone benefici di natura economica e territoriale.
Una rivalità particolare si instaurò con la vicina città di Ortona, che era il porto preferenziale per l'afflusso delle merci alle fiere, a causa dei dazi che questa città imponeva sulle merci che vi transitavano. Sul finire del XIV secolo Lanciano ottenne dall'Abbazia di San Giovanni in Venere la concessione per costruire un porto a San Vito: ciò fu motivo di nuove guerre con gli ortonesi, composte solo dalla mediazione di San Giovanni da Capestrano nel 1427.
Nel 1441 re Alfonso V d'Aragona ripagò l'appoggio avuto contro gli Angioini, concedendo a Lanciano il diritto di battere moneta mediante l'istituzione di una Zecca. In quest'epoca la città arrivò a possedere più di 40 feudi.
Fin dal Medioevo, a Lanciano sorsero molte industrie: in primo luogo, fabbriche di tele finissime e di stoffe di lana e seriche. Nel XV secolo si affermarono molte altre produzioni: le ceramiche, la fabbricazione degli aghi, l'oreficeria e l'industria del ferro, dei bronzi, dei cuoi e delle pelli.
Un riconoscimento dell'importanza raggiunta fu l'istituzione, nel 1515, di una diocesi distinta da quella di Chieti, poi elevata ad arcidiocesi nel 1562.
Nel periodo medioevale il nome della città si è evoluto dal latino Anxanum fino alla forma attuale, passando per le forme intermedie Anxano (probabilmente già in epoca tardo-imperiale, a causa della caduta della "m" finale dell'accusativo nel parlato) ed Anciano o Anzano (per semplificazione della pronuncia).
La "L" iniziale è dovuta all'assorbimento dell'articolo determinativo nel nome, come nel caso dell'Aquila.
Ciò è testimoniato anche dal dialetto, in cui la "L" è sentita come un articolo e declinata separatamente dal nome (L'Anciane, Quest'Anciane).
Nel Medioevo, per la sua centralità, lungo il Tratturo e a breve distanza dalla costa dove poteva contare sul porto di Ortona e poi su quello di San Vito, divenne uno dei centri più importanti della regione e una delle prime piazze commerciali del Regno.
Nel 1520 la corona di Napoli fu aggregata a quella di Spagna dall'imperatore Carlo V d'Asburgo. Questi combatté numerose guerre con Francesco I, re di Francia, per il predominio sull'Italia, uscendone infine vincitore nel 1544 (pace di Crepy).
Lanciano si schierò con Francesco I: per questo, il nuovo sovrano la punì sottraendole molti dei suoi feudi.
A quest'epoca si può ascrivere l'inizio di una fase di declino per l'economia lancianese.
Una prima causa di ciò va ricercata nel nuovo assetto politico, con un viceré spagnolo sul trono di Napoli.
Quella che è ricordata come una cattiva amministrazione ebbe i suoi effetti anche su Lanciano, che, nel suo piccolo, si impoverì a causa dell'incapacità amministrativa dei Capitani del Popolo spagnoli e dei forti tributi imposti.
Contemporaneamente, la città risentì di un fenomeno geopolitico su scala mondiale: dopo la scoperta dell'America, i grandi traffici commerciali cominciarono a spostarsi dal Mar Mediterraneo all'Atlantico.
L'Italia peninsulare venne così a perdere il suo ruolo centrale nei commerci e subì una progressiva decadenza. Il regno di Napoli, persa la sua autonomia, si ridusse ad una pedina di scambio nelle contese tra le grandi potenze europee.
A causa della sua posizione di frontiera, l'Abruzzo soffrì particolarmente per queste contese, che videro opposti spagnoli e francesi per tutti il XVI ed il XVII secolo e sfociarono nella guerra aperta tra spagnoli ed austriaci all'inizio del XVIII secolo.
Il momento peggiore fu nel 1640: Lanciano perse i suoi privilegi di città demaniale, fu creata baronia e fu venduta al duca Castro di Pallavicini dal viceré di Napoli, Medina las Torres, senza l'assenso del re.
Nel 1646, poi, venne ceduta al marchese d'Avalos del Vasto.
Il vassallaggio durò più di un secolo e portò un notevole impoverimento della città, vessata dai nuovi padroni.
Le sue fiere, per di più, dal 1718 subirono la concorrenza diretta del nuovo mercato franco di Senigallia.
Nonostante le numerose ribellioni, Lanciano riacquistò la sua libertà solo nel 1778, dopo l'ascesa al trono di Napoli dei Borbone.
Nell'Ottocento la città partecipò attivamente ai moti risorgimentali, a partire dalla Repubblica Partenopea del 1799 fino ad una serie di sollevazioni nel 1848, 1849 e 1853.
