Festa in onore della Madonna del Monte
Ricorrenza: l’11 settembre
A Castiglione Messer Marino, nei pressi delle sorgenti del fiume Sinello, nel punto dove confluivano i tratturi provenienti da Pescocostanzo e Pescopennataro, per formare un braccio comune in direzione di Foggia, sorgeva La Lupara, una specie di paese in mezzo al bosco, abitato da taglialegna, carbonari, artigiani che animavano e davano vita ad un importante luogo di sosta dei pastori transumanti.
L'insediamento, costituito da povere case di pietra e da capanne improvvisate, nel medioevo conobbe una intensa vita commerciale, tanto che vi si svolgevano due fiere all'anno.
Il posto era conosciuto anche per la chiesa della Madonna del Monte, dove una antica statua della Vergine era oggetto di profonda venerazione tra le popolazioni dei centri circostanti e punto di riferimento delle carovane che si spostavano verso la Puglia.
Nel Seicento, accanto alla chiesa sorse un convento francescano, ma, con il declinare dell'economia pastorale l'insediamento perse la sua importanza fino a cadere in completa rovina.
Oggi del perduto paese resta solo la vecchia chiesa, da poco restaurata, dove ogni anno, l’11 settembre, si ritrovano i devoti per svolgere un rito penitenziale assai suggestivo, che riesce ancora a dare un'immagine dei significati religiosi, simbolici e sociali che un tempo doveva svolgere.
All'alba i devoti dei centri vicini si ritrovano sul tratture e si avviano in pellegrinaggio ad incontrare la processione che accompagna la statua della Madonna, dalla Chiesa di Castiglione Messer Marino, dove è conservata tutto l'anno, fino alla Lupara.
Il simulacro, come vuole la tradizione, è trasportato dalle donne.
I pellegrini, giunti in chiesa, assistono alle funzioni religiose e poi compiono tre giri rituali intorno all'edificio sacro, prima di concedersi gli svaghi e i divertimenti propri delle feste popolari.
Una caratteristica del pellegrinaggio alla Madonna del Monte è il pranzo a base di pecora al cotturo, che acquista quasi il valore di cibo rituale, e che pellegrini e gitanti non mancano mai di consumare, sui prati circostanti, dove si raccolgono, in allegre comitive, dopo aver assolto le pratiche religiose ed assistito alle funzioni liturgiche.
La leggenda di fondazione della festa e della chiesa racconta di un ritrovamento miracoloso della statua da parte di una pastorella sordomuta che in seguito riacquistò prodigiosamente la parola, ma il pellegrinaggio alla Madonna del Monte, e le pratiche che ancora lo caratterizzano, mostrano chiaramente tutti gli aspetti, spesso complessi, della cultura pastorale, in cui il viaggio, l'ambiente, l'asperità del contesto naturale, la posizione del ruolo femminile entro la struttura sociale, acquistano determinati e specifici valori.
Fonte: Edizioni Menabò – d’Abruzzo