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Pascal D’Angelo, poeta, nasce il 19 gennaio 1894 a Introdacqua, e muore in solitudine a Brooklyn, il 17 marzo 1932.

A dodici anni abbandona la scuola e a sedici anni segue il padre emigrante negli Stati Uniti.

Il Nuovo Mondo non è accogliente per i due abruzzesi, e dopo alcuni anni il padre se ne ritorna in Italia, lasciando Pasquale a spaccare le pietre nell’infangata Virginia dell’ovest.

Passa le notti a studiare l’inglese e a leggere tutto ciò che gli capita fra le mani.

Nel 1922 scrive una lettera a Carl van Doren, direttore della rivista “The Nation”: “sono un bracciante, uno spaccapietre, voglio soltanto un’opportunità per esprimere ciò che so dire, oltre che fare”.

Nel giro di poche settimane diviene noto nel circolo dei poeti e, grazie alla vincita di un premio poesia indetto dalla rivista “The Nation”, lascia finalmente i panni di spaccapietre per indossare quelli di poeta e letterato.

In brevissimo tempo le poesie “etniche” di Pasquale si trasformano in letterature, con molte recensioni sul “Saturday Review of Literature”.

Nel suo unico libro “Son of Italy”, la prima opera in inglese di un emigrato italiano, un successo immediato, cita le “azzurre acque del fiume Pescara” definendosi “figlio della Maiella”.

tutti pazzi per la Civita

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