Questi episodi le valsero la qualifica di città fellone da parte della polizia borbonica.
Nel 1860 votò l'adesione all'Italia unita. Anche in questi anni, seppur con fasi alterne, continuò lo sviluppo della sua economia basata su commerci, artigianato, piccola imprenditoria. All'inizio del 1900 arrivò a contare 18000 abitanti.
Nella storia del Novecento di Lanciano, una pagina molto importante è quella della partecipazione alla Resistenza.
Subito dopo l'occupazione nazista, tra il 5 ed il 6 ottobre 1943, alcuni gruppi di giovani lancianesi presero le armi contro gli invasori e li impegnarono in due giorni di combattimenti, la rivolta dei martiri ottobrini.
Alla fine dell'insurrezione avevano perso la vita 11 ragazzi.
Altri 12 civili sarebbero stati uccisi nelle rappresaglie dai nazisti.
Questo episodio segnò l'inizio della partecipazione attiva di tutta la cittadinanza alla Resistenza, motivo per il quale Lanciano è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valore Militare dal presidente Einaudi nel 1952, è quindi tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione.
Medaglia d'oro al valor militare
«Forte città dell'Abruzzo, di nobili tradizioni patriottiche e guerriere, insofferente di servaggio, reagiva ai soprusi della soldataglia tedesca con l'azione armata dei suoi figli migliori. L'intera popolazione, costretta ad assistere in piazza al martirio di un cittadino, valoroso combattente, legato ad un albero, accecato e trucidato per ammonimento ai civili, sorgeva in armi. Combattevano i cittadini per molte ore, subendo perdite ed infliggendone di ben più gravi e, per aver ragione della resistenza, il nemico doveva impegnare numerosi battaglioni, mezzi corazzati, artiglierie. Esempio di civiltà al barbaro invasore che trucidava i colpiti, gli abitanti curavano con umana pietà i nemici feriti. Sottoposta prima ad atroci rappresaglie, poi alle dure azioni di fuoco degli alleati, infine ai massicci bombardamenti dei tedeschi, la Città di Lanciano, presa nella linea del fronte, subiva radicali distruzioni mentre più di 500 abitanti perdevano la vita. Per nove mesi di dure prove la popolazione di Lanciano forniva valorosi combattenti per la lotta di liberazione, sosteneva la resistenza, dava tutta nobile esempio di patriottismo e di fierezza.»
Le sue famose fiere, le cui origini si vogliono far risalire al periodo italico, che trassero linfa vitale dalle franchigie e dai privilegi, la fecero prosperare fino al XVI secolo quando esse raggiunsero l'apogeo per poi iniziare a decadere a causa delle scorrerie turche e del venir meno di quelle franchigie che ne avevano favorito l'ascesa.
Lanciano riacquistò notorietà tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 grazie alla famosa casa editrice Carabba.
II suo centro storico, dalla cinta muraria (secc. XI-XV) per alcuni tratti ancora conservata, è caratterizzato, oggi come un tempo, dagli svettanti campanili delle sue antiche chiese.
Le chiese di Lanciano
Basilica della Madonna del Ponte
Santa Maria Maggiore
San Francesco
Ex convento di Sant'Agostino
Santa Croce
Sant'Angelo della Pace o Sant'Antonio
Sant'Antonio e San Francesco.
San Nicola di Bari
Sant'Agostino
San Biagio
Santa Apollonia
Santo Spirito
Sant'Agostino
Sant'Egidio
Santa Giovina
Santa Lucia
Del Purgatorio.
Sacro Cuore
San Rocco
San Pietro
Santa Chiara e San Filippo
Resti della Chiesa di Santa Maria del Pozzo
Chiese delle frazioni di Lanciano, cappelle e altri conventi
Sant'Onofrio
Santa Maria della Conicella
Santa Maria dei Mesi o Santa Maria in Visu o Santa Maria della Visita
Santa Giusta
San Donato
Santissima Trinità
Madonna degli Angeli
Chiesa di Torre Sansone
Cappella di San Gaetano
Cappella di San Giovanni di Dio
Cappella di San Bartolomeo
Convento di San Francesco
Di esse la più importante - e una delle prime della regione - è Santa Maria Maggiore, eretta nel XII secolo, poi ampliata nel secolo successivo, e ancora nel Cinquecento, duecenteschi sono il portale del fianco e quello rimontato nel XVI secolo sulla nuova facciata, affiancata all'altra grandiosa che si orna di splendidi rosone e portale trecenteschi, quest'ultimo con gruppo della Crocifissione, nella lunetta, firmato nel 1317 da Francesco Petrini; notevole la possente torre campanaria del XIV secolo.
