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La festa in onore di Santa Scolastica

Ricorrenza il 10 febbraio

Ogni anno, il 10 febbraio, in una chiesetta campestre che sorge in contrada Villa Garrufo di Corropoli si assiste ad una singolare tradizione, ancora molto sentita dalla popolazione contadina che abita le zone circostanti la Val Vibrata.

Le coppie dei giovani sposi si recano in pelle­grinaggio al luogo sacro, dove dopo le consuete devozioni, le donne vanno a dissetarsi ad una fon­tana miracolosa, che sgorga nelle vicinanze, e a cui sono attribuiti poteri galattofori e fecondanti.

Infine si siedono sull'erba a consumare insieme ai mariti, i figli e i parenti un pranzo rituale che spes­so si portano da casa in grosse ceste.

Tra i cibi, di cui le portate principali sono costi­tuite dai maccheroni, dalla carne e da tutte quelle specialità che rappresentano l'alimentazione festi­va, figurano anche grosse ciambelle dolci e un piattino di pesce fritto.

Si crede che la pratica aiuti in particolare ad ottenere abbondanza di latte e in generale una vita coniugale feconda e serena.

Le nubili che spesso accompagnano i parenti in questa festosa scampagnata, dal canto loro, appro­fittano dell'occasione per chiedere la grazia di un immediato matrimonio e, per raggiungere lo scopo, compiono intorno al perimetro della chie­setta tre giri, reggendo in mano una pietra e reci­tando alcune formule devozionali.

La chiesa è dedicata a Santa Scolastica e sorge a poca distanza da un'altra piccola costruzione inti­tolata a San Benedetto.

Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia, fondatore dell'ordine monastico che da lui prende il nome, condivise con il fratello la scelta cenobitica e visse, come narrano I Dialoghi, in una cella nei pressi di Arpino, da dove partiva solo una volta all'anno per recarsi a Cassino e trascorrere in una casetta, posta nelle adiacenze del monastero, qualche giorno con il suo Santo congiunto.

La vita e le gesta di Santa Scolastica, dopo la sua morte, avvenuta il 10 febbraio del 547, divennero subito argomento di storie agiografiche e leggen­darie, a cominciare dal celebre episodio che vuole che la sua anima, prima di salire in ciclo, abbia raggiunto San Benedettoin forma di bianca colomba.

Il fatto che lo stesso San Benedetto avesse volu­to che il corpo della sorella fosse trasportato e sepolto nell'oratorio di San Giovanni, ovvero sulla rocca di Cassino, dove un tempo sorgeval'ara di Apollo e dove ora si innalza l'altare maggiore della basilica, contribuì subito a diffondere il culto della Santa in tutta Europa e a legarne la devozione al calendario benedettino.

Accadde pertanto che, come la liturgia benedet­tina abbia frequentemente modificato e si sia sovrapposta ad antichi culti preesistenti di ordine agrario, così la figura di Santa Scolastica abbia sostituito alcune divinità femminili, solitamente legate alla fecondità e alla vita coniugale, assu­mendone anche i caratteri formali.

La stessa cosa è accaduta a Villa Garrufo di Corropoli, dove la tradizione che a prima vista appare alquanto curiosa, anche per il fatto che la santa a cui è attribuito il patronato del latte e delle nascite è una vergine, ha in effetti radici antichis­sime che si perdono nella notte dei tempi.

Questa zona, che ha restituito molti frammenti della bellissima ceramica arcaica dipinta apparte­nente alla cultura c.d. di Ripoli, è stata sede di anti­chi ed ancora poco noti gruppi acculturati che, in età neolitica, erano diffusi in tutto il Mediterraneo e la cui religione era incentrata nella rappresenta­zione di una divinità polimorfa femminile.

Per di più una lapide, scoperta nelle vicinanze e attualmente conservata nella navata destra di Santa Maria a Vico, antica chiesa tra NeretoSant'Egidio alla Vibrata, ricorda che in questa zona i Cultori di Èrcole tenevano entro il tempio di Vico Stramentario, l'8 febbraio di ogni anno, un solen­ne banchetto votivo, a cui partecipavano anche i contadini del luogo, portandosi da casa i cibi necessari.

Come dal banchetto di Èrcole si sia pas­sato a quello di Santa Scolastica è difficile dirlo e la spiegazione passa attraverso il pantheon delle Grandi madri della terra che sempre accompagna­vano questa divinità pastorale delle popolazioni nomadi.

Fonte Editoriale Menabò –  d’Abruzzo

Vedi anche: Corropoli Story

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