All'interno del tempio, alcuni decenni fa riportato alle forme dell'assetto duecentesco, splendida croce d'argento, opera di Nicola da Guardiagrele (1422), e notevole Crocifisso ligneo del XIV secolo. Bella per il ricco portale e la rosa, oggi priva della raggiera, è la trecentesca fronte di Sant’Agostino, della quale è coeva l'interessante torre campanaria con la pregevole decorazione settecentesca, a stucco, dell'interno della chiesa.
Notevoli sono pure le torri di altre chiese medievali: quella di San Nicola, trecentesca: al piano terra, con accesso dalla chiesa, cappella con importante ciclo di affreschi risalente ai secoli XTV-XV, le altre di San Biagio e della distrutta chiesa di San Giovanni, pur esse del Trecento, mentre più antica (XIII sec.), ma completata nel tardo Quattrocento e poi restaurata nel Settecento, è quella di San Francesco.
Edificio, quest'ultimo, con facciata duecentesca, sopraelevata nel XVIII secolo impiegando frammenti scultorei rinascimentali; all'interno, completamente trasformato nel secolo XVIII, importanti arredi lignei settecenteschi, e sull'altare maggiore, entro uno splendido reliquiario napoletano del 1713, il Miracolo Eucaristico che la tradizione riferisce all'VIII secolo. Ricchissimo è il rosone trecentesco della chiesa di Santa Lucia.
Molto interessanti per l'iconografia sono gli affreschi del 1515 nell'ex San Legonziano, sotto il coro della chiesa di San Francesco, con ingresso da piazza Plebiscito, il cuore della città, sulla quale si affacciano pure i monumenti simbolo, la seicentesca torre civica, e la Cattedrale costruita su ponti dei secoli XIV-XVI, dal portico neoclassico.
Sontuoso l'interno, ristrutturato nel tardo XVIII secolo, con notevoli balaustre e altari settecenteschi marmorei, e vasto ciclo decorativo con affreschi e tele del napoletano Giacinto Diano.
Porta San Biagio
Risale all'XI secolo. È l'ultima superstite delle nove porte che facevano parte della cinta muraria della città, che fu abbattuta all'inizio del XX secolo per favorire l'espansione urbana. Arroccata su di un costone molto ripido, è dotata di una luce di dimensioni ridotte sormontata da un arco a sesto acuto.
Porta Diocleziana
La porta è sita in Largo Paolo Tasso. Inizialmente aveva la funzione di accesso alla città, oggi, invece, unisce Largo Paolo Tasso con il Ponte Diocleziano. Forse è di origini medievali. La parte superiore sembra essere stata aggiunta in epoca più tarda. La porta è costituita da un solo fornice con mattoni a vista eccetto che alla base dei piedritti ove è costituita da pietra mista a mattoni. L'apertura della porta ha base trapezoidale con volta, arco a sesto ribassato esterno ed un arco a tutto sesto più piccolo interno. Una cornice marcapiano separa la parte inferiore da quella superiore con terminazione orizzontale. Sopra il fornice, delle lesene delimitano un vano rettangolare in cui vi è una finestra sul lato esterno ed un balcone su quello interno.
Porta urbica di Via Umberto I
Sono poste all'inizio della via risalendo per le Torri Montanare. Trattasi di un accesso coperto mediante volta a botte introdotto da un arco a sesto acuto. La porta, verosimilmente, era collegata alla porzione delle mura cittadine site tra il quartiere Borgo ed il quartiere Sacca.
Torri Montanari
Sono un residuo dell'antica cinta muraria (XI secolo). Si compongono di due torri vicine tra loro: una torre d'avvistamento alta e snella, interna alle mura, ed un massiccio torrione angolare esterno; quest'ultimo risale al XV secolo. Il nome deriva dalla famiglia Montanari. Il nome deriva dalla posizione molto panoramica, la vista spazia dal massiccio della Majella al Gran Sasso, passando per tutte le colline vicine ed arrivando fino al mare.
Torre aragonese
La torre è sita in Via Torrione. Mancano dati certi sulla sua costruzione, tuttavia il suo nome e le sue caratteristiche fanno pensare ad una fabbrica degli inizi del XV secolo. È stata eretta come presidio della cintura muraria, forse adeguando una costruzione preesistente. Con la distruzione della cinta muraria, la torre rimane quasi isolata. La torre è in mattoni. È di forma circolare con scarpa. Il coronamento è a beccatelli con mattoni a formare delle mensole di forma triangolare. Sui beccatelli vi sono dei fori utilizzati per i legni del solaio. La torre presenta delle feritoie.
Torre civica
La torre è sita in piazza Plebiscito. Attualmente funge da campanile e torre dell'orologio. Mancano dati sulla sua costruzione, però la costruzione sembra essere ottocentesca, forse costruita sul luogo ove sorgeva una torre preesistente. L'edificio è costruito con mattoni a vista. La facciata è costituita da coppie di lesene binate con capitelli dorici, ionici e corinzi. Su ogni piano vi è una trabeazione che funge da cornice marcapiano. Sopra il terzo livello, sull'attico è posto l'orologio.
Torre San Giovanni o della Candelora
La torre è sita in Via dei Frentani nel quartiere di Lanciano Vecchia. Dopo la distruzione della vicina Chiesa di San Giovanni ha perso le funzioni di campanile. Un'iscrizione sul campanile data la costruzione della torre al XIV secolo sicuramente dello stesso periodo della chiesa distrutta durante la seconda guerra mondiale e mai più riedificata, di cui la prima notizia risale al 1515 quando fu costituito il vescovato e fu assegnato il terzo stallo al relativo cappellano. La pianta è quadrangolare. I muri sono costruiti in ciottoli e arenaria sbozzata. Il laterizio viene utilizzato per le cornici marcapiano posto alla "cappuccina". Rimangono pochi resti dell'ultimo piano ove erano le campane.
Palazzi e ville
Il passato di Lanciano è tutt’ora presente con i suoi palazzi e le sue ville.
Personalità legate a Lanciano
Alessandro Pace 1936
Antonio Aquilanti 1985
Antonio Costantini 1972
Armando Sciascia
Arturo Di Corinto
Assunta Maranca
Carmine Amoroso 1963
Cesare Fagiani
Dario Cataldo
Davide Torosantucci
Domenico Di Cecco
Emiliano Giancristofaro - 1938
Enzio d'Antonio
Eraldo Miscia
Evelyn Vicchiarello - 1986
Federica Di Criscio
Franco Morone - 1956 -
Gabriel Rosati, (Modena, 1966) musicista, cresciuto a Lanciano
Giovanni Fontana
Giacomo Sedati
Gianluigi Rossi
Giorgia Mascitti 1995
Guerrino De Luca (Lanciano, 1952) è un ingegnere italiano.
Giuseppe Rosato
Guido Biondi - 1952
Luigi De Pascalis
Marcello De Cecco
Marino D'Aloisio
Mario Cotellessa
Mario Fattore - 1975 -
Mario Orfini
Moreno Di Biase
Mario Fattore, (Lanciano, 1975) è un atleta italiano, due volte campione nella specialità
Paolo Sideri
Raffaele Liberatore
Roberto Rullo, (Lanciano, 1990), cestista
Roby Santini
Sibilla Di Vincenzo 1983
Vincenzo Bellisario, (Lanciano, 1917 - 1969), professore di filosofia e uomo politico
Eventi e tradizioni
Estate Musicale Frentana
La manifestazione porta nella città grandi maestri d'orchestra e giovani musicisti da tutto il mondo.
• Il 3 febbraio è il giorno in cui la Chiesa cattolica celebra la figura di San Biagio. A Lanciano, nella chiesa dedicata al santo, dopo la Messa serale si celebra il rito dell'unzione della gola. Questa cerimonia è collegata al culto di San Biagio (che fu medico) come santo ausiliatore, protettore contro i malanni della gola;
• Settimana Santa;
• Aprile: Fiera Nazionale dell'Agricoltura;
• Il 19 luglio: Festa in onore di Santa Giovina;
• Festival Nazionale Adriatica Cabaret;
• 31 agosto: la festa di Sant'Egidio nella omonima contrada, detta "Degli ortolani";
• Prima domenica di settembre: il Mastrogiurato;
• 8 settembre: il Dono a Santa Maria del Ponte;
• 23 dicembre: La squilla, sorta di preludio del Natale.
Frazioni: Camicie, Colle Campitelli, Colle Pizzuto, Costa di Chieti, Follani, Fontanelle, Gaeta, Iconicella, Madonna del Carmine, Marcianese, Nasuti, Re di Coppe, Rizzacorno, Sabbioni,
San Iorio, San Nicolino, Santa Croce, Santa Giusta, Santa Liberata, Santa Maria dei Mesi, Sant'Amato, Sant'Egidio, Sant'Onofrio, Serre, Serroni, Spaccarelli, Torre Marino, Torre Sansone, Villa Andreoli, Villa Carminello, Villa Elce, Villa Martelli, Villa Pasquini, Villa Stanazzo.